Il becco di Vance

La minaccia che più mi preoccupa nei confronti dell’Europa non è la Russia, non è la Cina, non è nessun altro attore esterno, ma la minaccia interna, il ritiro dell’Europa da alcuni dei suoi valori più fondamentali, valori condivisi con gli Stati Uniti d’America”.

Nel suo vero debutto internazionale, quello alla Conferenza di Monaco, JD Vance dribbla i temi della sicurezza in agenda e sul cruciale nodo della guerra di Mosca a Kiev si limita a profetizzare “un accordo ragionevole tra Russia e Ucraina”. Il giovane vicepresidente Usa preferisce invece salire in cattedra e impartire lezioni di democrazia al Vecchio continente, attaccando l’Europa in modo frontale – dall’immigrazione alla libertà di parola fino all’esclusione dell’estrema destra – minimizzando il ruolo della disinformazione russa e difendendo Elon Musk, paragonato inopinatamente a Greta Thunberg. Un intervento shock, applaudito solo da poche persone, prevalentemente parlamentari repubblicani, ma che gela e lascia attonita la gremitissima sala, dove la maggior parte dei presenti è rimasta seduta senza applaudire. (ANSA.it)

Questo si chiama “becco di ferro”! Come si permette questo parvenu della democrazia di impartire lezioni all’Europa? Da che pulpito viene la predica!? Non so se sia più grave l’attacco di Putin a Mattarella o questo proditorio intervento di Vance. Probabilmente sono due mosse rientranti nella stessa articolata strategia. Siamo solo ai titoli di testa…

L’Europa trattata come una pezza da piedi: dov’è la dignità degli europei e dei loro governanti, che non reagiscono a simili improperi? I casi sono due. O gli europei stanno facendo come i cortigiani del duca di Mantova: quando Rigoletto osa protestare clamorosamente per il rapimento e lo stupro della figlia, dicono: “Coi fanciulli e coi dementi meglio giova simular…”. Nel nostro caso sarebbe un po’ diverso: ci sarebbe di mezzo lo stupro della democrazia rivendicato da Trump tramite il suo tirapiedi, mentre gli europei farebbero finta di niente. Oppure preferiscono legare l’asino dove vuole il padrone americano e stanno buoni e zitti dalla paura.

Siamo veramente alla frutta e c’è magari ancora qualcuno che pensa di cibarsi di qualche residuo dei disgustosi piatti trumpiani. Ogni riferimento a governanti esistenti è puramente “causale”. Possibile che i maggiorenti (?) europei non abbiano un sussulto di orgoglio per riunirsi e imbastire un’azione comune per far fronte a questa volgare deriva anti-democratica proveniente dagli Usa?

Posso capire le divisioni tra i partner europei, posso capire le loro reciproche gelosie, posso capire le loro debolezze politiche, i loro scheletri negli armadi, ma non è ammissibile fare i pesci in barile in una situazione di tale gravità a livello internazionale. Non è ammessa rassegnazione. È il momento di tirare fuori gli attributi, non per gareggiare con Trump per vedere chi ce l’ha più lungo, ma per fargli capire che al mondo non esiste soltanto la prepotenza dei forti ma anche la forza dei deboli se sanno fare squadra.

Il premier tedesco Scholz ha timidamente ed unilateralmente risposto: “Respingo espressamente quanto affermato dal vicepresidente statunitense Vance alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco. Dall’esperienza del nazionalsocialismo, i partiti democratici in Germania hanno tratto un consenso comune: questo è il muro di protezione contro i partiti di estrema destra”. (ANSA.it)

Non basta: è il minimo che non significa un bel niente. Nel calcio non basta respingere l’attacco buttando la palla in tribuna ma occorre impostare immediatamente una ripartenza (un tempo si chiamava contropiede): la Ue si deve ricompattare e adottare sue forti ed unificanti iniziative.

E chi potrebbe guidare questa squadra alla riscossa? Non certo Ursula, non certo Giorgia…Forse esiste un personaggio all’altezza della situazione. Non ne faccio il nome anche perché non lo ritengo il mago Otelma della politica. Conosce però bene gli Usa, perché è un filo-americano di formazione culturale e professionale. Ha dimestichezza con i fondamentali dell’economia. Ha serietà e fermezza. Ha recentemente pontificato sul futuro della Ue. Non è De Gasperi, non è Adenauer e nemmeno Schuman. Però, sempre meglio dei nani che si accodano ai giganti. Cerchiamo un Davide che provi ad andare contro Golia con le armi dell’intelligenza e della diplomazia. Se non l’avete ancora capito, mi riferisco a…