Lo scooppone e lo scooppino

Quanta differenza tra l’assordante trionfalismo per il ritorno in Italia di Chicco Forti e l’imbarazzato silenzio diplomatico per il caso di Ilaria Salis! Due casi giudiziariamente diversi, che tuttavia dimostrano il doppiopesismo politico-propagandistico del governo Meloni.

In entrambe le vicende emerge il delicato rapporto tra politica e giustizia nonché l’applicazione della giustizia in Stati esteri con cui abbiamo rapporti consolidati nel tempo (Usa) e improvvisati nel populismo e sovranismo (Ungheria).

La diplomazia è purtroppo il dito dietro cui si tentano scoop elettorali: uno “scooppone” nel caso Forti, uno “scooppino” nel caso Salis. Sono contento in entrambi i casi per i diretti interessati, che ottengono risultati molto apprezzabili nel caso di Chicco Forti, molto interlocutori nel caso di Iaria Salis.

Stupisce tuttavia il patriottismo a corrente alternata di Giorgia Meloni: esibito andando all’aeroporto con telecamere al seguito per chi rientra dagli Stati Uniti e nascosto guardando in lontananza chi resta in Ungheria. A prescindere dalla veridicità dei reati contestati, baci e abbracci per chi sta scontando una condanna all’ergastolo per omicidio e silenzio per chi va agli arresti domiciliari (dopo l’onta delle catene) in attesa di giudizio, accusata di aver malmenato dei nazifascisti.

Per fortuna a rimettere a posto le cose (come spesso accade) c’ha pensato il Presidente della Repubblica, che se ne è rimasto zitto (almeno così mi è parso!) in un assordante silenzio sul caso Forti (avrebbero dovuto starsene zitti anche i presidenti di Camera e Senato, ma tant’è…), mentre è intervenuto tempestivamente sul caso Salis.

Non so se la condanna di Forti sia o meno inficiata da errori giudiziari, non so se il procedimento avviato contro Salis abbia un minimo di consistenza giudiziaria. Sento comunque puzza di strumentalizzazioni politico-propagandistiche da parte del governo italiano. Ad entrambi gli imputati auguro di ottenere piena giustizia. Al governo italiano chiedo di essere più serio e assai meno futile nei rapporti internazionali e meno fazioso nel giudizio sui comportamenti dei singoli cittadini italiani all’estero (e anche in Italia).