In questi giorni ho letto ed ascoltato autorevoli pareri sulle motivazioni dell’astensionismo elettorale che, nel nostro Paese, sta assumendo dimensioni crescenti ed allarmanti.
Due sono le cause a cui viene ascritto il fenomeno: l’impressione del cittadino-elettore di esprimere un voto che non incida sugli equilibri e sugli indirizzi politici; la mancanza nei partiti di precise e stimolanti identità tali da garantire un consenso da parte del potenziale elettore. Il discorso si può sintetizzare nel “non vale la pena di votare”.
Riconosco qualche verità in queste frettolose analisi anche se ne vedo la rischiosa utilizzazione a livello, tanto per essere sincero e lapidario, di istituzione del “premierato” e di opportunità del duello televisivo Melloni/Schlein. Stiamo ben attenti quindi a non mettere pezze nuove su un vestito vecchio, occorrerebbe provare a cambiare abito.
Ed è in questo senso che snobbo le motivazioni provenienti da una certa pericolosa avanguardia culturale per abbassarmi ai “banali” presupposti dello zoccolo duro dell’astensionismo, riconducibili alla mancanza di fiducia nella politica, vale a dire all’assenza di onestà, capacità, coerenza e concretezza della classe politica.
Il discorso si fa molto impegnativo e drammatico per le sorti della democrazia, che non può essere salvata con la minestra del premierato piena di sapori equivoci, né con la panna montata del personalismo a tutti i costi e del bipartitismo cucinato dall’alto, ricette sociologicamente plausibili, ma democraticamente devastanti.
Le imminenti elezioni europee stanno enfatizzando l’inadeguatezza della politica e di conseguenza incoraggiando l’astensionismo. L’Europa infatti c’entra come i cavoli a merenda, le candidature appaiono molto opportunistiche e poco mirate, le proposte in merito alla futura governance europea sono sbiadite, confuse e insignificanti.
Io stesso confesso di essere molto incerto. L’unico voto plausibile sarebbe per me quello alla lista “Pace Terra Dignità” per i valori e gli ideali che propone non in chiave meramente identitaria ma in senso profondamente etico-politico. La candidatura di Raniero La Valle, personaggio anziano ma di grande levatura, mi scalda il cuore ed è tale da promettermi una “scalfittura” nella corazza continuista della politica europea. Però mi spaventa lo sbarramento al 4% che rischia di rendere inutile il voto. Tutto sommato meglio un voto inutile del non voto, anche perché l’inutilità è relativa mentre il non voto è assoluto. Ci rifletterò.
Ritorno al discorso dell’astensionismo per sottolineare come le continue sporche vicende emergenti lascino effettivamente poco spazio alla pur buona volontà dell’elettore. Ci vuole coraggio a votare, è molto più comodo astenersi. Forse bisogna sforzarsi di trovare quel poco di saporito che esiste nelle minestre che passa il convento. Mettiamola sul piano terapeutico: la nausea e il vomito a volte si combattono mangiando. Cibi sani, leggeri e freschi, lontani dal premierato pasticciato, dalle pietanze riscaldate, da quelle surgelate e da quelle riciclate.