Un passo avanti (in Sardegna) e uno indietro (in Basilicata)

Ennesimo colpo di scena nella corsa alle regionali in Basilicata, sicuramente non l’ultimo. Domenico Lacerenza, il primario di oculistica del San Carlo di Potenza scelto dal Partito democratico, Movimento 5 Selle, +Europa e Alleanza Verdi Sinistra, ha ritirato la sua candidatura. «Dopo un’attenta riflessione voglio comunicare la mia rinuncia alla candidatura a Presidente della Regione Basilicata», ha spiegato il medico, «è una decisione presa con assoluta serenità e anche nell’interesse delle forze politiche che hanno voluto propormi. Avevo dato la mia disponibilità, ma non posso non registrare le reazioni che ci sono state in seguito». Sul passo indietro di Lacerenza è intervenuto anche Giuseppe Conte, che ha parlato così a margine di un incontro a Ercolano: «In Basilicata si è scatenato il tiro al piccione sulla persona che avevamo trovato, che aveva i requisiti giusti e che ora sembra aver rinunciato». Secondo il leader dei 5 stelle, l’ormai ex candidato del fronte progressista in Basilicata è stato «impallinato, come con me quando divenni presidente del consiglio». Per dirla in altre parole, Lacerenza sarebbe stato vittima di «giochi di corrente, giochi locali».

Dopo l’annuncio di appena tre giorni fa da parte dei big della coalizione, Azione aveva detto chiaramente che non avrebbe sostenuto Lacerenza, preferendo portare avanti un’altra strategia con il suo referente locale, Marcello Pittella. Anche diverse personalità del Pd lucano avevano espresso le proprie perplessità per la scelta del primario, fino al dietrofront di sabato 16 marzo. Lacerenza era il nome di compromesso scelto dopo il niet dei 5 Stelle ad Angelo Chiorazzo, prima scelta dei dem sul quale non vi erano veti di Azione. Nonostante ora abbia fatto un passo indietro Lacerenza, non è detto che si trovi un’intesa per un’edizione lucana del campo largo. Il primo commento dopo il ritiro del medico è del leader di Azione Carlo Calenda, non certo tenero: «Dilettanti allo sbaraglio. Altro capolavoro politico di Conte con Pd a rimorchio». (Open – Ugo Milano)

Ho recentemente ricordato come la politica cammini sulle gambe degli uomini e delle donne: di qui a scatenare autentici tormentoni sulla scelta dei candidati alle elezioni regionali in Basilicata la distanza è lunga. Non ho precisa conoscenza della situazione, ciononostante mi butto (pericolosamente) sulle impressioni, anche se esiste un detto parmigiano che recita “i ‘daviz jen cme j insònni”, vale a dire che le impressioni sono un po’ come i sogni.

Da una parte mi sembra di vedere la solita manfrina di Carlo Calenda con la sua equivoca Azione, che, detta brutalmente, non sa dove appoggiare il sedere. Se vogliamo ideologizzare il discorso, dobbiamo sconsolatamente ammettere che questo illustre ed intelligente signore non rappresenta la corrente del pensiero liberale, che potrebbe e forse dovrebbe costituire un importante interlocutore se non addirittura un alleato cultural-politico della sinistra. Anche le altre terze forze presenti sullo scacchiere politico non mi convincono e non mi sembrano in grado di portare un contributo importante e qualificante: mi riferisco a +Europa di Emma Bonino (alla quale va tutta la mia simpatia e comprensione) ed a Italia Viva di Matteo Renzi, imprigionata nei giochetti di potere del suo sempre più logorroico e inconcludente leaderino (che delusione!).

Dall’altra parte esiste un ulteriore cortocircuito: Giuseppe Conte non può continuare a considerare l’alleanza di centro-sinistra come un gioco tattico per conquistare (o perdere) visibilità e voti, magari a danno degli alleati. Non ha retroterra culturale e storico, non ha classe dirigente (Alessandra Todde in Sardegna è la bella eccezione che conferma la regola), non ha la statura del leader (ha avuto fortuna e furbizia nel raccogliere il testimone da Beppe Grillo). Deve solo avere pazienza, tentando di qualificare la politica del centro-sinistra sui punti per i quali mantiene una certa credibilità (ricerca di assetti pacifici a livello internazionale e rigore nella gestione della cosa pubblica).

In mezzo non invidio la difficile navigazione di Elly Schlein, che ha recentemente sposato la causa unitaria della sinistra (in attesa del centro che forse non ci sarà mai) a dispetto di tutti i santi, interni, esterni e internazionali. Deve però imporre piccoli e calibrati passi in avanti agli interlocutori, senza fare o subire fughe e improvvisazioni, come sembra essere successo in Basilicata.

Alla fine in Lucania uno straccio di accordo verrà trovato con o senza Calenda. Ricordiamoci però che il civismo politico è un discorso importante ma  complesso, i candidati civici non si inventano, si scelgono dopo attente valutazioni e, se proprio non esistono, meglio ricadere nella dignitosa routine politica: piuttosto che rischiare l’indigestione da pietanza fantasiosa meglio ripiegare sulla minestra che passa il convento.