Il calcio esige guanti di velluto

Del fenomeno delle scommesse clandestine dei calciatori probabilmente è emersa soltanto la punta dell’iceberg, ma è partito immediatamente l’estintore mediatico per retrocedere buonisticamente i casi a livello di patologia ludica.

Quanta tolleranza e comprensione per questi viziati e viziosi sciocchini! Siamo in netta controtendenza rispetto alla intransigenza popolare e governativa verso tanti soggetti trasgressivi: si pensi ai giovani partecipanti ai rave party, ai bulli di quartiere, ai tossicodipendenti da droghe leggere, ai migranti accattoni, agli imbrattatori di monumenti, ai protestanti di piazza, etc. etc.

L’intransigenza verso i trasgressori è inversamente proporzionale rispetto alle loro ricchezze e a quelle ad essi collegabili. Insomma, due pesi e due misure, motivati dal fatto che dietro gli scommettitori-calciatori c’è tutto un mondo che va preservato a tutti i costi. È così per i violenti degli stadi verso cui si chiude un occhio, spendendo risorse materiali e umane per contenerli, mentre le violenze relative a proteste di lavoratori e studenti vengono brutalmente represse.

Nel mondo del calcio esistono interessi economici colossali che non devono essere intaccati e quindi va messa la sordina ludopatica al malcostume dilagante. Probabilmente poi esiste una paura matta che, scoperchiando la pentola, possano venire fuori chissà quali e quante irregolarità, tali da mettere a repentaglio il castello incantato.

Non ho mai visto tanta sensibilità sociale come quella sfoderata nei confronti di questi nababbi in erba. Non ho mai visto tanta cautela nello sbattere i mostri in prima pagina come quella riservata ai mostriciattoli del pallone. Non ho mai visto tanta attenzione al problema della ludopatia come dopo che essa ha coinvolto i calciatori-vippetti. L’opinione pubblica è rimasta perplessa, ma è stata immediatamente anestetizzata dai media, che temono un ridimensionamento del fenomeno calcio: il mondo del calcio val bene il ricorso esagerato alla scusa della ludopatia.

Ci si arrampica su per gli specchi pur di salvaguardare un sistema vergognosamente malato in tutte le sue componenti, invischiato in tutti i vizi pubblici e privati. Mio padre dava una interpretazione colorita e semplice delle situazioni aggrovigliate al limite della legalità. Diceva infatti con malcelato sarcasmo: «Bizoggna butär tutt in tazér parchè a s’ris’cia ‘d mandär in galera dal comèss fin al sìndich, tutti invisciè…». Lo diceva con riferimento alle pubbliche amministrazioni, lo direbbe anche nei riguardi del sistema calcio. Se volete, una sorta di versione semplice e genuina della visione affaristico-massonica della nostra società.