E così l’esecutivo Meloni compie un’altra delle sue virate spettacolari: come sull’immigrazione la premier è passata dal «blocco navale» alla ricerca costante del dialogo con la Ue, così – dopo avere per anni massacrato i governi tecnici per le loro politiche austere – ora la maggioranza di centrodestra rivendica anch’essa una «serietà» che la leader di Fdi issa persino come vessillo. (dal quotidiano “Avvenire” – Eugenio Fatigante)
La manovra di bilancio varata dal governo è talmente scarsa di scelte e di contenuti da far ammutolire tutti: come si fa infatti a parlare di ciò che non esiste. L’invito al Parlamento è di tacere e di approvare a scatola vuota, il messaggio alla Ue è di aspettare e rinviare ogni giudizio a tempi migliori, il consiglio ai sindacati dei lavoratori è di accontentarsi di evitare il peggio, il monito agli elettori è di rinviare ogni giudizio alle prossime elezioni europee.
Tanto tuonò che non piovve. Il governo ha sostanzialmente consegnato il compito in bianco e si appella alla clemenza della corte. Non vale pertanto la pena di entrare nel merito di una manovrina ridicola dal punto di vista programmatico e bisogna ripiegare su ragionamenti squisitamente metodologici. Emergono al riguardo alcuni dati significativamente negativi.
Sul piano politico “l’incoerenza è il mio mestiere”: questo il motto meloniano appioppato ad una coalizione politica senza senso. In tutte le questioni la destra non fa il proprio mestiere di destra (sarebbe troppo comodo), ma dà un colpo a destra e uno a sinistra, uno al cerchio e uno alla botte, tentando di spiazzare tutti. Come si faceva a scuola, quando impreparati all’interrogazione, anziché fare scena muta, si buttava del fumo in faccia all’insegnante di turno, sperando che si accontentasse dei cavoli a merenda.
Sul piano istituzionale è praticamente in atto la riforma dello “svuotamento”, vedi Parlamento ridotto a Pirlamento, vedi Magistratura confinata dietro la lavagna, vedi Cnel usato come foglia di fico, vedi Presidenza della Repubblica costretta a ripulire continuamente la scena.
Sul piano dei rapporti con l’estero abbiamo “l’acatisia” governativa, vale a dire uno stato di irrequietezza motoria in cui il soggetto è costretto a muoversi continuamente: la premier gira a vuoto come una trottola, intendendo abbandonare la sua ideologia di riferimento (“moliti nemici molto onore”) per un nuovo motto (“molti amici nessun amico”). In dialetto parmigiano si direbbe che “l’an sa in dò tgnir al cul” e finisce “col tôr pral cul tùtti”. Ci mancava solo la Polonia a costringerla all’ennesima piroetta. Da sempre la politica estera viene usata come arma di distrazione rispetto alla inconsistenza della politica interna: l’attuale governo italiano sta diventando l’incarnazione emblematica di questa prassi deleteria.
Tornando alla manovra di bilancio, più che di una manovra si tratta di un blocco, del nulla impacchettato e messo in bella mostra. Rimanendo sulle espressioni dialettali: “niént pighè in t’na cärta” oppure “da lôr a niént da sén’na…”.