Quando mi capita di vedere le immagini di una stretta di mano fra capi di governo o di stato, scatta in me una sorta di speranza che, nonostante tutto, l’amicizia fra i popoli possa prevalere sulla volontà di predominio e sui venti di guerra. Subito mi correggo e mi disilludo, pensando che il tutto possa rientrare nella solita messa in scena per buttare fumo negli occhi dell’opinione pubblica nazionale e internazionale. L’ingenuità infatti non è ammessa dopo averne viste di tutti i colori nei rapporti fra gli Stati, laddove predomina il più sfrenato ed egoistico opportunismo rispetto all’auspicabile senso diplomatico basato sul rispetto dei valori e dei diritti, presupposto della convivenza pacifica. Non si tratta di ingenuità ma di testarda fiducia negli uomini, anche di quelli investiti di grandi responsabilità: se si parlano, se si scambiano idee, se arrivano a stringersi la mano, qualcosa vorrà pur dire di positivo. In fin dei conti non sono stati fascismo e nazismo a bandire la stretta di mano ed a sostituirla con gesti militareschi e distaccati? Anche se capisco di essere un illuso, preferisco illudermi con l’ottimismo dei rapporti umani piuttosto che schiantarmi sul pessimismo dei rapporti di forza.
In questi giorni ho visto e rivisto le ostentate strette di mano fra Putin e Trump, ma confesso di non essermi affatto emozionato nel senso di cui sopra, al contrario mi sono turbato e impaurito: due personaggi simili, se si danno la mano lo fanno per pura convenienza, per stipulare patti osceni alle spese dell’umanità che li sta guardando. Nessuna stima, nessun interesse, nessuna illusione davanti alla mera ed evidente sceneggiata dei due autocrati che stanno prendendo in giro i loro Paesi e il mondo intero.
Di strette di mano false o meramente protocollari ce ne saranno state a centinaia durante il G20 di Amburgo, ma quella fra Putin e Trump non riesco ad accettarla, me la sento addosso come una prevaricazione, la vedo come la stipula di un patto scellerato fra personaggi senza scrupoli, la soffro come un bruttissimo destino verso cui precipita la nostra epoca, la interpreto come la morsa che stringe e soffoca la speranza in un mondo migliore.
Donald Trump, al primo incontro alla Casa Bianca con Angela Merkel, mostrò indifferenza e fastidio versa la Cancelliera che timidamente gli porgeva la mano: fossi stato al posto della Merkel me ne sarei venuto via immediatamente, segnando una distanza abissale fra due modi opposti di intendere la politica. La Merkel invece si rassegnò alla prepotenza di questo personaggio e da allora cominciò addirittura a tentare di recuperare il difficile rapporto: la realpolitik vince sempre. Trump è a capo della potenza americana, che ha perso peso, ma resta sempre la maggior potenza a livello mondiale. Bisognerà farci i conti? Temo proprio di sì. Ma attenti a quei due! Il gioco può diventare veramente pericoloso: Trump e Putin che si fanno i complimenti, roba da brividi! Anche perché di autocrati in giro ce ne sono altri, di affaristi della politica pure, i pazzi megalomani non mancano e potrebbero cogliere la palla al balzo.
Del velleitario e violento movimento protestatario, che ad Amburgo ha fatto da scontato e inutile contraltare all’indifferenza dei potenti, salverei soltanto un eventuale piano per coprire Trump e Putin di escrementi: sarebbe un “bel gesto”, emblematico, non violento, significativo, serio e pacifico. Invece…distruzioni, danneggiamenti, esplosioni, tutto funzionale al sistema di potere.
L’Europa, pur debole, contraddittoria e divisa, rimane la nostra ancora di salvezza. L’Italia si è presentata sola al G20, con il biglietto da visita di migliaia di migranti salvati e accolti pur tra enormi difficoltà e problemi. L’hanno snobbata. Mi sono sentito orgoglioso di essere italiano.