Il pentolino italiano per il brodo di coltura terroristico

Il probabile attentato di natura islamica accaduto a New Orleans colpisce ma non stupisce. In un caos generale di tutti contro tutti ci sta alla perfezione anche il terrorismo islamico. L’Occidente è in guerra con tutti: con la Russia a sedicente difesa dell’Ucraina, con la Palestina a sedicente argine contro Hamas, con l’Iran a sedicente appoggio verso Israele.

Da sempre la questione palestinese è la madre, a catena, di tutti i problemi del mondo arabo-israeliano anche nei rapporti tra religioni che fanno da sfondo a ben altri interessi geo-politici. Dal momento che l’Occidente, succube della folle strategia israeliana, non è in grado di mettere mano ad un accettabile assetto di questa zona caldissima, deve dare per scontato di subire contraccolpi terroristici.

La morte dell’ex presidente Usa Jimmy Carter porta alla mente gli sforzi che furono fatti per tentare una coesistenza pacifica in quel territorio tramite accordi di pace fra Israele ed Egitto, pagati a prezzo della vita dei leader di questi due Paesi. Allora almeno si tentava di fare qualcosa per la pace, adesso si rinuncia a priori e poi magari ci si scandalizza per gli attentati terroristici, non capendo che la disperazione di certe popolazioni non ha altra strada per sfogarsi.

La presidenza Trump è una mina vagante in un terreno minato. Questo losco figuro finirà, prima o poi, per trascinare anche l’Europa in un vortice bellico senza via d’uscita. Per la verità le cose non sono andate bene nemmeno con la presidenza Biden, ma temo che peggioreranno ulteriormente.

Finora l’Italia ha potuto barcamenarsi contro i rischi terroristici islamici grazie ad una decennale politica di apertura verso i Paesi arabi e soprattutto verso i palestinesi. Il progressivo appiattimento sulla politica americana finirà col trascinarci nella bagarre totale.

Un piccolo “antipasto” potrebbe essere il provocatorio e ingiustificato arresto della giornalista Cecilia Sala: l’Italia è stata giudizialmente coinvolta nell’arresto di un equivoco personaggio considerato filo-terrorista dal governo statunitense. Ora può darsi che per il nostro Paese si ponga il dubbio amletico fra scendere a patti con l’Iran per salvare la pelle della Sala o sacrificare la vita della nostra connazionale sull’altare di uno scriteriato ed aprioristico atlantismo. Non vorrei che fosse solo l’inizio di una fase tragica con tanti ringraziamenti alla pazza e crudele intransigenza israeliana, tanti baci alla pantofola trumpiana e tanti sì ai diktat Usa.

La situazione si sta complicando: in Europa ogni Paese membro fa i cavoli propri, il governo italiano non sa che pesci pigliare, la diplomazia è esilarante, le pubbliche opinioni sono inconsistenti. Stiamo preparando il brodo di coltura ideale per una recrudescenza terroristica, illudendoci che basti fare la faccia feroce e riempire gli arsenali militari per evitare le catastrofi.