Gli auguri col trucco

Con il videomessaggio di auguri per le festività il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha voluto giocare d’anticipo, con un tempismo perfetto anche se penoso, rispetto alle omelie natalizie papali e al discorso di fine anno del presidente della Repubblica.

Lo voglio riportare integralmente e commentare acidamente, contravvenendo all’imperativo natalizio che mi ero dato, vale a dire di essere buono con tutti.  Vorrà dire che poi, a maggior ragione, varcherò una qualche porta santa.

È la vigilia di Natale e voglio fare a tutti voi i miei auguri. E c’è chi anche in queste ore non riuscirà a stare a casa con i propri cari, che continuerà invece a essere al servizio di tutti. Penso alle nostre Forze armate, penso alle nostre Forze dell’ordine, penso ai medici, a tutti gli operatori sanitari e a quei lavoratori che sia nel pubblico che nel privato, anche in questo periodo di festa, garantiscono grazie al loro lavoro servizi essenziali ai cittadini. Grazie davvero per tutto quello che fate e che farete anche in questi giorni di Natale. 

Sta rubando il mestiere al Capo dello Stato. Sarebbe meglio che si ricordasse sempre di essere il primus inter pares dei ministri a servizio di tutti gli italiani e non solo della risicata minoranza di chi l’ha votata, invece di sparare invettive contro tutto e tutti.

E poi voglio ringraziare anche quanti, e sono tantissimi, che in questi giorni di festa doneranno una parte di loro stessi per essere al fianco di chi ha più bisogno, di chi è malato, di chi è solo, di chi sta vivendo un momento di grave difficoltà. Voi siete uno dei volti più belli di questa Nazione e io voglio ringraziarvi di cuore a nome dell’Italia per quello che fate, perché, come scriveva Flaubert: “il cuore è una ricchezza che non si vende e non si compra, ma si regala”. 

Siamo alle beatitudini meloniane…il papa avrà di che preoccuparsi…gli sta rubando il mestiere, anche se dovrà spiegare come concilia la sua politica col dettato evangelico, il suo rigore anti-migratorio con l’essere a fianco dei bisognosi, la sua faziosa indulgenza con quella plenaria del Giubileo, la grandezza di cuore con il considerare nemico chi osa criticarla.

Allora auguri a tutti, che questo tempo possa essere un’occasione di serenità, di speranza, di gioia, per guardare al futuro con ancora maggiore fiducia e ottimismo.

Allora come spiega l’inerzia governativa sui temi della guerra e della giustizia sociale? Non indossi i panni di operatrice di pace! Le stanno stretti… Semmai prima faccia un po’ di astinenza dalle carni muskiane, trumpiane e orbaniane. E, se volesse, anche un definitivo digiuno rispetto a certe tristi eredità del passato.

Ricarichiamo le batterie perché ci attende un 2025 altrettanto impegnativo, per continuare insieme a costruire un’Italia forte, ambiziosa, capace di guardare lontano e di puntare sempre più in alto. Auguri di cuore, buon Natale a tutti!

E qui “in cauda desiderium”. Non abbiamo bisogno di un’Italia forte e ambiziosa, ma di un’Italia giusta e aperta. Non abbiamo bisogno di guardare lontano per non combinare niente sui problemi attuali. Non abbiamo bisogno di puntare in alto per trascurare chi vive in basso. Buon Natale anche a lei, signora più potente che ci sia.

La benedizione natalizia del papa è definita “Urbi et Orbi”. Quella meloniana paradossalmente, non tanto…, la potremmo definire “bòti da orob” (come diceva, con un latinismo pramzàn, un mio dissacrante zio).