Tra i sindaci è Michele Guerra (Parma, 63%) il vincitore del Governance Poll 2024, la particolare classifica sul gradimento dei primi cittadini e governatori, che è stata realizzata per il ventesimo anno consecutivo dall’Istituto demoscopico Noto Sondaggi per il Sole 24 Ore.
Sulle prime ho pensato a una fake news, poi ho verificato l’attendibilità della notizia: ne parlavano tutti i media con una certa evidenza. Lo sbigottimento è aumentato: il solito sondaggio taroccato? Non sembra, vista l’autorevolezza della fonte demoscopica.
Poi ho pensato di essermi troppo chiuso nel mio guscio al punto da non capire il valore di chi amministra la mia città: eppure esco spesso e vedo strade sporche, cumuli di immondizia, bus in cronico ritardo, periferie abbandonate a se stesse, il verde pubblico in condizioni penose.
Allora c’è qualcosa d’altro: i media locali sono smaccatamente e stranamente (?) dalla parte di Michele Guerra, c’è in atto un compromesso storico fra poteri forti parmensi e amministrazione locale che lascia fare occupandosi di tutto meno che del bene della città. Anche questo non può essere il motivo di fondo di un simile granchio sondaggistico.
Forse è tutta questione di cultura? Un sindaco acculturato che interpreta al meglio, chiacchierando a più non posso e saltabeccando da un convegno all’altro, l’animus salottiero di una città sazia e disperata. È però una città valorosamente scettica, che nella sua storia non si è lasciata incantare, che ha saputo fare da pioniera in materia sociale, che coltiva tradizioni e passioni veraci. E allora? Non può essere solo una questione di puzza sotto il naso.
Mi rassegno all’idea che sia tutta colpa dei parmigiani, da una parte vittime della loro presunzione: l’hanno votato in base ad un sistema elettorale molto discutibile anche se molto osannato, che sembra fatto apposta per togliere col voto capacità critica alla gente dopo il voto, e quindi non possono ammettere di essersi sbagliati; dall’altra parte vittime del cretinismo imperante in tutto il mondo. Mi permetto al riguardo una “catastrofica” riflessione.
Viviamo in un mondo, che io rifiuto nei suoi fondamentali e che purtroppo invece è accettato con disinvoltura dai miei simili.
Michele Guerra è il miglior sindaco d’Italia; Giorgia Meloni aumenta implacabilmente il suo indice di gradimento; l’Europirlamento (non è un lapsus!) inneggia alla guerra e si accontenta del male minore (leggi Ursula von der Leyen, per non dire di Roberta Metsola che io chiamo “mensola”: se queste sono le donne impegnate in politica, divento maschilista…); Donald Trump si appresta, salvo miracoli, a tornare alla Casa Bianca (Dio è dalla sua parte, con una telefonata risolverà la guerra tra Russia e Ucraina, l’emigrazione la cancellerà deportando gli immigrati: e gli americani ci cascano da cretini quali sono).
Che fare in un mondo simile? Rassegnarsi a guardare la televisione? Peggio che andar di notte! Seguire lo sport? Una divagazione sul tema! Leggere? É pericoloso: i liberi pensatori sono così scarsi! Scrivere: un divertimento innocuo per apprendisti scemi!
Pensate un po’ a quale disperazione socio-culturale, oserei dire esistenziale, mi porta un sondaggio paradossale entusiasmante su un sindaco volante. Chi si contenta gode, io non mi accontento e per godere ho bisogno di altro. Se tanto mi dà tanto devo mettermi il cuore in pace fino al giugno del 2032. Con ogni probabilità sarò assente a quell’appuntamento per aver superato abbondantemente la mia aspettativa di vita. Tutto sommato, forse è meglio così.