Le problematiche “sinnergie” di Jannik

Mio padre, così come era obiettivo e comprensivo, sapeva anche essere intransigente verso le scorrettezze del pubblico, ma anche degli sportivi professionisti. Soprattutto pretendeva molto dai grandi campioni superpagati, arrivava alla paradossale esigenza del goal ad ogni tiro in porta per un fuoriclasse come Zico (col da la ghirlanda) incoronato re di Udine al suo arrivo nella città friulana: cose da pazzi! Ma non solo con Zico anche con altri cosiddetti fuoriclasse: mio padre non accettava gli ingaggi miliardari, ne avvertiva l’assurdità prima dell’ingiustizia, faceva finta di scandalizzarsi, ma in realtà coglieva le congenite contraddizioni di un sistema sbagliato.

Mi riferisco al sistema sport ma anche al sistema più in generale. Amava mettere a confronto il fanatismo delle folle di fronte ai divi dello sport e dello spettacolo con l’indifferenza o, peggio, l’irrisione verso uomini o donne di scienza o di cultura. Diceva: “Se a Pärma a véna Sofia Loren i corron tutti, i s’ mason par piciär il man, sa gnìss a Pärma Fleming i gh’ scorèzon adrè”.

Ebbene questi insegnamenti paterni sono tornati d’attualità col trionfo tennistico di Jannik Sinner, immediatamente incoronato re dello sport nazionale ed internazionale, ma esaltato anche come uomo, che, per la verità, appare semplice, discreto e sobrio.

Quando si diventa personaggi pubblici si deve tuttavia accettare di essere sottoposti ad esami. É quanto faccio con bonaria severità per Sinner. Il primo esame in materia di pubbliche relazioni: superato a pieni voti vista la significativa rinuncia a partecipare alla kermesse socio-canora del festival di Sanremo. Non c’è che dire, un bell’esempio di distacco dai riti pagani della nostra società.

Il secondo esame riguarda sensibilità e responsabilità civiche.

Sul Corriere della Sera il giornalista Aldo Cazzullo è tornato a criticare la scelta del tennista italiano Jannik Sinner di avere la residenza nel principato di Monaco, la città-Stato indipendente dove c’è un regime fiscale enormemente più conveniente rispetto all’Italia (spesso chiamata anche Monte Carlo, dal nome della zona più centrale del principato). La questione della residenza di Sinner è tornata di attualità dopo la sua storica vittoria agli Australian Open, uno dei quattro tornei più importanti e prestigiosi, e se n’è parlato anche nella conferenza stampa dello stesso Sinner. Ma il dibattito su questo specifico aspetto della vita di Sinner, indicato come un’unica nota stonata nel racconto altrimenti perfetto del personaggio e del suo recente trionfo, manca di contestualizzare diverse cose riguardo alla vita che fanno i tennisti professionisti.

Come ha spiegato bene Giorgio Di Maio sul sito sportivo “L’Ultimo Uomo”, un gran numero di tennisti di alto livello vive nel principato di Monaco non soltanto per ragioni economiche, ma anche sportive. E inoltre la tassazione più vantaggiosa riguarda soltanto gli introiti pubblicitari e commerciali, non quelli derivanti dalle vittorie nei tornei. (dal sito Post.it)

Non mi convince la contestualizzazione delle scelte del nostro tennista; mi sembrano piuttosto risibili le precisazioni tributarie. Resta la realtà di Sinner che risiede a Montecarlo per ovvi motivi fiscali e quindi, da campione sportivo italiano qual è, non paga le tasse al nostro Stato. Respinto! É una scelta libera, che non depone a suo favore e soprattutto a favore delle casse erariali che piangono miseria. Niente di drammatico, ma, se devo essere sincero, non lo sapevo e non me lo aspettavo.

Il terzo esame-finestra è a livello istituzionale: prima dei baci e abbracci con Giorgia Meloni mi sarei aspettato la visita al Capo dello Stato. Dove ci sta il più ci sta anche il meno. Forse pretendo troppo, ma tutto si tiene. Quindi questa volta mi sento di rimandare Sinner ad eventuali esami di riparazione: ce ne sarà senz’altro qualche occasione.

L’esame sportivo glielo farà la sua carriera che si preannuncia sfolgorante, anche se bisogna essere cauti, perché si fa molto alla svelta a cadere dagli altari alla polvere e viceversa.

Come non ricordare la polvere polemica in cui finì dopo aver ha dato forfait per gli impegni di Coppa Davis del settembre 2023 salvo diventare il salvatore della Patria tennistica nel novembre dello stesso anno con la conquista del prestigioso trofeo da parte della squadra italiana.

Mi sia consentita, riguardo agli alti e bassi delle quotazioni esistenziali, una digressione in chiave famigliare. Il mio futuro padre, dopo averne vinto con una certa fatica la reticenza, conquistò finalmente la mano della mia futura madre, ma dovette passare sotto le forche caudine della potenziale suocera, che, seppure in buona fede, gli dichiarò guerra con le armi della perplessità e dell’ostruzionismo. Col tempo e con la pazienza seppe conquistare anche la fiducia della suocera, che lo riportò all’onore del “suo” mondo e lo rivalutò ampiamente. Tuttavia, quando a mio padre si faceva osservare che finalmente, a giudizio della suocera, era diventato una brava persona, bonariamente e ironicamente, conoscendone l’inossidabile stile intransigente, aggiungeva: «Sì, basta ch’a  ne m’ scorda miga d’andärogh a pulir la statua, parchè alóra dvént sùbbit ancòrra un bagolón…».

Scherzi (?) a parte, mi sembra che Sinner, in ordine all’ottovolante del successo, sia vaccinato, non abbia la tendenza a montarsi la testa e voglia rimanere coi piedi per terra. Gli auguro di proseguire la sua attività nel migliore dei modi e con i più bei risultati.