Il perenne diluvio del dopo Moro

Ho visto l’inchiesta di Report andata in onda su Rai 3. Ne sono uscito molto scosso e turbato, oserei direi sconvolto: l’inchiesta sulla vicenda Moro conferma ulteriormente ed autorevolmente quella convinzione che da tempo mi sono fatta, leggendo (da ultimo il libro “Lei la pagherà cara”), ascoltando (l’ultima inchiesta, quella di Andrea Purgatori), vedendo i film (ultimo quello di Marco Bellocchio) e riflettendo (in base alla mia esperienza politica e ai testi sul pensiero e la vita di questo personaggio gigantesco), su quella  vicenda che ha cambiato e condizionato il corso della storia italiana e non solo italiana.

Moro era nel mirino degli Usa, della Nato e dei servizi segreti americani, israeliani, inglesi, che volevano bloccare la sua operazione politica, vale a dire l’apertura al partito comunista per agevolarne la completa democratizzazione e la partecipazione alla vita democratica in ossequio allo spirito resistenziale e costituzionale.

In questa inchiesta ho ascoltato cose che fanno rabbrividire. Moro sapeva di essere sotto battuta e nessuno lo ha aiutato. Le BR con ogni probabilità infiltrate da spie occidentali, forse addirittura a loro insaputa, sono state protagoniste di un gioco ben più grande, pilotato da forze occulte, molte e di varia natura, unite dall’interesse di chi non voleva assolutamente un nuovo corso politico a livello italiano ed europeo. Gli elementi emersi sono schiaccianti!

Anche la trattativa tra Stato e BR fu probabilmente un espediente per coprire il vero scopo dell’operazione e ottenere la morte di Moro come male necessario agli occhi dell’opinione pubblica: arrivarono persino a squalificarlo come un traditore, un pavido, uno psicopatico alla mercé delle BR.

Mi ha stupito quello che afferma Giovanni Senzani, esponente di primo piano delle BR: mentre loro non avevano capito cosa c’era in gioco e venivano manovrati, Moro aveva capito, fin da prima e fin dall’inizio, molte cose che peraltro ha scritto nel suo memoriale, tranciando, tra l’altro, giudizi agghiaccianti su Andreotti e c. (la lingua batteva dove il suo dente doleva).

Le inchieste hanno risentito di depistaggi, omertà, silenzi, contraddizioni, opportunismi, porcherie etc., tali da non consentire il raggiungimento della verità. Abbiamo vissuto e viviamo una storia virtuale, mentre quella reale ci sfugge!

Anche il Partito comunista non ha capito niente durante il rapimento e dopo il rapimento e la morte di Moro, basti pensare che la Dc e il Pci elessero Cossiga presidente della Repubblica, uomo intelligentissimo e di grande spessore, ma piuttosto invischiato, non so fino a che punto in buona fede, nelle manovre oscure occidentali. Il partito comunista ha due macchie storiche oltre alla tardiva autonomia da Mosca: quella appunto di non aver capito e portato avanti il disegno di Aldo Moro e quella di essersi, assieme alla DC, colpevolmente consegnato alla strategia craxiana, finendo persino con l’accettare la logica di tangentopoli.

Col mio caro ed indimenticabile amico comunista Walter Torelli, ex partigiano e uomo di rara coerenza etica e politica, recriminavamo spesso sul frettoloso abbandono del compromesso storico quale preparazione della terza fase prefigurata da Aldo Moro, che doveva sfociare nel confronto tra le due forze politiche portatrici di valori autentici, vale a dire la Democrazia cristiana e il Partito comunista.  Ci sforzavamo nel nostro piccolo di tenere vive queste prospettive dialogando e collaborando a livello di quartiere. Durante le animate ed approfondite discussioni agli inizi degli anni novanta constatavamo che alla politica stava sfuggendo l’anima, se ne stavano andando i valori e rischiava di rimanerci solo la “bottega” ed al cittadino non restava che scegliere il “negozio” in cui acquistare il prodotto adatto alla propria “pancia”. Fummo facili profeti: dopo il craxismo, che aveva intaccato le radici etiche della democrazia, venne il berlusconismo a rivoltare il sistema creando un vero e proprio regime, in cui siamo ancora invischiati ed immersi fino al collo in modo riveduto e scorretto.

La politica ancor oggi risente, oserei dire irrimediabilmente, di questa violenta frattura inferta alla storia con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro.

Io sono orgoglioso di essere stato da subito favorevole alla liberazione di Moro, sentivo che c’era in gioco qualcosa di fondamentale, anche se capisco oggi che la trattativa poteva essere fasulla e la sua morte era segnata fin dall’inizio per difendere gli equilibri internazionali in favore dell’Occidente. Valeva però la pena di provare a salvare assieme alla sua vita l’avvenire democratico dell’Italia. La questione invece venne male impostata e si pensò di difendere l’integrità delle istituzioni democratiche rifiutando ogni e qualsiasi ipotesi di scambio. Persino papa Paolo VI venne stoppato nel suo tentativo di aprire un canale di dialogo con i terroristi.

In conclusione dell’inchiesta di Report vengono riportate le parole di Kissinger: roba vomitevole, altro che grande politico e grande diplomatico. Un delinquente! Persino Obama non esce bene dagli strascichi investigativi e giudiziari della vicenda Moro (la realpolitik sovrasta tutto…).

Moro aveva la lucida e coraggiosa intenzione di lavorare per l’evoluzione della storia italiana ed europea verso un superamento dei blocchi contrapposti e per un equilibrio fondato sulla pace e sulla giustizia: l’Italia ipotizzata da Moro non era certo quella attuale, così come l’Europa a cui lui pensava. Non accozzaglie di burattini, ma autentici protagonisti della storia.

Questa inchiesta mette in fila un po’ tutto e apre uno squarcio nel buio della storia. C’è da soffrire, ma meglio soffrire per cercare la verità che accodarsi alle narrazioni di comodo.

Report è l’unica trasmissione Rai superstite rispetto alla pulizia di regime avviata da questo governo (l’altro giorno mi sono imbattuto occasionalmente nel TG di Italia uno, rete Mediaset: molto meglio sul piano professionale e dell’obiettività rispetto all’informazione Rai. É tutto dire…).

Il rapimento e la morte di Moro sono argomenti che mi coinvolgono troppo: me li sento addosso. Non penso di esagerare. Se fosse rimasto in vita, Bettino Craxi avrebbe fatto solo il pesce in barile, mentre purtroppo questo ruolo lo svolsero la DC e il Pci ricattati a Roma e in periferia e coinvolti nella deriva distruttiva della corruzione politica fatta sistema. Silvio Berlusconi forse non avrebbe costruito il suo impero mediatico con l’aiuto del socialista Craxi e di certo non sarebbe sceso in politica, ma sarebbe rimasto nei bassifondi della peggiore imprenditorialità. Non avremmo la peggiore destra possibile e immaginabile a sgovernare il Paese. Non avremmo una sinistra imbelle capace solo di stucchevoli polemiche, che ha perso contatti con il (suo) popolo. Non avremmo nemmeno un astensionismo elettorale che viaggia ormai intorno al 50%. L’Europa anziché fare da servo sciocco degli Usa e della Nato avrebbe potuto e potrebbe dire la sua. I cattolici e i comunisti avrebbero espresso il meglio della loro storia a servizio del Paese. Un’altra Italia! Lasciatemela almeno immaginare!