La religione del buonsenso

Mia sorella Lucia mi raccontava spesso del suo rapporto con don Raffaele Dagnino, suo confessore e direttore spirituale per diverso tempo, un prete che sapeva essere ad un tempo rigoroso e aperto, radicale e dialogante, laico e sacerdote: se ne possono trovare precisi riscontri nel modo di essere e di comportarsi di Lucia. Una chicca che Lucia amava ricordare, in riferimento alla schietta e profonda religiosità incarnata da questo storico sacerdote, riguardava l’incoraggiamento sui generis fatto ad un’amica a cui era nato un figlio con una piccola imperfezioni fisica. «L’important l’è cal g’abia dal bon sens, ‘na roba ca ne’s compra miga dal bodgär» sentenziò con sano realismo umano e religioso di fronte alle ansie di una madre inquieta.

La partecipazione del cardinal Matteo Zuppi, presidente della Cei nonché vescovo di Bologna, molto vicino alla Comunità di sant’Egidio, chiaramente nella manica di papa Francesco, impegnato in delicate missioni  diplomatiche, alla trasmissione “otto e mezzo” su La 7 correva due rischi: quello di clericalizzare troppo questa sua presenza ad un dibattito a tinte dichiaratamente politiche e quello opposto di laicizzare troppo le sue idee sulle materie in discussione (guerre, emigrazione, riforme costituzionali, etc. etc. ).

Aiutato dal suo appeal umanissimo e cordiale, se l’è cavata egregiamente senza cadere nelle scontate trappole di cui sopra. Non ha rinunciato ad esprimere il proprio spassionato pare sui temi caldissimi, ma usando un approccio intelligentemente dettato dal buonsenso (evangelico) più che dalla dottrina cattolica e dalla diplomazia vaticana.

Si pensi ai rapporti col terrorismo (rimuoverne pazientemente e coraggiosamente le cause e i collegamenti sociali), all’emigrazione (da affrontare in modo sistematico e non sporadico con provvedimenti spot), alla Costituzione italiana (da trattare con i guanti di velluto di accordi larghi e di larghe vedute in continuità con lo stile dei padri costituenti), al Dio-Patria-Famiglia (uno slogan da sminuzzare, idealizzare e approfondire a capitoli separati, facendone operosa sintesi e non propagandistica ispirazione).

Non mi ergo ad interprete ufficiale del cardinal Zuppi e quindi non vado oltre. Lo stile coraggiosamente da lui adottato, quello appunto del “buonsenso”, riesce ad andare umanamente al nocciolo delle questioni su cui poi ognuno può costruire scelte di tipo religioso e politico, lasciando intendere un’opzione per il pluralismo culturale, per il dialogo religioso e per la presenza discreta ma forte della Chiesa-comunità nel mondo contemporaneo.

Qualcuno lo vede come futuro papa, qualcuno come futuro segretario di Stato vaticano, qualcuno come punta di diamante della Chiesa in uscita. Personalmente lo vedo molto bene. Durante un compito in classe di storia mi trovai in difficoltà nel rispondere alla domanda su cosa pensasse di Federico II il sommo poeta Dante Alighieri. Chiesi spudoratamente aiuto a un compagno, che, non potendo dilungarsi per timore di essere ripreso dall’insegnate, continuava a bisbigliarmi: “Pensa bene”. Poco per poter elaborare un capitolo del compito in classe. Me la cavai senza infamia e senza lode.

Se oggi mi chiedessero cosa penso di Matteo Zuppi, senza darmi arie dantesche (mancherebbe altro), ma sfoderando tutto il mio senso critico, risponderei senza esitazione: “Penso molto bene, giorno per giorno sempre più!”.  Cosa farà il cardinal Zuppi da grande non lo so e non lo voglio nemmeno immaginare per non disturbarlo: so soltanto che sta facendo del bene alla Chiesa e alla società tutta.  Grazie!