Famiglia e sfida demografica al centro dell’agenda di governo italiano. La premier Giorgia Meloni, intervenendo al Budapest Demographic Summit, dopo aver abbracciato il primo ministro ungherese Viktor Orban all’arrivo, ribadisce quali sono i temi su cui sta lavorando il suo esecutivo, che ha come obiettivo «rimanere in carica molti anni, cosa inusuale in Italia a differenza dell’Ungheria». Il governo italiano, spiega, «ha come priorità assoluta il numero di nascite, il sostegno alle famiglie. Per un futuro che sia migliore del presente». Per questo serve «una grande battaglia per difendere le famiglie, significa difendere l’identità, difendere Dio e tutte le cose che hanno costruito la nostra civiltà». Oggi si ha l’opportunità importante per trattare «questioni chiave non solo per Italia ma per tutta l’agenda europea – aggiunge – La famiglia e le sfide demografiche fanno parte del cuore della politica del governo italiano il cui obiettivo è promuovere la famiglia». (dal quotidiano “Avvenire” – Alessia Guerrieri)
Quando affronto un problema vengo preso dall’ansia di risolverlo immediatamente e sbrigativamente senza valutarne appieno la portata e soprattutto le cause da rimuovere e/o risolvere. Contemporaneamente e conseguentemente si scatena in me la preoccupazione di non farcela, considerando la questione al di sopra delle mie possibilità. Come finisce? Spesso in un nulla di fatto se non riesco a rinsavire e a ragionare partendo dall’inizio e non dalla fine. Ogni volta ci casco anche se mi riprometto di non cascarci più. Era così nello studio, è stato così nel lavoro, è così nelle mie scelte e decisioni di un certo rilievo.
Mio padre, alle prese con i miei primi componimenti, mi dava i suoi elementari, semplici ma preziosi consigli: “Stà miga anderogh dentor, tóla su lärga……girogh d’intorna…”. Non era un invito all’evasione culturale, ma un incoraggiamento a centrare l’obiettivo dopo aver considerato il contesto e presa la mira. Certo, poteva scattare il rischio contrario di uscire fuori tema, ma comunque il suggerimento era e resta valido.
Evidentemente assomiglio a Giorgia Meloni, per fortuna solo in questo strano e negativo modo di affrontare la realtà problematica. Anche lei ha il vizio di partire dal fondo scavalcando a piedi pari la complessità e la delicatezza delle questioni. Il problema del calo demografico e della collegata crisi della famiglia è la risultante di una serie infinita di fattori di carattere storico, culturale, psicologico, sociale, economico e politico. Partire dalla politica è sbagliato e pericoloso, perché automaticamente si scivola nel pressapochismo strumentale e demagogico e nella difesa dell’identità. Quale identità? Quella di Dio, patria e famiglia di mussoliniana memoria.
Esce immediatamente la questione della laicità della politica, il rischio di sposare una linea di mera conservazione della tradizione e di scadimento nella generica reazione avverso l’evoluzione dei costumi. Recentemente nel complimentarmi con una mia carissima amica madre di famiglia, ho colto in lei la capacità di trasmettere ai figli i valori della tradizione, coniugandoli però con la modernità: l’unica sfida ammissibile per evitare balzi all’indietro e salti nel buio.
L’ho presa su larga per arrivare a dire che non è abbracciando il reazionario Orban, tirando la giacca a Dio, garantendo lunga vita al governo che si affronta seriamente il problema della denatalità e si rimette al centro del campo la palla famigliare. Questa è propaganda. L’ennesima bufala socio-culturale di un governo penosamente alla ricerca del nuovo abbarbicandosi al vecchio.
Siamo tutti portati a piangere sui valori versati e a scaricarne la responsabilità sulla politica. La politica non s’immischi nelle coscienze, non pensi neanche per scherzo di difendere Dio (per cortesia non bestemmiamo!), ma si limiti a creare i presupposti per libere scelte di coscienza. Cosa vuol dire promuovere la famiglia? Tutto e niente! Mi sembra un modo per fare del fumo di fronte alla storia.