La morte del burattino fa comodo ai burattinai

La vendetta di Putin, abbattutasi inesorabilmente su Prigozhin e la mina vagante wagneriana, non fa che aggiungere un ulteriore pizzico di sconfortante ineluttabilità sulla guerra russo-ucraina e su tutte le guerre. Un criminale e impazzito personaggio è sfuggito di mano al dittatore russo: forse non aveva intenzione di arrivare al potere, ma solo di condizionarlo a proprio favore e in difesa della sua folle organizzazione militare. Il disordine è stato ripristinato e, sotto-sotto, tutti se ne rallegrano: le variabili impazzite nella loro impresentabilità danno sempre fastidio e quindi tutto è tornato sotto il controllo dei manovratori belligeranti e bellicisti più ortodossi.

In un’interessate intervista a Romano Prodi, Eugenio Fatigante di “Avvenire” ha chiesto a quello che giudico il personaggio politicamente più autorevole a livello europeo: “In questi 18 mesi, quando si è evocata la pace si è sempre stati tacciati di «posizioni filo-russe» o «filo-putiniane». É sbagliato parlare di pace?”. Prodi risponde: «La pace ha sempre la sua validità nella storia. Uno degli errori commessi finora è stato proprio quello di assimilare questa parola a una sorta di patto col diavolo. E si è persino cercato di definire ingenui coloro che parlano di pace. Il nostro obiettivo deve essere quello di riflettere su quali sono le condizioni per una possibile pace giusta e duratura».

Certo, nella misura in cui Vladimir Putin fa di tutto per assomigliare sempre più al diavolo, il discorso diventa sempre più problematico anche se imprescindibile. Intendiamoci bene, non è che gli altri protagonisti della scena politica internazionale siano degli stinchi di santo o degli angioletti, ma purtroppo si consolida lo schema di un Occidente salvatore della democrazia in guerra costante con il resto del mondo. Su questo schema punta comprensibilmente Zelensky, che rischia di trascinare nel gorgo della guerra infinita anche i suoi potenziali salvatori.

Dentro questa impostazione non mi trovo a mio agio, oserei dire che la rifiuto. E allora mi si dirà che sono un amico di Putin. A parte il fatto che in passato Putin ha goduto di parecchie amicizie occidentali ed europee in particolare, non si può ragionare in questo modo. Se c’è bisogno di fare dei patti col diavolo pur di salvaguardare anche uno straccio di pace o, per meglio dire, di una cessazione delle ostilità, ben vengano questi paradossali patti.

Ho da sempre considerato Putin uno dei più grandi criminali della storia e mi sono sempre stupito delle simpatie ed amicizie di cui godeva: erano evidentemente anche allora patti col diavolo. Il diavolo va bene quando serve e fa gioco, è da esorcizzare quando scompiglia i giochi. Incongruenze e incoerenze della realpolitik.

Non si alza nessuna autorevole voce, ad eccezione di quella di papa Francesco e di Sergio Mattarella, in favore dell’apertura di una seria trattativa di pace. Mi è stato riferito che il filosofo Massimo Cacciari, in un colloquio privato, abbia fatto discendere i mali della nostra epoca dalla mancanza di autorevolezza da parte delle classi dirigenti. Come italiani, in mezzo a tante vergognose pecche, abbiamo l’onore di poter contare su un Presidente della Repubblica in grado di tenerci sulla giusta strada: lo dobbiamo ringraziare, ma soprattutto ascoltare e seguire non solo con gli applausi, ma con l’adesione concreta alle sue indicazioni di altissimo livello e profilo.

La guerra russo-ucraina sta diventando la normalità dietro cui si nascondono le debolezze politiche, gli interessi più inconfessabili, le miopie strategiche e le irresponsabili inettitudini dei poteri dominanti. Di una cosa sono certo: non stiamo, nel modo più assoluto, difendendo la democrazia, stiamo soltanto galleggiando sul mare degli imperialismi. Speriamo almeno che i due imperialismi protagonisti di questa disgraziata fase storica, quello cinese in ascesa e quello statunitense in declino, trovino un modus vivendi in una sorta di do ut des di livello internazionale. Al momento non riesco a vedere cosa possa formare oggetto di questo scambio e temo che i reciproci negozi restino chiusi per mancanza di merce. A meno che non trovino motivo di accordo nell’eliminazione della pur potente bancarella russa, che rompe i cogliono, ma che detiene la bomba atomica. E l’Europa (Italia in primis) sta a guardare, anzi non sa e non fa che litigare.