La rosicata governativa

«Sono contento che anche il Presidente della Repubblica sia oggi sui luoghi alluvionati, come ha fatto tutto il governo e come ha fatto per due volte la presidente del Consiglio. Peccato che oggi non ci sia nessuno del governo a illustrare al Capo dello Stato le criticità, nessuno è stato invitato. Non fa niente, l’importante è arrivare ai risultati». Sono le parole il ministro della Protezione civile e delle politiche del mare, Nello Musumeci, dagli studi di RaiNews24, mentre è in corso la visita del presidente della Repubblica Mattarella in Emilia-Romagna per far visita alle popolazioni colpite dalle alluvioni, interfacciarsi con la cittadinanza e i sindaci dei comuni colpiti e a rendere omaggio ai volontari che hanno seguito le prime fasi dell’emergenza. E il ministro Musumeci, a chi gli chiede del perché non sia stato chiamato nessun esponente dell’esecutivo ad accompagnare la visita del Capo dello Stato, taglia corto: «Questo non lo so, nessuno è stato invitato». Non si è fatta attendere la risposta del Quirinale: «Il presidente della Repubblica nelle visite nei territori italiani non impone la presenza di esponenti del governo. Essa, peraltro, è sempre gradita dal Presidente Mattarella. È così da sempre, dall’inizio del primo settennato», ha detto il consigliere per la stampa Giovanni Grasso, che ha continuato: «Il Quirinale in occasioni del genere non ha mai fatto inviti. Ma se qualcuno vuol venire è benvenuto». (agenzia Open)

Quella del ministro Musumeci è un’uscita disgustosa, dettata da smania di protagonismo del governo, da ignoranza istituzionale, da faziosa concezione dei rapporti fra Stato e cittadini, da infantile bisogno di attenzione. Ha perso una buona occasione per stare zitto: forse passerà alla storia come “il pavone dell’alluvione”.

Guardando con commozione le immagini della visita del presidente Mattarella alle zone alluvionate, ai cittadini e a quanti si stanno impegnando in un’encomiabile azione di aiuto alle popolazioni, nonché le testimonianze di accoglienza entusiastica riservata al Capo dello Stato, mi sono detto come la gente abbia fiducia nella massima istituzione della nostra Repubblica e in colui che al meglio la sta rappresentando.

Non c’è bisogno dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica, Mattarella è connesso con tutta la popolazione, è accolto come l’autorità che non comanda ma è al servizio di tutti. Forse qualcuno ha notato in questo incoraggiante evento uno stop alle farneticazioni governative sulla riforma del nostro assetto costituzionale? Musumeci non ha potuto nascondere il disappunto del governo, che evidentemente si è visto scavalcato dal bagno di folla di Mattarella. Peggio per lui e per loro.

Per governare bisogna avere i voti: i partiti dell’attuale maggioranza parlamentare ne stanno raccogliendo parecchi dal residuale bigoncio elettorale, anche se è sempre più evidente come l’Italia sia governata dalla maggioranza di una sempre più ristretta minoranza.

Bisogna però anche esserne capaci: e qui il discorso si fa molto incerto e complicato tra dilettantismi, incoerenze e inadeguatezze, camuffati e coperti da slogan e proclami propagandistici. Cosa avrebbe detto il vice-premier nonché ministro delle infrastrutture se fosse stato invitato a partecipare alla visita di Mattarella?  Avrebbe potuto dare un eloquente segnale di vicinanza consistente nel progetto del ponte sullo stretto di Messina. Non oso immaginare come avrebbero reagito le popolazioni emiliano-romagnole. Matteo Salvini e c. dovrebbero essere grati al Presidente della Repubblica che li ha correttamente lasciati a casa, parando loro un gran brutto colpo.

Da ultimo non ultimo, sono necessari garbo e stile, le cose in cui è maestro assoluto Sergio Mattarella. La classe non è acqua e lo stile non si compra facendo la spola fra le capitali del mondo, sbruffoneggiando ai summit, coprendo l’antieuropeismo con l’americanismo, occupando i media. Lo stile, se uno/a non ce l’ha, non se lo può dare, anche se riuscisse ad ottenere il 100% dei voti.