Il fascismo non ebbe meriti

Ricordo i rari colloqui tra i miei genitori in materia politica: tra mio padre antifascista a livello culturale prima e più che a livello politico e mia madre, donna pragmatica, generosa all’inverosimile, tollerante con tutti. «Al Duce, diceva mia madre con una certa simpatica superficialità, l’à fat anca dil cozi giusti…». «Lasemma stär, rispondeva mio padre dall’alto del suo antifascismo, quand la pianta l’é maläda in-t-il ravizi a ghé pòch da fär…».

La colorita analisi paterna sul fascismo ha trovato un puntuale e definitivo riscontro nelle parole del Presidente Mattarella in occasione della celebrazione della giornata della memoria, vale a dire nel giorno in cui si ricordano in modo particolare le vittime della persecuzione contro gli Ebrei. Riprendo una breve sintesi dell’intervento che andrebbe centellinato e metabolizzato dai cittadini italiani: “Basta revisionismi. L’Italia deve ammettere le sue colpe. Il fascismo non ebbe meriti. Le leggi razziali sono una macchia infamante per il nostro Paese che, tutto e con rarissime eccezioni, si voltò dall’altra parte e divenne complice dello sterminio degli Ebrei”.

Il giudizio inappellabile e definitivo, lanciato molto opportunamente dal Capo dello Stato, consente di chiarire tre equivoci di fondo, che traspaiono, seppure in filigrana, dalla rivisitazione piuttosto ammorbidita della nostra storia e che, talora ne condizionano l’interpretazione autentica.

Il primo riguarda il giudizio sul fascismo che avrebbe fatto cose buone salvo poi rovinare tutto con le leggi razziali e con l’entrata in guerra al fianco dei nazisti. Non si arriva per caso a queste sciagurate scelte: di un percorso non può essere sbagliato solo l’arrivo, ma anche e prima di tutto la partenza e la percorrenza.

Ricordo un simpatico amico che raccontava di avere incontrato un suo conoscente sul sentiero che porta al rifugio Ciampedie in Val di Fassa, con tanto di ciabatte ai piedi. Quando ci incontravamo non poteva mancare l’eloquente battuta: «Al Ciampedie col savàti…». Se uno parte per una escursione in alta montagna deve scegliere l’abbigliamento adatto, deve conoscere il sentiero giusto, deve fare le opportune soste per recuperare le energie, deve concentrarsi sulla meta da raggiungere, non deve distrarsi, deve farsi accompagnare da una guida che lo consigli e lo rassicuri. Se non pone queste premesse e poi sbaglia strada e si perde o, nella peggiore delle ipotesi, precipita in un burrone, non può imprecare alla mala sorte, incolpare l’andamento atmosferico, rammaricarsi di aver messo un piede in fallo all’ultimo minuto.

Così come non potrà scaricare la colpa sulla guida che non conosceva il percorso o ne ha scelto uno rivelatosi totalmente errato. Il fascismo ha sbagliato ad allearsi con il nazismo, dicono alcuni sempliciotti, più o meno in buona fede. E con chi doveva allearsi, visto che sul piano storico ed ideale il fascismo era stato ispiratore del nazismo?

Mio padre spesso si lasciava andare a sintetizzare la parabola storica di Benito Mussolini, usando questa colorita immagine: «L’ à pisè cóntra vént…». Chi si comporta così non può pensare di uscirne asciutto e pulito…

Il secondo equivoco riguarda l’assegnazione della colpa del razzismo contro gli Ebrei al regime fascista, come se questo fosse stato calato dall’alto, come si fosse trattato di un evento imprevedibile ed inevitabile. Ci sono dietro appoggi, convenienze, omertà, complicità, opportunismi. Quanta gente con un po’ più di coraggio avrebbe potuto evitare o rimediare a certi orrori accaduti!

Il terzo errore storico è quello di riportare la responsabilità totale e globale della strage ebrea al nazifascismo. Certamente la culla dell’antisemitismo è stata la Germania, accompagnata dall’Italia. Ma quante nazioni sono state a guardare! Quante istituzioni si sono barcamenate (Chiesa cattolica compresa)! Quanti Paesi non hanno voluto ospitare gli Ebrei che fuggivano dalle persecuzioni. E tutto in base al solito e attualissimo ragionamento, propedeutico a tutti i razzismi, del “prima veniamo noi e vengono i nostri interessi, poi, caso mai…”.

Ci riscattano da tante responsabilità storiche tutti coloro che ebbero il coraggio di ribellarsi e di rischiare, andando contro corrente, sacrificando la propria vita, aiutando gli ebrei e quanti erano perseguitati dal regime. La Costituzione Italiana parte da loro, ecco perché è così bella!