Dall’omofobia all’omofollia

Ai tempi della mia lontana infanzia si giocava a scegliere la più bella attrice con cui idealmente accoppiarsi: l’imbarazzante alternativa era allora quella, ad esempio, tra Sophia Loren e Gina Lollobrigida. Un giochino stupido quanto innocuo, non certo il miglior approccio educativo al sesso femminile, ma solo un superficiale modo di sognare la donna ideale facendola corrispondere alla più bella ed affascinante delle attrice del grande schermo.

Al giorno d’oggi, durante un occasionale zapping pomeridiano, mi è capitato di assistere ad un’intervista della conduttrice de “La vita in diretta”, Francesca Fialdini (sono andato a scovarne il nome ed il profilo su internet e quasi me ne vergogno) a Cristiano Malgioglio, cantautore e paroliere, un personaggio scaduto dallo spettacolo all’avanspettacolo, catapultato nella odierna tv spazzatura. Si giocava più o meno con lo stesso spirito, con la differenza che i giocatori non erano bambini e che l’indice di gradimento era sessualmente capovolto: Malgioglio era invitato ad esprimere i suoi gusti e si confessava, scegliendo idealmente non un’attrice, ma il marito di un’attrice.

Sgombro subito il campo da un possibile equivoco: non ho niente contro l’omosessualità e ancor meno contro chi la dichiara e la vive apertamente. Non sopporto però l’esibizionismo sessuale sia di dritto che di rovescio. Ho sempre considerato che chi ostenta i gusti sessuali, come chi racconta con insistenza le proprie avventure, voglia solo colmare le lacune della propria esistenza. In poche brutali parole sono convinto che chi parla di sesso vuol dire che non lo pratica o con esso ha un rapporto problematico, altrimenti non avrebbe alcun bisogno di parlarne.

Ricordo come diversi anni fa il noto giornalista e scrittore Luca Goldoni mi avesse stupito affermando come non sopportasse che gli facessero fare la parte del guardone: lo disturbava persino sentire nella stanza d’albergo confinante le prorompenti e invadenti effusioni amorose. Bussava alla parete chiedendo un minimo di riservatezza e di discrezione: della serie fate l’amore senza clamore.

Immaginiamoci se possa essere accettabile giocherellare in chiave sia etero che omosessuale in video, enfatizzando i propri gusti e le proprie inclinazioni: il sesso è una cosa troppo seria per essere banalizzata fino a questo punto. Siamo ben oltre la pornografia, che ha una sua chiara fisionomia; qui trasferiamo il sesso dalla stanza da letto al salotto pomeridiano di una tv pubblica. Impera il cattivo gusto: la moglie dell’allora presidente Ciampi, tra le inopportune esternazioni sui generis da first lady, ne inserì una più che accettabile di condanna alla insopportabile televisione spazzatura. Non è ironia, non è leggerezza, è stupidità bella e buona.

Non sono mai stato un moralista, detesto il bigottismo religioso e civile, ho persino una certa qual tendenza alla trasgressione, ma l’altro giorno ho fatto il verso a Luca Goldoni: dopo essermi accorto dove si andava a parare, ho cambiato immediatamente canale. Resta però un piccolo particolare: i soldi del canone, anche i miei, che vanno a pagare una conduttrice penosa e danno spazio ad un penoso esibizionista. Potrò almeno reagire? Non pagare il canone è diventato (giustamente) quasi impossibile. Mi resta solo la possibilità di prendere sul serio chi (in qualche modo) lo mette in discussione.