La bile della glocalizzazione

In questo periodo si fa un gran parlare, peraltro in modo assai superficiale e giocherellone, di Catalogna, la regione che vorrebbe ottenere piena indipendenza dalla Spagna. Sapendo che Catalogna è anche il nome di un’erba commestibile, mi sono preso la briga di verificare su internet le sue caratteristiche: è una varietà di cicoria e, come erba amara, aiuta il lavoro del fegato ed in particolare stimola l’eliminazione della bile ed essendo ricca di fibre aiuta il benessere intestinale con effetto lassativo, tiene bassa la glicemia e contrasta l’assorbimento del colesterolo.

Un toccasana per me alle prese con problemi di smaltimento della bile. Non mi resta che farne largo consumo per verificarne le proprietà curative. Non so se ci sia un nesso fra questa erba quasi miracolosa e la regione della Catalogna: sembra uno scherzo del destino, probabilmente è solo una semplice ma strana coincidenza.

Fatto sta che la Catalogna, al contrario dell’omonima erba, sta creando seri problemi di bile al governo spagnolo e non solo. Non so come ne usciranno: probabilmente tutti indeboliti da una precipitosa e velleitaria vicenda, che parte dalla storia, ma va contro la storia.

Questa del separatismo catalano è una questione che si giustifica come reazione all’immanente globalizzazione in ricerca della cosiddetta glocalizzazzione. È pur vero che la storia viene dettata anche dai sognatori, i quali a distanza di tempo si trovano ad avere ragione delle loro fughe in avanti. Sarà il regionalismo associato al federalismo (due termini apparentemente contrastanti) a segnare il futuro europeo? La Scozia e la Catalogna vogliono l’indipendenza, rispettivamente dalla Gran Bretagna e dalla Spagna, ma desiderano ardentemente rimanere a pieno titolo ed a tutti gli effetti nella Unione Europea.

Il sistema economico vive con grande preoccupazione queste spinte e reagisce piuttosto male: fuga di aziende e di capitali. Il sistema politico si difende un po’ troppo burocraticamente, legge e costituzione alla mano. L’Europa sta a guardare non potendo e non volendo intromettersi nelle faccende interne di uno Stato membro. I media hanno trovato uno spazio in cui sbizzarrirsi nelle solite e superficiali scorribande. La popolazione sembra partecipare a livello di contrapposte tifoserie, che si alternano con oceaniche manifestazioni di piazza. Il Parlamento catalano fa più pena che simpatia, il governo spagnolo crea più perplessità che solidarietà.

Non ha senso disinteressarsi di queste vicende ritenendole un fatto localistico, insignificante e folcloristico. Oltre che essere globale il nostro mondo è molto interdipendente. La Catalogna si è spinta troppo avanti, anche se dimostra di non avere il coraggio di andarci fino in fondo: ha dichiarato l’indipendenza e contemporaneamente l’ha sospesa. Una mezza commedia che speriamo non si trasformi in tragedia. Certo il dittatore Franco avrebbe già risolto il problema: solo i dittatori riescono a tenere coperchiate le pentole del separatismo. Si pensi a Tito in Iugoslavia, all’Urss, ai regimi dell’Est europeo. La democrazia a volte resta vittima delle libertà che ripristina: le pentole si scoperchiano, ma rischiano di debordare…

Nell’opera lirica Bohème di Giacomo Puccini, l’attempato ed occasionale accompagnatore di Musetta, una ragazza ribelle e disinvolta, non sopporta il provocatorio e sensuale valzer cantato dalla stessa. «Quel canto scurrile mi muove la bile» dice con malcelato imbarazzo.

Quella pazza e scriteriata Catalogna sta muovendo la bile un po’ a tutti e ci vorranno caterve di (democratica) erba catalogna per scaricarla.