Ho un ricordo abbastanza preciso della mia vaccinazione antivaiolosa: non ricordo l’età (eravamo comunque all’inizio degli anni cinquanta), rammento lo stile arcigno dell’anziana dottoressa incaricata, la mia normale paura aumentata dagli strilli degli altri bambini vaccinati prima di me, le perplessità di alcune mamme molto simili a quelle odierne nei confronti dei vaccini, che nel frattempo sono fortunatamente cresciuti di numero e di efficacia.
Devo dire la verità: anche se non sono un credente assoluto nella scienza medica (la mia fede totale la ripongo, a fatica, solo in Dio), ritengo che il discorso dei vaccini non possa essere messo in discussione e che, quindi, il movimento no vax non abbia ragioni sostanziali e motivazioni plausibili. Puzza molto di strumentale la contrapposizione fra lo Stato che determina l’obbligo per i vaccini e alcune regioni (Veneto e Lombardia), che menano il can per l’aia e si schierano più o meno contro la coercizione e a favore del metodo del dialogo e del convincimento.
Mi sembra che la legge fissi un obbligo, oserei dire scontato, e preveda le eccezioni in casi particolari e motivati di incompatibilità, allergie e contro-indicazioni precise (al riguardo ne so qualcosa essendo un soggetto portatore di numerose allergie verso farmaci ed antibiotici). Non sono un costituzionalista, ma ritengo che queste possibili contrapposizioni legislative tra Stato e Regioni vadano eliminate: non è possibile che in Emilia le vaccinazioni siano obbligatorie mentre in Veneto no. Non si tratta di autonomia regionale, si tratta di demenziale governo della salute pubblica.
Tutti vogliono fare i primi della classe. Mi sembra che si debba portare almeno rispetto ai percorsi scientifici e agli scienziati che ci hanno messo a disposizione questi strumenti, senza voler invertire il progresso scientifico. Ma “il bello” viene quando ci scandalizziamo per la morte di una bambina a causa della malaria, buttiamo la croce addosso a chi non l’ha saputa difendere, analizzare e curare e poi, quando abbiamo gli strumenti per immunizzarci rispetto a certe malattie facciamo gli schizzinosi, gridiamo al golpe scientifico, agli sporchi interessi dell’industri farmaceutica, alla violazione della libertà.
Abbiamo il gusto della polemica fine a se stessa, vogliamo la botte piena e la moglie ubriaca, politicizziamo tutto, persino i vaccini, e poi ci lamentiamo della politica invadente; vagheggiamo un governo di tecnici e poi ai tecnici non crediamo nemmeno se trattasi di autorevolissimi esponenti della comunità scientifica; ci lamentiamo dei ministri inconcludenti e fannulloni e poi se osano intervenire su questioni di primaria importanza ci appelliamo all’autonomia regionale e alla libertà personale; non ci rassegniamo (giustamente) a morire di malattia e poi non vogliamo prevenire le malattie stesse, temendo i rischi di vaccini e farmaci di cui peraltro facciamo un uso personale spropositato e ingiustificato; vogliamo sempre trovare un colpevole (il sistema sanitario ha indubbiamente parecchie colpe), poi, quando si vogliono mettere in atto barriere contro i rischi di infezioni pericolose o letali, arricciamo il naso e tiriamo in ballo l’impurità dei vaccini (chi deve controllare lo faccia, ma è tutto un altro discorso: sarebbe come rifiutarsi di mangiare la carne perché in certi casi è stata trovata inquinata.
C’è però anche uno strano link fra i due discorsi, quello dei vaccini e quello della malaria: qualcuno infatti è arrivato al punto da lasciare intendere che la morte della bambina per malaria possa essere in qualche modo conseguenza deleteria della vaccinazione a cui era stata sottoposta. Non capisco quale possa essere il collegamento, forse lo scombussolamento del sistema immunitario potrebbe avere esposto la piccola a questa contaminazione? Siamo ad un passo dal fanatismo, dall’isteria. Sotto sotto ci puzza di politica, infatti qualcun altro non esita a colpevolizzare i migranti rei di esportare malattie in cambio della nostra accoglienza. Cosa importa se la malaria si contrae dagli insetti? Le zanzare killer sarebbero al seguito dei profughi. Siamo a metà strada fra la follia e la demagogia. Di questo passo moriremo tutti di fame, di malattie e di paure. E ce lo saremo ampiamente meritato.