Ma liberaci da Google

Io non guardo la pubblicità, cambio canale. Io non vado al supermercato, scelgo lo scaffale. Non vado nei negozi, uso internet, faccio gli acquisti on line e decido io quel che voglio. Pie illusioni. Il consumismo ci perseguita con le sue regole rivedute e scorrette. Scaffali reali o virtuali, siamo sotto una dittatura inesorabile che ci impone cosa acquistare e quindi, in un certo senso, come vivere, perché nella nostra mentalità la vita dipende dai beni materiali su cui possiamo contare.

Resistenza? Passiva: non guardare la televisione, non connettersi ad internet, andare nel negozio sotto casa gestito da un amico di provata onestà, aborrire supermercati, ipermercati, centri commerciali, etc. La ritengo assurda, ci alienerebbe ancora di più.

Attiva: spostare il discorso dai beni materiali a quelli immateriali, educazione, cultura, arte, solidarietà sociale, equità, altruismo. La ritengo difficile, ma possibile, forse l’unica difesa personale, ma può diventare collettiva nella misura in cui imposta i rapporti su una diversa scala di valori.

Se ne è parlato in un gruppo di amici in vena di riflessioni esistenziali. Le agenzie educative (famiglia, scuola, parrocchia, centri sociali, associazioni varie) sono spiazzate o addirittura soppiantate dal mondo dei social network. Bisogna avere la masochistica pazienza per aspettare che la vita con le sue “disgrazie” renda la sua giustizia educativa a suon di sofferenze e di batoste?

Sì, anche, però in attesa che la vita si rifaccia viva, bisogna combattere la “perdente” ma “vincente” battaglia dei valori o meglio della critica ai falsi valori, tramite la proposizione di quelli autentici. Gara durissima, conflittuale, impegnativa allo spasimo.

Una ricetta rasserenante: rassegnarsi ai tempi lunghi di una semina a fecondità differita. Ci siamo passati tutti. Gli insegnamenti ci davano e ci danno fastidio, urtano i nervi, vengono rifiutati. Alla lunga riemergono, magari nel frattempo sono avvenuti disastri.

Una ricetta impegnativa: gli insegnamenti non valgono niente se non sono accompagnati da concrete testimonianze di vita vissuta. Quale credibilità ha sul piano educativo una famiglia in cui i genitori non si rispettano, in cui il denaro arriva per vie traverse, in cui il benessere economico è perseguito a tutti i costi, in cui il lavoro serve solo a fare carriera?

Mi capita spesso di riguardare la mia esistenza col senno di oggi: un disastro! Come è stata possibile una successione di cavolate così insistente e consistente? E domani sarà ancora così? Attenzione, perché il fuoco dell’esperienza dovrebbe purificare, ma può anche distruggere.

“Vale più un caffè bevuto in compagnia di amici, che la lettura di un libro”: così dice sostanzialmente Ermanno Olmi in una sua stupenda provocazione. A vivere non si impara con i libri, la vita la si costruisce con i rapporti umani. E allora non c’è Google che tenga.