La nebbia milanese di Pisapia

E Pisapia cosa farà? Gli riuscirà il miracolo di compattare il centro-sinistra o finirà col dividere la sinistra? Temo che lo sferragliare contro il Pd abbia ben pochi contenuti programmatici, mantenga solo una vaga somiglianza con la contrapposizione tra sinistra rivoluzionaria (?) e sinistra riformista, riciclata in drastico confronto tra riformismo radical-identitario e pragmatismo social-liberale, sia invece soprattutto una “crociata” di notabili gelosi del proprio ruolo e insofferenti al parvenu fiorentino. I Bersani, i D’Alema, i Letta, i Prodi, financo i Veltroni, seppure con sfumature e storie diverse, si sentono prìncipi rottamati e passano il tempo ad escogitare come tornare in auge e riconquistare la loro nobiltà decaduta. Il resto è fuffa ambiziosa e pretenziosa che teme insignificanza ed emarginazione.

So di essere molto categorico e sgarbato in questa mia analisi, ma sinceramente non riesco a trovare la polpa nel dibattito a sinistra   del Pd. Penso che Giuliano Pisapia sia, fra tutti, l’unico a cui stia veramente a cuore rinverdire i fasti identitari e le spinte ideali dell’area della sinistra, ma se vuole essere il sacerdote credibile del tempio riformatore, dovrebbe preoccuparsi di chiarire alcune questioni.

Innanzitutto non dico che dovrebbe cacciare i mercanti dal tempio, ma ridurli al ruolo di sagrestani sì. Lasci perdere i personaggi alla ricerca della ribalta, si preoccupi piuttosto di scrivere una nuova commedia.

Prima di dedicarsi al copione bisognerà però chiarire alcune contraddizioni. Faccio qualche esempio. Se nel nuovo campo progressista ci possono stare Bruno Tabacci e Lorenzo Dellai, non vedo sinceramente la necessità di prendere drasticamente le distanze da Matteo Renzi. Se nella sua interessante, ma a mio giudizio sopravvalutata, esperienza amministrativa milanese aveva il consenso della borghesia milanese e dei cattolici moderati (non tanto quello degli operai), perché pestare l’acqua nel mortaio della nostalgia ideologica e sociale? Se non vuole escludere nessuno dal suo problematico rassemblement, perché tanto accanimento alternativista verso il Pd? Se ha votato Sì al referendum per le riforme costituzionali, perché incarnare quello che sembra il processo della restaurazione della sinistra immobilista e conservatrice? Se vuole aprirsi alle esperienze civiche in gestazione a livello periferico, perché non riconoscere che il Pd alle ultime elezioni amministrative ha fatto in molti casi la scelta di appoggiare liste civiche, mentre l’articolo 1 Mdp interpreta questa linea come debolezza politica e addebita come perdita elettorale tout court l’ovvia osmosi verificatasi nelle urne? Se vuole tenere almeno una linea di rispetto verso il Pd, perché strizzare l’occhio alle sue minoranze interne (se sono loro a immischiarsi, abbia il coraggio di rimandarli a casa…)? Se vuole rifondare la sinistra in Italia, non parta dalla politica ma dalle risposte concrete ai problemi fondamentali con cui bene o male il Pd ha cercato di fare i conti, come partito e come governo. Mi piacerebbe infatti capire se ci sia omogeneità sul come affrontare il discorso immigrazione e sicurezza tra i potenziali aderenti a “Futuro prossimo” che rischia di diventare “Presente remoto”.

Ammetto che Matteo Renzi abbia sbagliato e forse stia ancora sbagliando creandosi un po’ troppi nemici a sinistra (mi riferisco soprattutto, ma non solo, ai sindacati), non vorrei però che in alternativa si volessero coltivare troppe ingombranti e frenanti amicizie (l’Ulivo e l’Unione fallirono sostanzialmente per questo motivo… D’Alema lo ha sempre sostenuto, ma ora gli viene comodo dire l’esatto contrario). Non si limiti a dare qualche sforbiciatina sull’estrema sinistra: sono sicuro che daranno molto più fastidio alla sua strategia Bersani e c. che non Vendola e c.

Se non esce da questo imbuto, Giuliano Pisapia arriverà a costituire un partito del 10%, dopo avere rotto i rapporti a sinistra e condannato la sinistra stessa alla minoranza perpetua. A ben poco servirà ritorcere le accuse su Matteo Renzi: è un gioco infantile e disastroso al massacro. Serve alla indubbia verve politica dalemiana, ma non serve alla sinistra o al centro-sinistra come dir si voglia. Se nella mia modesta posizione di uomo di sinistra, che ragiona con la sua testa, posso permettermi di dargli un consiglio, gli chiederei di riflettere al di là delle telefonate immaginarie, dei botta e risposta mediatici, delle primarie velleitarie, delle convention premature, dell’antiberlusconismo scaduto, degli slogan improvvisati, etc. etc.