Questione di gusti

Sono sempre stato e sempre sarò affascinato dalle belle donne, ma credo di riuscire a non farmi condizionare dalla bellezza femminile a livello dei miei giudizi politici. Nel pormi di fronte alle vicende pseudo-politiche della ministra Maria Elena Boschi non penso proprio di essere fuorviato dal suo avvenente aspetto fisico, peraltro degno di nota ed ammirazione (finalmente donne in politica e…belle).

Nella severità, scantonante in cattiveria, con cui viene squalificato a priori il suo operato, non escludo ci sia una punta di invidia che la bellezza femminile attira inevitabilmente su di sé: cosa si crede di essere questa Boschi, solo perché è bella…

Nel formulare il suo giudizio sulla vicenda delle ipotetiche interferenze bancarie della ministra, il giornalista Marco Travaglio ha esordito così: «È una questione di gusti: tra Ferruccio De Bortoli e Maria Elena Boschi scelgo il primo». Si riferiva alla credibilità dei due personaggi. Non ho aspettato oltre, ho cambiato canale, perché ritengo non si possano commentare i fatti partendo dalle aprioristiche simpatie verso i protagonisti e/o dai giudizi a monte sulle persone coinvolte.

Se ho intuito bene, questa pagina del vangelo secondo Travaglio parte dalla stima nei confronti di un autorevole collega e dalla disistima verso un’esponente politica, maturate sulla base dei trascorsi professionali dell’uno e dell’altra. De Bortoli avrebbe dimostrato nella sua vita di essere sincero, Boschi invece avrebbe accumulato un bagaglio di menzogne o quanto meno di contraddizioni ed incoerenze. Tutto da dimostrare.

Non credo sia il caso di avventurarsi nei percorsi etico-giudiziari del pur bravo Marco Travaglio: ne lascio a lui tutta la responsabilità personale e la correttezza professionale. Mi preme invece respingere sdegnosamente il modo approssimativo e superficiale con cui si accosta la politica: un politico è falso e censurabile a prescindere. Se si tratta poi di una bella ragazza e di un’amica di Matteo Renzi…

Non so come finirà questa vicenda. È partita dal nulla abilmente confezionato   e probabilmente finirà nel nulla tristemente verificato. In mezzo però ci sta il deterioramento del dibattito politico, favorito dalla supponenza e strafottenza dei media. Brutti episodi di processi sommari se ne sono visti parecchi nella storia. Che mi preoccupa tuttavia è la sistematizzazione del pregiudizio a cui siamo arrivati, che oltre tutto rischia di togliere efficacia alle sacrosante e motivate denunce del malaffare purtroppo esistente e dilagante.

Pensiamo a quel che sta combinando Trump. Secondo gli aggressivi e sommari parametri vigenti a livello di stampa d’assalto, dovrebbe essere bruciato sul rogo della cattiva politica. Metaforicamente parlando, lo meriterebbe e non ne sarei certamente dispiaciuto. Siccome però lui è furbo, parte sempre con lo squalificare in anticipo i media. Come dargli torto, dopo aver sentito la bestemmia giornalistica di Travaglio.