Matteotti, Mattarella e poco più

Ho seguito con grande commozione la cerimonia celebrativa del centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti alla presenza delle massime cariche dello Stato. Mi sono emozionato fino alle lacrime riascoltando il suo ultimo intervento in Parlamento, quel coraggioso intervento che segnò la sua condanna a morte e che dovrebbe far riflettere: egli infatti seppe vedere con lucidità e lungimiranza il disastro antidemocratico che stava succedendo con l’avvento del fascismo.

Queste doverose rievocazioni non dovrebbero essere vissute solo come un formale tuffo antifascista nel passato, ma anche e soprattutto come una provocatoria nuotata antifascista nel presente. Ed eccoci allo spirito di contraddizione che emergeva: in prima fila un presidente del Senato che detiene con gelosa e demenziale cura un busto di Mussolini (è detto tutto!), un capo del governo che non si dice antifascista e che non ha il coraggio di recidere le proprie radici culturali che affondano nel neofascismo, una premier che presiede un governo che ripercorre  in modo inquietante strade rivedute e scorrette di stampo fascista (anche se l’intellighenzia con la puzza sotto il naso tende a negarlo), un governo sostanzialmente assente pochi giorni prima alla celebrazione dell’anniversario dell’attentato fascista di piazza della Loggia a Brescia, un governo che fra i suoi esponenti vanta la presenza di Isabella Rauti, figlia di tanto neofascista.

Mi sembra doveroso riportare di seguito il curriculum giudiziario di Pino Rauti.

Il 4 marzo 1972 il giudice Giancarlo Stiz, di Treviso, emette mandato di cattura contro Rauti per gli attentati ai treni dell’8 e 9 agosto 1969. Successivamente l’incriminazione si estenderà agli attentati del 12 dicembre (tra cui la strage di piazza Fontana), per cui fu anche incarcerato alcuni giorni, venendo scarcerato il 24 aprile 1972, prima di essere eletto deputato. Nel 1974, con la rivoluzione dei garofani in Portogallo, viene scoperta l’organizzazione eversiva internazionale fascista Aginter Press, con la quale ha stretti rapporti anche Rauti attraverso l’agenzia Oltremare per la quale lavora. Nessuna di queste inchieste ha mai accertato qualche reato a suo carico.

Successivamente Pino Rauti fu inquisito per la strage di piazza della Loggia a Brescia e in merito il 15 maggio 2008 è stato rinviato a giudizio.  Assolto “per non aver commesso il fatto” il 16 novembre 2010: nelle richieste del pm Roberto Di Martino, per quanto concerne la posizione di Pino Rauti, il pm chiede l’assoluzione, affermando che la sua è una “responsabilità morale, ma la sua posizione non è equiparabile a quella degli altri imputati dal punto di vista processuale. La sua posizione è quella del predicatore di idee praticate da altri ma non ci sono situazioni di responsabilità oggettiva. La conclusione è che Rauti va assolto perché non ha commesso il fatto”. (da Wikipedia)

Quando le telecamere andavano su Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e altri personaggi assai poco raccomandabili a livello di antifascismo (non so se Isabella Rauti fosse presente), provavo un senso di disagio per loro (ci vuole un bel becco di ferro…) e scattava in me un senso di repulsione. Non è possibile assistere a uno scempio istituzionale di questo genere: al posto di Mattarella mi sarei alzato e me ne sarei andato o, meglio, avrei fatto sloggiare gli “usurpatori”.

Ormai però queste cose non le sente e non le dice (quasi) nessuno, nemmeno l’opposizione: Elly Schlein forse non può capire gli affronti al passato, ma non reagisce nemmeno a quelli al presente. Un tempo i parlamentari della sinistra non avrebbero partecipato a questa manfrina o almeno si sarebbero fatti accompagnare da una presa di posizione ufficiale. Invece applausi scroscianti in gran parte ipocriti o di mera circostanza.

Cosa avrebbe detto oggi Giacomo Matteotti? Cosa direbbe? Questo ci dobbiamo chiedere, questo gli dobbiamo. E il popolo italiano cosa ne pensa? Lascia fare tutto al Presidente della Repubblica sentendosi da lui rappresentato? Non basta! Possibile che non ci sia un sussulto di dignità per chi tace e un rossore di vergogna per chi acconsente?

Purtroppo alla cerimonia tenutasi alla Camera dei Deputati troppi rappresentanti delle istituzioni erano fuori posto; la politica era sostanzialmente assente mentre la storia gridava; la gente era distratta dalle stronzate di turno o dalle riforme del cavolo mentre da parte di Matteotti e delle  vittime di piazza della Loggia si chiedeva discretamente (pensate un po’…) memoria attiva e condivisa; solo Sergio Mattarella garantiva la fedeltà all’antifascismo del passato remoto, del passato prossimo, del presente e del futuro. Non è un caso che dia fastidio a livello personale, politico e istituzionale. Le stanno studiando tutte per farlo fuori.