I vasi comunicanti del coraggio politico

Se a destra i diritti civili sono una sorta di tabù clericaleggiante, a sinistra con Elly Schlein rischiano di essere un totem assorbente e totalizzante. La segretaria nuova di zecca del Partito Democratico ha una sensibilità particolare su questa delicata tematica, che riguarda la difesa delle persone omosessuali, la possibilità di contrarre matrimonio tra le persone dello stesso sesso e di adozione per le coppie omossessuali, la tutela giuridica delle coppie di fatto, la legalizzazione delle droghe leggere, il ricorso al testamento biologico (senza arrivare al suicidio assistito e all’eutanasia) e le tecniche di procreazione medicalmente assistita.

Si preannunciano battaglie molto pressanti su questi problemi ad opera della segreteria piddina, particolarmente vicina alle istanze del movimento Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender).  Se ne è avuto un congruo acconto col certificato europeo di riconoscimento dei figli delle coppie omosessuali, scansato pretestuosamente dal centro-destra e colto al volo da Elli Schlein, che è scesa anche in piazza a favore di questo provvedimento.

Questo impegno così deciso e indiscutibile non dico che faccia storcere il naso in casa PD, ma certamente suscita qualche perplessità soprattutto nei cattolici aderenti al partito. Personalmente ho da sempre una mentalità molto aperta su queste problematiche sia in campo squisitamente religioso, che, a maggior ragione, in campo civile e legislativo. Mi permetterei di consigliare però a Elly Schlein di usare un po’ di prudenza anche perché la complessità e la delicatezza di questi argomenti la impongono. Eviti di esagerare e di trasformare il PD in agente propagandistico di Lgbt: cerchi cioè di affrontare questi temi con la giusta razionalità e di tradurli in equilibrate e realistiche iniziative legislative ed amministrative. Si tratta di questioni difficili da generalizzare e quindi da discernere con molta calma, sensibilità e realismo. Sono convinto che il Paese su queste cose sia più avanti della politica, ma non bisogna farne bandiere per catturare consensi o battaglie di puro scontro con la destra (non aspetta altro).

Altro campo di grande sensibilità schleiniana riguarda l’ecologia e tutto il discorso della difesa della natura e del territorio, dell’inquinamento, delle fonti energetiche etc. etc. Anche qui non occorre strafare, magari ripiegando su un ecologismo da salotto e/o scadendo nel cosiddetto cretinismo ecologico, ma usare il coraggio dei nervi distesi per avviare concretamente processi di conversione economica e di trasformazione comportamentale.  Elly Schlein su questo terreno non troverà tanto perplessità interne al partito, ma preoccupazioni di ordine sociale, occupazionale e industriale. Tutti sono d’accordo, ma, quando si comincia a fare sul serio, escono tutte le contraddizioni di una politica che non vuol scontentare nessuno.

L’ultimo, ma certamente non ultimo, capitolo, è quello sociale: lavoro, immigrazione, lotta alla povertà, uguaglianza ed equità, istruzione, sanità, etc. etc. A monte di questo blocco di problemi inserirei, non a caso, il discorso della pace, da cui discendono a cascata molti effetti sull’assetto sociale della nostra comunità.  In questo caso mi permetto di consigliare un surplus di coraggio: è inutile continuare ad appiattirsi sulle armi all’Ucraina, sulla pedissequa fedeltà alla Nato e sulla adesione ad un’Europa succube degli Usa. Occorrono iniziative nuove e pacifiche all’insegna della ricerca di equilibri di pace e non di guerra. Non si deve avere paura di usare coraggio e fantasia: qui il consenso popolare non avrebbe e non avrà limiti. La gente non si farà scrupolo di appoggiare una forza politica che impronti i suoi programmi alla progressiva smilitarizzazione, al dialogo a livello europeo ed internazionale, alla ricerca di strategie di pace.

Se c’è fin troppo coraggio nel campo dei diritti civili bisognerebbe aggiungerne parecchio in campo sociale. Elly Schlein non abbia timore di essere criticata e catalogata come pacifista, demagogica e non sufficientemente governista. La politica ha bisogno di pacifismo e di attenzione ai poveri: se non è sinistra questa… E chi non sarà d’accordo – al di là della inevitabile ricerca degli equilibri interni, che non devono però andare a scapito di trasparenza e confronto – si accomodi pure in qualche altro partito o schieramento. A questi insoddisfatti abbia la cortesia di augurare buon viaggio di andata senza ritorno.