L’autoritratto di La Russa e il busto di Mussolini

Ho letto con sbigottimento i principali passaggi dell’intervista che il Presidente del Senato Ignazio La Russa ha rilasciato nella rubrica “Belve” su Rai2: una fila di cazzate simili è veramente difficile da inanellare. Questo signore dà sempre l’impressione di essere psicologicamente troppo euforico: forse dopo le sue performance bisognerebbe sottoporlo a controllo anti-doping nel suo e nel nostro interesse. Non è possibile infatti che un uomo investito della seconda carica dello Stato si comporti in questo modo. Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere a crepapelle.

«Qualche volta temo che Berlusconi sia consigliato, con l’età uno cambia. Credo che se Berlusconi deve essere consigliato, c’è qualcosa che non quadra. Non si è mai fatto consigliare». Se proprio vogliamo metterla sul piano dell’arteriosclerosi più o meno galoppante, parecchi dubbi sorgono anche su La Russa. Chi la dice l’aspetti, la prima gallina che canta ha fatto l’uovo, chi è senza sclerosi lanci la prima invettiva.

«Il vaffa di Berlusconi in Aula era per Giorgia, lo dico per la prima volta, per i paletti per la Ronzulli come ministro. Silvio comincia a capire che Giorgia non è una ragazzina cresciuta troppo in fretta, ma un leader di Stato. I rapporti con Berlusconi sono ottimi. Ho gioito molto per l’assoluzione. Non l’ho chiamato perché ho pensato fosse stato preso d’assalto, ma lo farò nei prossimi giorni». Anch’io comincio a capire: che stiamo toccando il fondo della politica. Ad un buffone che sa fare il suo mestiere si contrappone un aspirante buffone: bella combinazione, non c’è che dire. Agli italiani piace il circo.

«Mules…come si chiama? Mulè! Non mi è simpatico, io lo dico. Non ho nemici, ma non mi è simpatico». Questo è fairplay istituzionale? Mulè, vice-presidente della Camera nonché esponente di primo piano di Forza Italia, è servito. Non ne farà un dramma, forse stare antipatico a La Russa è un punto a suo favore, tuttavia siamo veramente ridotti molto male. Se questo è il vertice delle nostre Camere, della Camera Alta in particolare, vuol dire che siamo caduti molto in basso.

«Io amo il genere femminile…Il livello estetico delle donne del centrodestra è diminuito, è aumentata la qualità, la capacità. A sinistra non guardo… La parità in politica non si ottiene con le quote rosa. Si otterrà quando una donna grassa e scema rivestirà una carica importante. Perché ci sono uomini grassi, brutti e scemi che ricoprono ruoli importanti».  Roba da osteria! Mancano solo i rutti e le pernacchie e poi c’è proprio tutto.

«Accetterei con dispiacere la notizia di un figlio gay: come se fosse milanista, diverso da me. Un padre etero vorrebbe che il figlio fosse come lui». Qui il discorso si fa pesante, raggiunge l’acme del cattivo gusto e della mancanza di rispetto alle persone. Non resta che adottare la regola dei cortigiani mantovani verso Rigoletto, “coi fanciulli e coi dementi spesso giova simular”…

«Mi rimprovero di aver mostrato il busto di mio padre di Mussolini, ora lo vuole mia sorella, dice che papà l’ha lasciato a noi. Ora ce l’ha mia sorella». È l’unico discorso politico fatto in questa intervista. Una sorta di lapsus freudiano, un errore involontario causato da un conflitto psichico presente nell’individuo. In parole povere Ignazio La Russa non abbandona certe nostalgie. Che coerenza! Complimenti!