L’alunna Cocomeri e il bidello Overdosi

Il naufragio dei migranti a Cutro «ha coinvolto la commozione intera del nostro Paese» ma ora «il cordoglio deve tradursi in scelte concrete e operative da parte di tutti: dell’Italia per la sua parte, dell’Unione Europea e di tutti i Paesi che ne fanno parte». Dopo a tragedia sulle coste calabresi, Sergio Mattarella non si è limitato a rendere omaggio alle vittime, ma ha così lanciato il suo appello intervenendo all’inaugurazione dell’Anno Accademico all’Università degli studi della Basilicata. «Questa è la risposta vera da dare a quello che è avvenuto», ha insistito – tra gli applausi dei docenti e degli studenti – nelle ore in cui il governo annunciava che giovedì prossimo il Consiglio dei ministri si terrà proprio a Cutro. Il presidente della Repubblica ha anche riportato alla mente le immagini degli afghani che due anni fa, dopo il ritorno al potere dei talebani, presero d’assalto l’aeroporto di Kabul implorando un passaggio aereo per mettersi in salvo e «quanto il nostro Paese ha fatto per portare in Italia tutti i cittadini afghani che avevano collaborato con la nostra missione. Non abbiamo lasciato nessuno – ha sottolineato – li abbiamo accolti tutti». Quelle scene di disperazione, ha aggiunto, «ci fanno comprendere perché intere famiglie, persone che non vedono un futuro, cercano di lasciare – con sofferenza come sempre avviene – la propria terra per cercare un avvenire altrove, una possibilità di un futuro altrove» (dal quotidiano Avvenire).

Il Presidente della Repubblica, oltre che interpretare il sentimento del popolo italiano, ha colmato le gravi lacune governative: da una parte il silenzio della premier Meloni, dall’altra il vergognoso parlare del suo ministro Piantedosi.  Giorgia Meloni si è accorta che con impareggiabile discrezione e correttezza il Capo dello Stato sta facendo il controcanto del governo, dandogli un’autentica lezione etica, istituzionale e politica? La sua risposta sembra limitarsi ad un’uscita governativa, tardiva e smaccatamente propagandistica, in quel di Cutro. Come minimo avrebbe dovuto smentire categoricamente il suo (non certo mio) ministro, se non addirittura chiedergli le dimissioni. Avrebbe dovuto prendere in mano la situazione per appurare, al di là delle indagini giudiziarie, come siano andati i fatti al fine di rilevare, con estrema celerità e chiarezza, eventuali responsabilità dirette e/o indirette da parte della compagine ministeriale e della macchina dei soccorsi da essa dipendente.  Ho ascoltato con doverosa e sofferta pazienza la ricostruzione del ministro Piantedosi nell’informativa al Parlamento e ne sono rimasto profondamente deluso per la scarsa sensibilità umana e politica, per il tono freddo ed autoassolutorio adottato, per la reticenza visibile almeno in filigrana (qualcosa quella triste notte non è andato nel verso giusto, lo nota chiunque ed è inutile nasconderlo): sembrava un robot con la sua intelligenza artificiale piuttosto che un ministro dotato di cuore e cervello.

Il governo sembra incallirsi nella difesa d’ufficio di una linea programmatica velleitaria (la guerra agli scafisti), sfuggente (tutta colpa della UE), demagogica (fermare le partenze e ostacolare gli arrivi dei disperati), contraddittoria (rapporti privilegiati con i Paesi europei più insensibili al discorso dell’immigrazione), insulsa (scontri polemici con Francia e Germania) e inconcludente (l‘ondata migratoria non si ferma con i “decreti-cazzata” contro le Ong). Sull’attuale governo non possono essere scaricate tutte le annose responsabilità inerenti la (non) gestione dell’immigrazione, ma l’aria che tira è decisamente peggiorata a tutti i livelli e in tutti i sensi e, come minimo, bisogna chiarire se qualcuno, come si suol dire, ha ballato o sta ballando nel manico e se si voglia o meno smettere di non affrontare il fenomeno, sottovalutandolo (persino dal punto di vista umanitario), tergiversando burocraticamente, voltandosi politicamente dall’altra parte e scaricando le colpe sulla UE come se fosse un corpo a noi estraneo. A quanto pare i 98 sopravvissuti al naufragio sarebbero, secondo la denuncia dei legali e l’interessamento delle Ong, trattati come animali, ospitati nell’ex Cara con panchine al posto dei letti e bagni promiscui: in condizioni disumane. Dopo quanto successo, la cosa diventa oltre modo pazzesca e suona come un’autentica presa in giro a Mattarella e al suo accorato invito alla concretezza. Qualcuno, che può, faccia qualcosa!

Papa Francesco all’Angelus domenicale ha detto testualmente: «Esprimo il mio dolore per la tragedia avvenuta nelle acque di Cutro, presso Crotone. Prego per le numerose vittime del naufragio, per i loro familiari e per quanti sono sopravvissuti. Manifesto il mio apprezzamento e la mia gratitudine alla popolazione locale e alle istituzioni per la solidarietà e l’accoglienza verso questi nostri fratelli e sorelle e rinnovo a tutti il mio appello affinché non si ripetano simili tragedie. I trafficanti di esseri umani siano fermati, non continuino a disporre della vita di tanti innocenti! I viaggi della speranza non si trasformino mai più in viaggi della morte! Le limpide acque del Mediterraneo non siano più insanguinate da tali drammatici incidenti! Che il Signore ci dia la forza di capire e di piangere».

La premier Giorgia Meloni ha affermato di accogliere l’appello del Pontefice: “Facciamo nostre le parole del Santo Padre. Impiegheremo tutte le forze necessarie”, ha assicurato. Plaude alle parole del Papa anche il leader della Lega Matteo Salvini. Hanno preso la palla al balzo, vale a dire l’invettiva contro i trafficanti di esseri umani per trovarvi un’autorevole ed alta conferma nei confronti delle intenzioni e delle azioni governative. E chi non è contro gli scafisti? C’è un piccolo particolare: non ci si può illudere di risolvere il dramma umano delle migrazioni partendo dalla fine vale a dire da chi specula criminalmente sulle disgrazie altrui. Bisogna agire sulle cause di queste disgrazie e aiutare le vittime a salvarsi senza cadere nella rete dei trafficanti.

La furbizia sulle parole del Papa è poi veramente sgradevole ed inaccettabile. Mi permetto di citare di seguito alcune prese di posizione del pontefice in merito al problema dei migranti. Consiglio a Giorgia Meloni e Matteo Salvini di rileggersele e di interrompere il demenziale tentativo di tirare dalla propria parte papa Francesco. A tanto può arrivare la pochezza della politica di questo governo.

«Respingere i migranti è un atto di guerra»

«Perdonate l’indifferenza di chi teme i cambiamenti di vita e di mentalità che la vostra presenza richiede. Trattati come un peso, un problema, un costo, siete invece un dono. Siete il ponte che unisce popoli lontani e religioni diverse».  

«Cosa succede al mondo di oggi che, quando avviene la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarla, ma, quando avviene la bancarotta dell’umanità del dramma dei migranti, dei rifugiati e degli sfollati, non c’è quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto? E così il Mediterraneo è diventato un cimitero e non solo il Mediterraneo…».

Quelli che arrivano in Europa scappano dalla guerra o dalla fame. E noi siamo in qualche modo colpevoli perché sfruttiamo le loro terre, ma non facciamo alcun tipo di investimento affinché loro possano trarre beneficio. Hanno il diritto di emigrare e hanno diritto ad essere accolti e aiutati. (…) Certo non è semplice integrare una persona senza dimora, perché ognuno di loro ha una storia particolare. Per questo bisogna avvicinarsi a ciascuno di loro, trovare il modo per aiutarli e dare loro una mano».