Giorgia vuò fà l’americana

Nell’ormai lontano novembre del 2020 avevo ingenuamente e speranzosamente salutato la salita di Joe Biden alla Casa Bianca come una sorta di riscossa valoriale democratica dopo la deriva cinica e populista di Donald Trump. Devo purtroppo registrare una crescente delusione di cui soffre il mondo intero. Faccio di seguito riferimento agli ultimi fatti di una catena perniciosa senza sbocco e senza fine.

Ho letto, con una certa curiosità mista ad ansia, il documento in dodici punti formulato dal leader cinese Xi Jinping, finalizzato ad aprire un dialogo di pace dopo il tragico impasse della guerra russo-ucraina. Non brilla certo per chiarezza e schiettezza, ma contiene in nuce alcuni principi (rispetto della sovranità, abbandono della mentalità da guerra fredda, cessazione delle ostilità, risoluzione della crisi umanitaria, protezione dei civili e dei prigionieri di guerra, sicurezza delle centrali nucleari, promozione della ricostruzione postbellica), che potrebbero costituire la premessa per, come dice Romano Prodi, un “pre-dialgo” tra Cina, Usa, Russia ed Europa.

Non ho capito, né dal punto di vista strategico, né sul piano tattico, l’acida ritrosia americana tesa a lasciar cadere nel vuoto questo pur timido accenno al confronto. Persino Zelensky ha espresso qualche cauta apertura. Biden non ne vuole sapere. Non solo si è rifiutato in blocco il documento, ma addirittura si è insinuato il dubbio che la Cina stia facendo il doppio gioco fornendo armi alla Russia e si è minacciata l’adozione di sanzioni nei confronti della Cina stessa. Tutto finito ancor prima di nascere…

E l’Europa? Trattata da Biden come un servo sciocco. Come interpretare infatti il recente viaggio di Biden in Ucraina, ma soprattutto quello in Polonia (il versante europeo più esposto verso l’invadenza russa), se non come un provocatorio scavalcamento della UE, ridotta a mera cassa di risonanza della politica statunitense. Ha perfettamente ragione il già citato Romano Prodi a chiedersi perché, visto che era nelle vicinanze, Biden non abbia ritenuto opportuno fare un salto a Bruxelles, almeno per informare direttamente l’Europa di quanto stanno (s)combinando gli Usa.

Dove vuol parare Biden? A una “guerricciola” (si fa per dire) calda e infinita per tenere sul filo del rasoio la Russia e spaventare la Cina sulla pelle di quanto rimane dell’Ucraina e dell’Europa? A meno che non stia scattando il meccanismo del “chi disprezza compra” tra i guardoni Usa e la puttanesca Cina. Tutto è possibile! Mentre la Cina sotto-sotto punta a spartirsi il mondo con gli Usa ed a fagocitare quanto prima la Russia del dopo-Putin, Biden sotto-sotto è d’accordo, anche se teme la forza cinese e quindi lascia che il tempo ne logori le smanie economiche esterne e ne faccia esplodere le contraddizioni politiche interne.

Ultimo colpo per rimanere delusi.  Biden sembra intenzionato ad affrontare il problema migratorio nei rapporti col Messico alla Trump, alla Piantedosi per dirla all’italiana. Col pugno duro, risuscitando i muri, tornando al “prima noi e poi gli altri”.  Vuoi vedere che non solo Giorgia Meloni sarà accettata obtorto collo, ma addirittura portata ai sette cieli oscuri di Joe Biden.

Se è vero come è vero che il nostro premier crede nell’Europa fino a mezzogiorno, verrà ampiamente confortata dal momento che Biden ci crede fino alle undici e trenta; se è vero come è vero che Giorgia Meloni ha un debole per gli Stati europei sovranisti, Biden non è da meno e si è messo infatti a flirtare a più non posso con la Polonia; se il presidente del Consiglio italiano non prova grande simpatia per Francia e Germania, ha probabilmente tutta la solidarietà di Biden, che mal sopporta le pur timide velleità anti-Nato di tali Paesi.

Persino la politica migratoria del governo Meloni potrebbe essere rivalutata dagli Usa. Le armi all’Ucraina avrebbero il loro tornaconto politico. Altro che realpolitik, siamo arrivati al più cinico filo-americanismo in combutta col più scettico filo-europeismo. Siamo al più vomitevole bellicismo del “molti nemici molto onore”? In fin dei conti non mi stupisco di Giorgia Meloni, per la quale Mussolini era un buon politico per tutto quello che ha fatto per l’Italia, ineguagliato da nessun politico negli ultimi cinquant’anni (meno male). Mi stupisco (?) degli Usa, ma forse la storia va riletta. Più ci penso e più mi accorgo che il grande Giuseppe Dossetti avesse mille ragioni a nutrire seri dubbi sulla Nato. Vinse la visione di Alcide De Gasperi. Al riguardo un po’ di dossettismo di ritorno non ci farebbe male del tutto.