Un batter di ciglia per alzare le ciglia

Ogni e qualsiasi ragionamento politico parte dalle bollette e arriva alle bollette. Tutto ruota interno all’aggravio dei costi energetici. Chi non le cita non è serio e credibile, anche perché, udite-udite, agli italiani non interesserebbe la politica, ma il peso delle bollette sui bilanci famigliari e aziendali.

Che gli italiani non siano dei mostri di acutezza politica è dimostrato dal fatto che avevano al governo uno stimato ed autorevolissimo personaggio anche e soprattutto a livello europeo e mondiale e hanno premiato nelle urne le forze politiche che lo hanno fatto cadere. Guardando le manifestazioni di gratitudine della Ue, rivolte a Mario Draghi all’atto della sua uscita di scena, mi sono detto: cosa penseranno in giro per il mondo degli italiani che non hanno esitato a farlo fuori? Meglio lasciar perdere…

Dalla schizofrenia elettorale al menefreghismo politico però ce ne passa. Non credo che gli italiani siano talmente tonti e sprovveduti da pensare che le bollette viaggino su un binario separato rispetto alla politica. Quindi mi rifiuto categoricamente di credere che siano disinteressati ai contrasti interni alla maggioranza di governo, alla diversità di vedute relativamente alla guerra in Ucraina, ai rapporti fra Italia ed Europa, alle tentazioni sovraniste presenti, checché se ne dica, nel pensiero della destra che si accinge a governare, alla competenza ed esperienza di chi ci governerà.

Se può essere vero che si è votato al buio, non è detto che si continui a vivere al buio. Gli italiani hanno indirettamente acconsentito a che la politica sfrattasse Draghi dalla paura di essere da lui messa da parte per lungo tempo. Ora la politica è tornata in pompa magna e bisognerà fare i conti con essa nel quotidiano, visto che non la si è voluta o potuta valutare a livello di sacrosanti ed inevitabili massimi sistemi.

E allora teniamoci le pur spassose e scettiche “occhiate” di Silvio Berlusconi in chiara ed attendista perplessità, che la dicono lunga sulla tenuta del governo. Continuiamo a convivere con le provocatorie e scorrette “sparate” di Matteo Salvini e con i suoi gabinetti a latere, abbozzati in netta controtendenza rispetto alle avvisaglie governative di Giorgia Meloni.

Prepariamoci a parecchi conflitti d’interesse latenti in certi ministri. A tal proposito fa sorridere l’intransigenza di Giorgia Meloni rispetto alla velleitarie difese berlusconiane a livello di ministero della Giustizia per poi cadere sulle bucce di banana dello stabilimento balneare di Daniela Santanché, ministra del Turismo,  e di Guido Crosetto, ministro della Difesa che conosce il settore a menadito per la sua esperienza pluriennale da presidente di Aiad, la federazione confindustriale che cura gli interessi delle aziende del settore dell’aerospazio e della difesa.

Registriamo con rassegnazione il ritorno delle abbuffate a livello di sottogoverno per compensare l’andata di certe sbrigative rottamazioni. Tutto come da copione dilettantesco. Gli interessi berlusconiani, dopo essere stati espulsi dalla porta del ministero della giustizia, ammesso e non concesso che Carlo Nordio non sia in perfetta sintonia con la visione pseudo-garantista del cavaliere, stanno ritornando dentro dalla finestra del sottosegretariato alle telecomunicazioni. La scorpacciata di vice-ministri e sottosegretari è servita a placare gli appetiti dei vincenti/perdenti. Qualcuno osserva che, tanto, è sempre stato così. Appunto. C’era bisogno di appoggiarsi al post-fascismo per cambiare tutto affinché nulla cambi?

E l’Europa si accontenterà delle giravolte frettolose di Giorgia Meloni comunque condizionate dalle code di paglia berlusconiane e salviniane e dai suoi trascorsi imbarazzanti, dalle simpatie di Paesi e leader assai poco europeisti e democratici? Qualcuno sostiene che la Ue sarebbe talmente debole e frazionata da non poter scagliare pietre contro il governo Meloni: della serie tutto il mal non vien per nuocere, in una vergognosa gara al ribasso. Stiamo passando da un premier italiano che ha spinto sull’europeismo ad uno che frena sulla stessa strada.

Sarebbe il caso di dire che la politica cattiva fa le bollette cattive e non che le bollette cattive scacciano la politica cattiva. Gli italiani, prima o poi, lo capiranno e forse alzeranno paradossalmente le ciglia assieme a Berlusconi e magari urleranno “aridateci er puzzone”.