La meglio gioventù

Ho la netta impressione (e sotto-sotto la speranza) che la questione giovanile aperta scriteriatamente dal governo possa diventare una sociale buccia di banana su cui fare una benefica caduta. Forse la destra ha impostato una partenza maldestra, iniziando da un terreno molto delicato, che tocca nel vivo della nostra complessa società: la questione giovanile, che non può essere affrontata con piglio esclusivamente repressivo pena lo scoppio di proteste a catena.

Innanzitutto si sta facendo d’ogni erba un fascio (non è un termine allusivo…), mettendo insieme le manifestazioni studentesche e i rave party, escludendo i raduni di stampo fascista e i disordini degli ultras del tifo calcistico: bastone per la protesta degli studenti, intento punitivo per la trasgressione giovanile conviviale, omertosa carota di accondiscendenza per i rigurgiti nostalgici, vergognosa tolleranza per il clima violento nelle curve degli stadi.

Innanzitutto emerge un inconfutabile ed inaccettabile “pluripesismo” opportunistico, discriminatorio e fazioso. Il mondo giovanile viene approcciato in modo spietatamente critico quando mette in discussione le regole del perbenismo politico e sociale, viene silenziosamente accettato quando rientra nei canoni e nei riti della società consumistica e parodistica. Il potere non è infatti disturbato dai casinisti degli stadi, funzionali alla filosofia pallonara, né dai fascisti di ritorno, testimoni di un passato da giubilare, ma da chi osa mettere in discussione certe norme di comportamento conformista.

Il governo Meloni ha inviato una sorta di ultimatum ai giovani: la pacchia è finita, o vi mettete in riga o avrete dure conseguenze. Se proprio volete sfogarvi andate a tifare in curva negli stadi o a farneticare nei raduni della nostalgia.

Se aspettiamo che il governo venga messo alle strette dall’opposizione parlamentare ci dobbiamo rassegnare ad un ventennio (è un termine allusivo…), fatto di ordine pubblico da una parte, di inequità e diseguaglianza sociale dall’altra. Le tre minoranze politiche, che per la verità sarebbero maggioranza numerica, si stanno crogiolando in una diatriba sul sesso del centro-sinistra mentre la destra di Giorgia Meloni sta per espugnare la cittadella costituzionale.

Non resta che “la sperànsa di malvestìi ca faga un bón invèron”. Il buon inverno forse ce lo possono far sperare i giovani che non si rassegneranno tanto facilmente all’aria che tira. Sono (quasi) sicuro che alla prima cazzata in chiave meritocratica del ministro dell’istruzione scoppierà il finimondo della scuola e non basteranno i manganelli della polizia a contenere la protesta. Sono altrettanto (quasi) sicuro che alla prima cazzata del ministro (o ministra come dir si voglia) per la famiglia, la natalità e le pari opportunità scoppierà il finimondo del Lgbt e non basteranno i bacchettoni cattolici per venire in soccorso del governo Meloni-Ruini. La società civile, non trovando adeguata rappresentanza politica, saprà farsi valere direttamente. Persino i sindacati potrebbero aver qualche rigurgito di vitalità. Almeno lo spero.