Alla spasmodica ricerca di una pace pulita

La via della pace non si percorre con le armi. La voce del popolo che invoca il cessate il fuoco arriva da Roma dove si sono radunati migliaia di cittadini, attivisti e membri del mondo associativo e della società civile per la manifestazione nazionale apartitica promossa dalle principali reti del movimento per la pace: Rete italiana pace e disarmo, Campagna Sbilanciamoci!, AOI (Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale), #StopTheWarNow. Sono circa 600, in totale, le realtà che hanno aderito alla mobilitazione per chiedere un immediato cessate il fuoco, un negoziato per la pace, il bando di tutte le armi nucleari e la solidarietà per il popolo ucraino e per le vittime di tutte le guerre. (Avvenire)

Incredibile ma vero! Cosa ha fatto notizia per questo meraviglioso evento? La partecipazione alla manifestazione di Enrico Letta col suo sgangherato PD e di Giuseppe Conte col suo presuntuoso M5S. Quanto alle 600 realtà sociali, chi se le caga? Questa, signore e signori, è la nostra informazione!

Per non parlare della contro-manifestazione milanese di Renzi e Calenda, che è sembrata fatta apposta per distinguersi politicamente a tutti i costi e per lanciare la candidatura di Letizia Moratti a presidente della regione Lombardia, a prescindere dalle bombe, dai morti, dai lutti, dalla guerra e dalla pace.

Enrico Letta evidentemente si è ricordato di essere segretario di un partito di sinistra, forse ha capito, con grave e colpevole ritardo, che atlantismo non fa necessariamente rima con pacifismo (si rilegga al riguardo la storia del neoatlantismo, di Fanfani, Mattei, La Pira). Senza considerare che l’appiattimento sulla linea bellicista del governo Draghi non ha certamente pagato a livello elettorale. Ma questo è il meno. Il più viene da un tunnel in cui ci siamo infilati senza il minimo accenno critico verso una situazione disastrosa.

Poi Giuseppe Conte: deve capire che non si baratta la contrarietà all’invio delle armi all’Ucraina con un piatto di consensi elettorali. La pace è un discorso molto più serio e impegnativo. Pur dando atto ai grillini di aver saputo esprimere qualche timido dissenso in merito alla deriva bellicista europea ed occidentale, non penso che essi possano rappresentare quel mondo che ha finalmente deciso di scendere in piazza, a dispetto di quanti sostengono che il farlo non serva a nulla e sia meglio legare l’asino dove vuole il padronale antiputinismo storicamente tardivo, diplomaticamente miope, umanamente strumentale, sostanzialmente bellicista.

Che dire a Carlo Calenda e Matteo Renzi? Di smetterla di fare i furbetti del “terzopolino”, usando in tal senso persino la guerra e la pace. Ma mi facciano il piacere…E pensare che, come direbbe mio padre con una colorita espressione dialettale, «I ‘n é miga du gabiàn…». Non ho approfondito e stabilito da dove venisse questo suo modo di dire: probabilmente il richiamo al “gabbiano” era dovuto al fatto che questo strano uccello si diverte a rovistare nella spazzatura, nel “rudo” e quindi non dimostra di essere un mostro di furbizia.

Mi ritrovo nella posizione di chi dice basta! Contro chi sostiene di voler di difendere l’Ucraina ad oltranza, ma in realtà difende un assetto mondiale che non regge ed in cui anche l’Ucraina, se non cambiamo le cose, verrà prima o poi risucchiata nonostante le armi a disposizione. C’è in atto l’intenzione di trasformare la guerra in una dogmatica difesa dell’Ucraina senza pensare che l’Ucraina non si può difendere solo con le armi. La grande manifestazione, pur avendo una valenza politica, era una forte provocazione culturale sul modo di essere di fronte alla realtà internazionale. Sta alla politica a livello italiano ed internazionale prendere atto, cambiare visione e registro.

La presenza cattolica nella suddetta manifestazione è stata molto rilevante anche se giustamente non egemonica. Il mondo cattolico più avanzato ed impegnato può dare e sta dando un contributo alla pace. Il papa non manca occasione per distinguersi dal rassegnato ripiegamento sugli schemi di guerra. Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna nonché presidente della Conferenza Episcopale Italiana nel suo messaggio al manifestante per la pace scrive:

«Quante volte devono volare le palle di cannone prima che siano bandite per sempre?». «Quante orecchie deve avere un uomo prima che possa sentire la gente piangere?». «Quante morti ci vorranno finché non lo saprà che troppe persone sono morte?». «Quando sarà che l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare?». Io, te e tanti non vogliamo lutti peggiori, forse definitivi per il mondo, prima di fermare queste guerre, quella dell’Ucraina e tutti gli altri pezzi dell’unica guerra mondiale. Le morti sono già troppe per non capire! E se continua, non sarà sempre peggio? Chi lotta per la pace è realista, anzi è il vero realista perché sa che non c’è futuro se non insieme.

È la lezione che abbiamo imparato dalla pandemia. Non vogliamo dimenticarla. L’unica strada è quella di riscoprirci “Fratelli tutti”. Fai bene a non portare nessuna bandiera, solo te stesso: la pace raccoglie e accende tutti i colori. Chiedere pace non significa dimenticare che c’è un aggressore e un aggredito e quindi riconoscere una responsabilità precisa. Papa Francesco con tanta insistenza ha chiesto di fermare la guerra.

Poco tempo fa ha detto: «Chiediamo al Presidente della Federazione Russa, di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte e chiediamo al Presidente dell’Ucraina perché sia aperto a serie proposte di pace». Chiedi quindi la pace e con essa la giustizia. L’umanità ed il pianeta devono liberarsi dalla guerra. Chiediamo al Segretario Generale delle Nazioni Unite di convocare urgentemente una Conferenza Internazionale per la pace, per ristabilire il rispetto del diritto internazionale, per garantire la sicurezza reciproca e impegnare tutti gli Stati ad eliminare le armi nucleari, ridurre la spesa militare in favore di investimenti che combattano le povertà.

E chiediamo all’Italia di ratificare il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari non solo per impedire la logica del riarmo, ma perché siamo consapevoli che l’umanità può essere distrutta. Dio, il cui nome è sempre quello della pace, liberi i cuori dall’odio e ispiri scelte di pace, soprattutto in chi ha la responsabilità di quanto sta accadendo. Nulla è perduto con la pace. L’uomo di pace è sempre benedetto e diventa una benedizione per gli altri. Ti abbraccio fraternamente».

Possibile che solo le più alte gerarchie della Chiesa abbiano il coraggio di fare queste proposte? Silvio Berlusconi, nei suoi senili vaneggiamenti, ha recentemente affermato, nel contesto di un discorso rubato alla privacy politica, che nel mondo non esistono leader che possano prendere in mano la situazione tragica in cui versiamo. Poi è caduto, come al solito, nel basso della sua smisurata egolatria, aggiungendo, fra il serio e il faceto, di fare eccezione a questa drammatica regola con la sua saggezza e autorevolezza. Io preferisco considerare una vera e non buffonesca eccezione: papa Francesco! Se Berlusconi mi ascoltasse, risponderebbe: “Sì, hai ragione: io e il papa!”. E intanto le bombe continuano a cadere e siamo alla penosa ricerca di quelle sporche, come se ne esistessero di pulite.