Nonostante l’indulgenza plebaria e patriziaria

Nell’Aula del Senato, durante il dibattito sulla fiducia al governo Meloni, ha preso la parola l’ex magistrato Roberto Scarpinato. Il neo-senatore M5s ha pronunciato un intervento che è suonato come una dura requisitoria e ha fatto innervosire la premier Giorgia Meloni, che ha replicato con durezza. Ha spiegato che il fascismo in Italia si è trasformato in quel neofascismo che fu alla base della strategia della tensione e dello stragismo in Italia e che la mafia è ancora ben lungi dall’essere debellata in questo Paese anche per le protezioni politiche che continuerebbe a ricevere. “Signor presidente del Consiglio, il 22 ottobre scorso lei e i suoi ministri avete prestato giuramento di fedeltà alla Costituzione. Molti indici inducono a dubitare che tale giuramento sia stato sorretto da una convinta e totale condivisione dei valori della Costituzione e dell’impianto antifascista e democratico che ne costituisce l’asse portante”, afferma Scarpinato. Poi prende di mira quel “neofascismo, che si è declinato anche nella costituzione di formazioni politiche, variamente denominate, che sin dai primi albori della Repubblica hanno chiamato a raccolta e coagulato tutte le forze più reazionarie del Paese per sabotare e sovvertire la Costituzione del 1948, anche con metodi violenti ed eversivi, non esitando ad allearsi in alcuni frangenti persino con la mafia”.

Scarpinato ha sforato il suo tempo. Il presidente Ignazio La Russa concede due minuti in più ma nel centrodestra il nervosismo è evidente. I temi toccati da Scarpinato scatenano le critiche del centrodestra. Ma quando lui chiude il suo intervento i senatori del M5S scattano in piedi per applaudirlo e applausi arrivano anche dai banchi del Pd.

Roberto Scarpinato, del cui intervento consiglio la lettura integrale, contravvenendo al paradossale patto del politicamente corretto, si è permesso di sfogliare l’imbarazzante e vomitevole album dell’estrema destra italiana, di cui, volenti o nolenti, è erede il partito di Fratelli d’Italia con la sua leader Giorgia Meloni.

Come ha reagito la maggioranza di governo? “Sconcertano le parole di Scarpinato al suo esordio in Senato”, risponde a stretto giro il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. “Ed è motivo di riflessione il fatto che abbia ricoperto a lungo incarichi di vertice nella magistratura. Penso che sarà opportuno nel corso della legislatura ricordare in Aula circostanze riguardanti anche Scarpinato. L’Italia dovrà riflettere su vicende che alcuni ignorano, taluni accantonano, ma alcuni di noi conoscono e avranno modo di illustrare all’Aula e agli italiani”. Ha replicato anche la premier Giorgia Meloni: “Al senatore Scarpinato dovrei dire che mi dovrei stupire di un approccio così smaccatamente ideologico. Ma mi stupisce fino a un certo punto perché l’effetto transfert che lei ha fatto tra neofascismo, stragi e sostenitori del presidenzialismo è emblematico del teorema di parte della magistratura, a cominciare dal depistaggio e dal primo giudizio sulla strage di via d’Amelio. E questo è tutto quello che ho da dire”. (La Repubblica)

Evidentemente la verità fa male ed infatti la risposta lascia intendere, peraltro in modo assai confuso e piuttosto estemporaneo, una vendetta a base di vicende oscure a livello di magistratura, in cui, secondo le ventilate sbrigative ricostruzioni, sarebbe coinvolto Roberto Scarpinato: della serie “ognuno ha i suoi scheletri nell’armadio”. Fin qui il dibattito in Senato. Ma la vicenda non finisce qui.

Sta per essere nominato il nuovo capo-gruppo al Senato di Fratelli d’Italia, essendo il precedente entrato a far parte del governo come ministro. Si fa il nome di Isabella Rauti alla quale è stato chiesto se fosse d’accordo sulla presa di distanza di Giorgia Meloni da tutti i totalitarismi, fascismo compreso. Ha risposto: «Se sono disposta a ripetere le parole di Giorgia Meloni sul fascismo? Io non sono costretta a ripetere nulla e posso anche non dire nulla su questa cosa». Così la senatrice di Fratelli d’Italia, Isabella Rauti, fuori Palazzo Madama, che ha preferito non commentare la presa di distanza della presidente del Consiglio sul fascismo. “Se sarò la prossima capogruppo? Questa cosa verrà stabilità successivamente. Per ora, in quanto Vicario, esercito le funzioni di capogruppo”, ha concluso. (Il Fatto Quotidiano)

Isabella Rauti ha un suo album di famiglia. È figlia di Pino Rauti. Non è bello che le colpe dei padri cadano sui figli, ma un brevissimo excursus su tanto padre mi sembra inevitabile. Al riguardo faccio riferimento di seguito a quanto riporta Wikipedia su questo oscuro personaggio.

Giuseppe Umberto Rauti, detto Pino è stato un politico e giornalista italiano, segretario nazionale del Movimento Sociale Italiano dal 1990 al 1991, del Movimento Sociale Fiamma Tricolore dal 1995 al 2002 e del Movimento Idea Sociale dal 2004 al 2012.

(…)

Il 4 marzo 1972 il giudice Giancarlo Stiz, di Treviso, emette mandato di cattura contro Rauti per gli attentati ai treni dell’8 e 9 agosto 1969. Successivamente l’incriminazione si estenderà agli attentati del 12 dicembre (tra cui la strage di Piazza Fontana), per cui fu anche incarcerato alcuni giorni, venendo scarcerato il 24 aprile 1972, prima di essere eletto deputato. Nel 1974, con la rivoluzione dei garofani in Portogallo, viene scoperta l’organizzazione eversiva internazionale fascista Aginter Press, con la quale ha stretti rapporti anche Rauti attraverso l’agenzia Oltremare per la quale lavora. Nessuna di queste inchieste ha mai accertato qualche reato a suo carico.

Successivamente Pino Rauti fu inquisito per la strage di Piazza della Loggia a Brescia e in merito il 15 maggio 2008 è stato rinviato a giudizio. Assolto “per non aver commesso il fatto”, il 16 novembre 2010 con la sentenza numero 2 della Corte d’Assise di Brescia ai sensi dell’articolo 530, comma 2 del codice di procedura penale. Nelle richieste del pm Roberto Di Martino, per quanto concerne la posizione di Pino Rauti, il pm chiede l’assoluzione, affermando che la sua è una “responsabilità morale, ma la sua posizione non è equiparabile a quella degli altri imputati dal punto di vista processuale. La sua posizione è quella del predicatore di idee praticate da altri ma non ci sono situazioni di responsabilità oggettiva. La conclusione è che Rauti va assolto perché non ha commesso il fatto”.

Non so se Roberto Scarpinato abbia degli scheletri nell’armadio, bene ha fatto comunque a rinfrescare la memoria agli italiani e a quanti, più o meno in buona fede, liquidano il passato con un’alzata di spalle. La destra italiana continua imperterrita a trascinarsi dietro inconfutabili collegamenti col fascismo e non basta certo una vittoria elettorale per cancellare la storia. “Una macchia è qui tuttora…Via, ti dico, o maledetta!… (Macbeth, Verdi-Piave, atto quarto).