Le post-ideologie contagiose

«Gli errori (orrori) riguardano il comunismo: una rivoluzione emersa come potenza liberatrice si è rovesciata e corrotta nella più tetra e lugubre delle oppressioni.

Il regime sovietico è crollato; quasi scomparsi dalla faccia della terra o in via di radicali trasformazioni (e deformazioni: ad esempio, in Cina) sono sia il suo tipo di comunismo sia altri tipi. Ma attenzione perché il comunismo è una risposta sbagliata, ma il drago che ha affrontato è vivo, anche se ha cambiato pelle, i problemi che ha enunciato e cercato di risolvere sono veri (anche se si evidenziano in modo strutturalmente diverso) e, nel quadro del capitalismo (tardo capitalismo) si sono aggravati. Sono i problemi della ingiustizia, orrenda, gravissima che vige nei rapporti tra gli esseri umani, dello sfruttamento di molti a vantaggio di pochi, che vuol dire miliardi di vite triturate nelle rotelle dell’ingranaggio che produce benessere sufficiente a tacitare le nostre coscienze, e opulenza nonché potere di dominio del mondo (anche con l’uso della guerra) nelle mani di pochissimi.

Certi diritti oggi (o almeno sino a ieri) considerati ovvi, furono conquistati a prezzo di dure e sofferte lotte: senza l’incitamento del movimento socialista, tutto ciò non sarebbe accaduto.

Il comunismo, accusato di ridurre l’essere umano a solo fatto economico, in realtà fa da specchio al modo in cui va il mondo: non siamo oggi (in democrazia) assuefatti a vedere valutare tutto sul piano del mercato?!

Non rimpiangiamo il comunismo, ma abbiamo l’onere di rispondere ai problemi che affrontò, di trovare vie più umane di economia e società; il suo fallimento ci interpella: “cercate ancora!”».

Ho richiamato queste poche ma incisive note sul crollo del comunismo, riprendendole da Maria Cristina Bartolomei, docente di filosofia e teologa, così come pubblicate diversi anni fa in un articolo su “Iesus”, perché la storia non può essere semplificata più di tanto senza nulla togliere a chi vuole guardare avanti. In questi giorni al congresso del partito comunista cinese è avvenuto un fatto curioso ed agghiacciante ad un tempo.

“Hu Jintao, già presidente della Cina da 2003 al 2013, è stato portato fuori dalla cerimonia di chiusura del XX congresso del partito comunista. Non è chiaro cosa abbia causato questa decisione. La scena è stata ripresa dalle telecamere dei media internazionali ammessi nell’auditorium della Grande sala del popolo. Hu era seduto alla sinistra del presidente Xi Jinping quando è stato raggiungo da un commesso, che ha cercato di farlo alzare prendendolo per un braccio. Dopo una breve conversazione con il premier Li Keqiang, Hu ha lasciato il proprio posto con sguardo spaesato e spaventato. Inutile il suo tentativo di portare via alcuni fogli che erano sulla scrivania: Xi Jinping senza scomporsi lo ha impedito e Hu è stato scortato fuori dalla sala.

L’ex presidente è stato allontanato poco prima che i 2300 delegati votassero all’unanimità il sostegno alla leadership di Xi. Per questo, una delle ipotesi è che Hu sia stato allontanato per una presunta opposizione al presidente. Li Zhanshu, uno dei sette componenti del Comitato permanente del Politburo, è sembrato preoccupato per quanto stava accadendo. Per questo ha cercato di alzarsi, ma è stato trattenuto da Wang Huning, altro membro del Comitato. Tutta la prima fila della sala è rimasta impassibile, con gli occhi rivolti alla platea e non all’ex presidente, che dopo essere stato portato via è scomparso. Anche su Weibo, il Twitter cinese, non è più possibile trovare Hu Jintao: il suo profilo è oscurato dal Great Firewall. Nel frattempo, Xi Jinping è pronto a ricevere il 23 ottobre il terzo mandato alla guida del partito.

Si svolgeva l’ultima seduta plenaria dei delegati del XX Congresso nazionale del Partito comunista cinese (Pcc): durante l’assemblea sono state votate le liste dei componenti del Comitato centrale e della Commissione centrale per l’ispezione disciplinare, la potente e temuta anticorruzione del Pcc. Quattro degli attuali sette membri del Comitato permanente del Politburo uscente sono stati esclusi dal nuovo Comitato centrale del Partito comunista cinese: si tratta del premier di Keqiang, di Li Zhanshu, di Han Zheng e di Wang Yang, considerato alla vigilia uno dei possibili candidati a raccogliere la premiership nel nuovo quinquennio.

Il Congresso ha approvato un emendamento che modifica la Costituzione del Partito comunista cinese e consolida lo status di Xi come “nucleo” del partito. Inoltre, il Partito comunista cinese ha sancito la sua ferma opposizione all’indipendenza di Taiwan nella sua Carta fondamentale. Il congresso “accetta di includere nella Costituzione del partito” varie dichiarazioni, tra cui quelle sulla lealtà politica e militare e sulla costruzione di forze armate di livello mondiale, nonché quella sulla “opposizione risoluta per scoraggiare i separatisti che cercano ‘l’indipendenza di Taiwan’“(Il Fatto Quotidiano).

Ebbene, in Cina il comunismo è rimasto politicamente intatto rinunciando ad ogni e qualsiasi implicazione socio-economica e diventando una sorta di capitalismo comunista, mettendo insieme tutti i peggiori difetti dei due sistemi storicamente ed ideologicamente antagonisti e cancellandone i pregi (?). In Russia il comunismo ha preso la scorciatoia dell’autocrazia più o meno mafiosa, cavalcando il più bieco degli imperialismi sotto la copertura storico-culturale del ritorno al disegno della “Grande Russia”.

Questi sono gli attuali frutti guasti del comunismo. Alla lunga e faticosa evoluzione democratica pensata ed avviata da Michail Gorbaciov si è preferito il reazionario e sbrigativo ripiegamento sui mostri del putinismo e del “cinesismo”.

I Paesi rientranti nell’orbita dell’ex Unione Sovietica, con il crollo del muro di Berlino, sono andati in libera uscita, ma sono ancora alla ricerca della democrazia in un tourbillon pseudo-democratico, nazionalista e sovranista. Anziché essere contagiati in senso democratico dai Paesi europei, diventati frettolosamente loro partner, rischiano di contagiare l’Europa assecondandone una sorta di paradossale onda nera.

Sono finite le ideologie, ma i virus ideologici sono rimasti attivi con le loro varianti da cui non si riesce a difendersi: al vaccino delle cortine di ferro si stanno sostituendo gli antivirali delle guerre a pezzetti. La guerra fredda era certamente un equilibrio internazionale inaccettabile. Ora la guerra è rimasta, non è più fredda, è calda, anzi caldissima. La democrazia va a ramengo un po’ dappertutto, anche in Italia. Il comunismo e il capitalismo hanno i secoli contati.