Quando le radici non affondano nella Costituzione…

Se una persona non conosce o addirittura rifiuta la lingua italiana, sarà molto difficile che possa comunicare e rapportarsi correttamente e costruttivamente con i suoi connazionali: non si potranno capire se non tramite il linguaggio dei gesti.

Gli italiani hanno scelto la destra e la stanno approcciando e giudicando sulla base di impressioni peraltro molto sbrigative e frettolose. Nei commenti, anche i più altolocati e raffinati, anche quelli degli avversari politici, non trovo un filo di ragionamento logico: si parte dal fondo e allora tutto diventa relativo ed ammissibile.

Il tetto all’uso del denaro contante può essere un incentivo all’evasione fiscale, all’esportazione illegale di capitali ed al riciclaggio, ma può essere anche un modo per sveltire e incentivare i consumi; un drastico freno all’ingresso degli immigrati è un ragionevole modo per combattere gli scafisti e gli sfruttatori, ma finisce con l’essere la supina accettazione di una logica anti-umana, che costringe a morire annegati i più disgraziati o a vivere in un lager i più fortunati; accostare “ministerialmente” istruzione e merito vorrebbe significare che nella scuola all’impegno dello Stato per garantire il diritto allo studio deve corrispondere quello degli studenti a raggiungere gi obiettivi scolastici, ma potrebbe anche sottintendere una politica dell’istruzione meritocratica e discriminatoria; manganellare gli studenti, che protestano ai limiti della legalità, può essere un modo per difendere i diritti di tutti ad esprimere le proprie opinioni, ma può diventare anche un modo violento  per spegnere sul nascere ogni protesta; alleggerire il carico fiscale può costituire una boccata d’ossigeno per chi ha redditi insufficienti, ma può anche essere un regalo inopinato per chi ha redditi più che sufficienti; difendere il diritto alla vita è un obiettivo sacrosanto, ma se una donna, per motivi seri, non riesce ad accogliere la vita, la vogliamo criminalizzare?; essere atlantisti è una scelta storica irreversibile, ma c’è modo e modo di esserlo in funzione di una logica di pace e non di guerra; essere europeisti è un opzione basilare, ma non si può essere europeisti e sovranisti, dialogare con Macron e strizzare l’occhio ad Orban; gli esempi potrebbero continuare, ma mi fermo per non arrivare alla sciocca diatriba sulla femminilità lessicale del governo e della politica.

Non ho una spiccata simpatia per la magistratura, pur con grande rispetto e considerazione ne riconosco limiti e difetti, non mi entusiasmano i magistrati che entrano in politica, ma devo ammettere che Roberto Scarpinato, già procuratore generale a Palermo, entrato in Senato nelle file del M5S, intervenendo nel dibattito parlamentare sulla fiducia al governo Meloni, ha fatto un intervento molto chiaro ed incisivo di cui di seguito riporto testualmente alcuni passaggi.

“Signora presidente del Consiglio, il 22 ottobre scorso, Lei e i suoi ministri, avete prestato giuramento di fedeltà alla Costituzione. Molti indici inducono a dubitare che tale giuramento sia stato sorretto da una convinta condivisione dei valori della Costituzione. In campagna elettorale, lei ha dichiarato: “La destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia ormai da decenni” (…). Concetto che ha ribadito nelle sue dichiarazioni programmatiche. Tuttavia lei sa bene che il fascismo non è stato solo un regime politico, ma anche un’ideologia sopravvissuta al crollo della dittatura (…) con la forma del neofascismo. Un neofascismo che si è declinato anche in formazioni politiche che hanno coagulato le forze più reazionarie del Paese per sabotare e sovvertire la Costituzione, anche con metodi violenti ed eversivi, non esitando ad allearsi con la mafia. (…) Un neofascismo eversivo coprotagonista della strategia della tensione con l’obiettivo di sabotare l’attuazione della Costituzione o peggio, di stravolgerla instaurando una repubblica presidenziale.

(…) Non è certamente indice di convinta adesione ai valori della Costituzione la circostanza che Lei e la sua parte politica abbiate eletto a vostre figure di riferimento alcuni protagonisti del neofascismo. Mi riferisco, ad esempio, a Pino Rauti, fondatore nel 1956 di Ordine Nuovo. (…) Mi pare inquietante che il 14 aprile il deputato di FdI Federico Mollicone abbia organizzato un convegno dedicato al generale Gianadelio Maletti, capo del reparto controspionaggio del Sid negli anni ’70, condannato con sentenza definitiva a 18 mesi per favoreggiamento dei responsabili della strage di Piazza Fontana. (…) E mi sembrano coerenti con il suo quadro di valori di ascendenza neofascista alcune sue significative iniziative politiche. Mi riferisco, ad esempio, al suo sostegno nel 2018 alla proposta di legge di abolire la cosiddetta legge Mancino (…) o alla sua proposta di abrogare il reato di tortura.

(…) Non basta la sua presa di distanza dal fascismo storico per dichiarare chiusi i conti col passato e inaugurare una stagione di riconciliazione nazionale, possibile solo se e quando questo Paese avrà piena verità sulle stragi del neofascismo e quando dal vostro Pantheon sarà escluso chi si rese corresponsabile di quella occulta prosecuzione della violenza fascista. (…) Può una forza politica con simili ascendenze culturali attuare politiche che pongano fine alla crescita delle disuguaglianze (…)? No. Perché la crescita delle disuguaglianze e della ingiustizia non è frutto di un destino cinico e baro, ma il risultato di scelte politiche a lungo praticate dall’establishment che ha surrettiziamente sostituito la tavola dei valori della Costituzione con la bibbia neoliberista. (…) Lei e il suo governo siete il suo ultimo travestimento che nella patria del Gattopardo consente al vecchio di celarsi dietro le maschere del nuovo. Siete stati e sarete l’espressione degli interessi del padronato.

(…) Quanto alla sua dichiarata intenzione di mantenere una linea di fermezza contro la mafia, me ne compiaccio, ma nutro serie perplessità, tenuto conto che il suo governo si regge sui voti di un partito di cui è leader un personaggio che ha avuto prolungati rapporti processualmente accertati coi mafiosi e che ha tra i fondatori Marcello Dell’Utri, condannato per collusione mafiosa. (…) Noi siamo le nostre scelte, onorevole Meloni, e lei ha scelto da che parte stare. Certamente non dalla parte degli ultimi, non dalla parte della Costituzione. (…)”.

Ritorno al discorso iniziale: la Costituzione è la madrelingua della politica italiana. Se non la si condivide, non la si rispetta, non la si parla, crolla tutto! Tutto prende una dimensione ed una prospettiva diverse. Bisognava e bisogna stare all’erta e andare molto adagio nel confronto sui singoli provvedimenti, perché il disegno di fondo non è credibile in quanto non basato su radici autenticamente democratiche e…antifasciste.

Perché le opposizioni fanno tanta fatica a recepire questo discorso, preferendo fare gli “elegantoni” dello scontro politico. Forse perché in questa fase non è elettoralmente pagante? Se la sinistra, per paura di perdere voti, balbetta in materia di Costituzione e rinuncia a fare la sinistra, finirà col perdere i voti della gente di sinistra oltre a non conquistare quelli della gente di destra e/o di centro (forse in parte è già successo…).

Perché i maître à penser della sinistra sono così sguscianti e si rifugiano nel pragmatismo, buttando via il bambino dei valori costituzionali assieme all’acqua sporca delle superate ideologie?  Per opportunismo? Per pigrizia? Per falso modernismo?

Don Andrea Gallo diceva: «Non mi curo di certe sottigliezze dogmatiche, perché mi importa solo una cosa: che Dio sia antifascista!». Non mi interessano le masturbazioni intellettuali e le acrobazie politiche, perché mi preme solo una cosa: che l’Italia sia antifascista con tutto quel che ne consegue.

Ricordo i rari colloqui tra i miei genitori in materia politica: tra mio padre, antifascista a livello culturale prima e più che a livello politico, e mia madre, donna pragmatica, generosa all’inverosimile, tollerante con tutti. «Al Duce, diceva mia madre con una certa simpatica superficialità, l’à fat anca dil cozi giusti…». «Lasemma stär, rispondeva mio padre dall’alto del suo antifascismo, quand la pianta l’é maläda in-t-il ravizi a ghé pòch da fär…».