L’antifascismo non è un optional

Uno degli aforismi più usati ed abusati è: “Il mondo è bello perché è vario”. Chissà perché me ne sono ricordato, seguendo l’apertura della legislatura italiana e ascoltando il discorso inaugurale di Liliana Segre, che presiedeva la seduta dell’aula del Senato: alle nobili e alte parole di carattere democratico da lei pronunciate faceva riscontro la immediata prospettiva di chiamare ad occupare quell’alto scranno da un personaggio politico di tutt’altra storia ed ispirazione ideale e valoriale, vale a dire Ignazio La Russa.

E proprio dall’archivio storico attorno alla vita del senatore di Fratelli d’Italia è ritornato in auge un video che immortala quel che colleziona all’interno della sua casa. Non farfalle, non figurine di calciatori. Ma busti del duce, simboli del colonialismo, effigi e ammennicoli del fascismo. Compresa una statuetta bronzea di Benito Mussolini. Poi le foto lungo le pareti. Insomma, un vero e proprio piccolo museo di cimeli fascisti e di riferimenti al Duce. Il video non è recente, ma neanche troppo datato. Questo estratto fa parte di una lunga intervista-video realizzata e pubblicata dal Corriere della Sera nel 2018. Quattro anni fa, quando il nuovo Presidente del Senato era già Senatore della Repubblica eletto con Fratelli d’Italia. E lì, davanti alle telecamere, mostra felice quella sua collezione di cimeli fascisti. Non è un bel biglietto da visita…

A dir poco mi sono sentito a disagio. Liliana Segre ha ricordato la razzista espulsione da scuola subita da bambina durante il periodo del regime fascista per essere internata in un campo di concentramento nazista, mettendola in parallelo con l’onore a lei riservato di sedere a novantadue anni, seppure provvisoriamente, alla presidenza del Senato espressione istituzionale della nostra democrazia: una strana ma stupenda combinazione offerta dalla storia. Il mondo è cambiato? Si direbbe proprio e fortunatamente di sì! Poi però si materializza il vero presidente del Senato, che non nasconde le sue simpatie per il regime fascista pur inserite in un polpettone in via di approntamento da parte di Giorgia Meloni. E allora cosa sta succedendo? Gli elettori italiani hanno capito cosa stavano votando? Il fascismo, come qualcuno sostiene, è archiviato? Possibile che fra tutti gli eletti non ci fosse qualcuno con il pedigree in ordine sull’antifascismo da collocare alla presidenza del Senato? Un macigno storico, checché se ne dica, incombe sul Parlamento e sul futuro governo. Basteranno le rassicurazioni di una destra, che viene troppo da lontano per offrirle in modo credibile?

Oltre tutto sembra che Ignazio La Russa abbia potuto contare su una sorta di soccorso rosso in sostituzione delle bizze della pattuglia berlusconiana: un pacchetto di voti al di fuori del centro-destra, arrivati con intenti piuttosto ermetici e “manovrieri”. Paradosso nel paradosso: un presidente del Senato in storico odore di simpatie mussoliniane, eletto con i voti determinanti di un manipolo di senatori appartenenti all’area di centro-sinistra. La Russa nasconde in modo parolaio il suo passato, alcuni senatori lanciano un sasso-voto e nascondono la mano. Evviva il Senato della Repubblica! Cosa ne penserà Liliana Segre?

Non voglio rimanere prigioniero di schemi, non ho niente contro la persona di La Russa, ma non posso nemmeno rinunciare ai valori che mi sono stati insegnati e tramandati. Non mi sento tranquillo. Gli italiani hanno la memoria corta, io no. La destra sdoganata (?) ha un bel becco di ferro, io non amo la sfacciataggine. Per tornare all’aforisma da cui sono partito, mi sembra opportuno cambiarlo arbitrariamente in modo sgarbato: “Il mondo politico è brutto perché è variabile”.