C’erano una volta due rane…

Sembra fatta! Carlo Calenda e Matteo Renzi occupano il centro del ring, convinti di poter assestare qualche colpo a destra e manca. Furbizie elettoralistiche, che lasciano il tempo che trovano. I due spretati che vogliono fondare una nuova Chiesa per portare via i fedeli, o meglio gli infedeli, alle altre Chiese. Ci vedo molto e solo livore anti-Pd e qualche velata simpatia per una destra dal volto ben truccato e ritoccato. Il tutto motivato dal draghismo con o senza Draghi.

Gira e rigira sono tentativi di rifare la Democrazia Cristiana a mani nude, senza averne la storica ispirazione, senza interclassismo, senza popolarismo, senza infamia e senza lode. Questa benedetta DC tutti la criticano, ma in fin dei conti tutti la rimpiangono. Basti pensare alla ventilata possibilità di eleggere la transfuga Mara Carfagna a front runner di questa lista centrista per capire come si tratti di una improvvisata scorribanda propagandistica, ininfluente nel breve termine e inesistente nel medio e lungo termine. È solo la velleitaria combinazione fra due furbacchioni che balleranno una sola estate.

Mi pare il caso di richiamare al riguardo una favola di Esopo.  C’era una volta una rana che si vantava di essere la più grande dello stagno. Un giorno arrivò un bue ad abbeverarsi. Gli altri ranocchi cominciarono a dire: «Com’è grande quel bue!». La rana vanitosa non poteva sopportare che ci fosse un animale più grande di lei e cominciò a gonfiarsi, aspirando aria dalla bocca. «Vi farò vedere che posso diventare grande come quel bue, e anche di più» disse agli altri. Ad ogni respiro, la rana domandava: «Sono grande come il bue?». «No» rispondevano i ranocchi in coro. E la rana vanitosa continuava a gonfiarsi. Si gonfiò così tanto, che alla fine scoppiò.

Nel nostro caso le rane sono ben due, così come due sono i buoi, ma la morale non cambia: chi finge di essere ciò che non è, finisce sempre per pagarne le conseguenze e magari col farle pagare anche agli altri. Nelle intenzioni di Renzi e Calenda si vorrebbe incontrare i gusti politici degli elettori di sinistra stanchi di massimalismo salottiero, di utopismo fragile, di sociologismo datato e di radicalismo burocratico, nonché rispondere alle insofferenze dei potenziali elettori di destra spiazzati da sovranismo, populismo, putinismo, antieuropeismo, etc. etc. Se bastasse giocare di rimessa facendo leva sul malcontento altrui, potrebbe anche funzionare; mi sembra però che gli elettori siano molto più maturi e smaliziati per cadere in queste trappole propagandistiche. Non basterà certo sventolare il pur gradevole viso di Mara Carfagna per rubare voti a Berlusconi, così come non basterà gridare al lupo fratoiannico per spaventare l’elettorato di sinistra. E non basterà nemmeno proseguire il balletto filo-draghiano per dare prospettive serie al voto italiano.

Ammetto che l’uva del partito democratico possa essere acerba, ma non perché lo dicono le volpi centriste e che la minestra berlusconiana sia piuttosto rancida, ma non perché i cuochi centristi ne garantiscano una migliore. Siamo nel bel mezzo di una commedia poco divertente.

E poi siamo così sicuri che Calenda e Renzi andranno d’accordo e che non succeda come nelle ipotetiche fughe tra amanti, ironicamente beffeggiate da mio padre, con i due che scappano e cominciano a litigare scendendo le scale. Può darsi si instauri un idillio di convenienza, che però non impressionerà nessuno. Se proprio devo affogare meglio farlo nel mare grande di sinistra o di destra piuttosto che nel laghetto artificiale apprestato per l’occasione al centro del panorama politico.