Vaccinatevi gente, il virus sta tornando. Ma non si tratta di varianti scoperte rispetto agli attuali somministrabili vaccini? Sotto il diluvio sempre meglio un ombrellino che niente! Ma non era prevedibile una simile ondata di ritorno? Sì, ma per l’autunno e allora ci sarebbero stati i vaccini nuovi di zecca. Non era preferibile essere prudenti stare prudenti, mantenendo l’obbligo di mascherine e distanziamento? E le vacanze? Non si potevano fare con la mascherina, meglio la maschera da sub…virus…
Ho capito benissimo tutto ruota psicologicamente, socialmente e soprattutto economicamente intorno al mito delle vacanze. Quante volte in passato ho rinunciato ad esse per motivi di carattere famigliare, al punto da perderne l’abitudine. Mi viene il dubbio di avere sbagliato tutto. Lascio perdere e mi rassegno alla vaccinazione. Avevo seri dubbi su di essa fin dall’inizio, avendo, oltre tutto, motivi latenti di allergie pregresse che in coscienza mi sconsigliavano di rischiare. Poi è partita la campagna di colpevolizzazione: era insensibile ed egoista chi non si vaccinava a prescindere se avesse o meno motivi non ideologici per comportarsi così. La vaccinazione divenne un obbligo: chi non si vaccinava era fuori dal contesto sociale, un appestato da isolare e mettere alla gogna. Mi sono piegato e fortunatamente non ho avuto evidenti gravi reazioni. Mi restava da fare la terza dose, quella della sicurezza (?): non potevo esimermi ed allora eccomi, nei tempi dovuti e di prima mattina, all’ingresso dell’unico hub vaccinale funzionante in città, quello vicino alla sede della Gazzetta di Parma, ricavato nei locali messi a disposizione dalla proprietà del quotidiano locale (è proprio vero che a Parma tutto ruota intorno alla Gazzetta…). Cancelli chiusi! Un cartello indica uno striminzito orario di apertura settimanale: tre pomeriggi e una mattina. Decisione pubblicizzata in modo a dir poco irrilevante (la Ausl non è il bottegaio del quartiere, con tutto il rispetto per i bottegai che le ferie le annunciano per tempo alla clientela) e motivata dalle solite esigenze vacanziere (tutti hanno diritto alle vacanze, è l’unico diritto irrinunciabile e garantito) e forse anche dal calo della corsa alla vaccinazione (un rassegnato adattamento agli umori dei cittadini, che non ci capiscono più dentro niente?).
Mi rassegno a tornare alla carica nel bollente pomeriggio, ponendomi però qualche domanda imbarazzante: è questo il modo di agevolare e promuovere la tanto osannata vaccinazione? È questa la risposta delle autorità sanitarie al dilagante ritorno del virus? Serve o non serve vaccinarsi? Se vale la pena farlo, perché all’utente vengono create difficoltà, considerato il fatto che la platea della quarta dose è costituita soprattutto da persone anziane e/o fragili?
Per essere sicuro di non incorrere in qualche ulteriore e spiacevole equivoco organizzativo, alla fine di una (quasi) comica trafila telefonica, dal numero verde mi si conferma l’orario di apertura del centro di vaccinazione e che non è necessaria alcuna prenotazione. Nel pomeriggio vado tranquillo (mica tanto), entro spavaldamente nel salone e incappo in una lunga fila d’attesa: non solo l’orario ridotto aveva causato una assurda concentrazione di utenti, ma gli sportelli di accettazione risultavano ridotti ad un terzo. Chi aveva avuto la fortuna di prenotare la prestazione (non era superflua?) era comunque privilegiato ed aveva la precedenza. Mi seggo, aspetto “spazientemente” il mio turno, sperando che i pochi medici oberati di lavoro non reagiscano male e oggettivamente non siano costretti ad atteggiamenti frettolosi e superficiali. Devo dare atto che, alla fine di una paradossale catena di contraddizioni ed inefficienze, l’ultimo anello ha tenuto botta. Complimenti ai medici, che sono stati effettivamente i soggetti più tartassati dalla pandemia.
Alla fine dell’iter, sperando di uscire vivo dalle grinfie del vaccino, ho avuto la tentazione di telefonare al nuovo sindaco di Parma. Non l’ho votato e quindi potevo, a maggior ragione, azzardare una provocazione riparatrice della mia vena astensionista. Il sindaco, se non erro, è la maggiore autorità sanitaria di un comune. Se, invece di perdere tempo alla ricerca di equilibrismi di potere all’interno della sua giunta che faranno inevitabilmente a pugni con professionalità ed esperienza, e di retorici primi passi per stupire la cittadinanza, avesse fatto un salto per verificare sul campo come sta andando a Parma la campagna vaccinale, avrebbe cominciato a svolgere il suo compito nel migliore dei modi: quello di affrontare i piccoli-grandi problemi, quelli che alla fine interessano la gente, lasciando stare le grandi-piccole questioni strutturali ed infrastrutturali che interessano poco ai cittadini, anche perché comunque sono rassegnati a subirle dai poteri forti.