Evviva la borghesia…

Mi lascio andare ad alcune prime bollenti e sconclusionate riflessioni sui risultati delle elezioni comunali di Parma, tenutesi il 12 giugno 2022, giorno liturgicamente dedicato alla Solennità della Santissima Trinità. Posso divertirmi a connettere il sacro col profano? Don Andrea Gallo a commento del mistero della Trinità diceva: “Non mi curo di certe sottigliezze dogmatiche perché mi importa solo una cosa: che Dio sia antifascista!”. Allora bisognerebbe preoccuparsi di dare un voto antifascista. Qui viene il bello…per certi versi in una versione, lo ammetto, un po’ paradossale e semplicistica.

Pur dando atto a mia sorella di essere spietatamente realista nel giudicare gli italiani “ancora fascisti”, la cosa rimane vergognosamente imbarazzante, anche perché, tutto sommato, aveva ragione. La risposta plausibile a tanti problemi l’ho trovata, pensate un po’, nella impietosa analisi, che lei faceva, delle magagne del popolo italiano: siamo rimasti fascisti con tutto quel che segue. Sosteneva, con la sua solita schiettezza e in modo poco aulico ed elegante, ma molto efficace, che gli italiani sono affascinati dall’ «uomo forte». Per Parma si potrebbe dire che i parmigiani, in netta controtendenza col passato antifascista, sono affascinati dalla “città forte”, dal “nulla da salotto”.

Lucia, quando andò, in rappresentanza del movimento femminile della Democrazia Cristiana, in visita alle istituzioni europee, tornò a casa estremamente delusa e, col suo solito atteggiamento tranchant, disse fuori dai denti: “Sono tutti dei mezzi fascisti!”. Credo che un po’ di ragione ce l’avesse. Penso volesse dire che non credevano in un’Europa aperta, solidale, progressista e partecipata, ma erano chiusi in una concezione burocratica, conservatrice se non addirittura reazionaria. Può darsi che da allora la situazione sia addirittura peggiorata. Chissà cosa direbbe oggi alla luce del trumpismo, del populismo e del sovranismo. Se è così a livello europeo, Parma, che si picca di essere una città europea, non è da meno.

Sono portato a interpretare l’attuale squallido scenario parmense come una riscossa “perbenisticamente borghese”, guidata a destra da un redivivo Pietro Vignali (vedi Berlusconi, che lo ha appoggiato a tutto spiano, con obiettivi e notevoli riscontri e con ritrovati e incredibili consensi) e a sinistra (si fa per dire…) dal fumoso Michele Guerra (sostenuto da un pateracchio politico-sociale che osano chiamare centro-sinistra). Il tutto benedetto mediaticamente dalla Gazzetta di Parma (chi non muore si rivede…) e bevuto a gola aperta dai parmigiani in cerca spasmodica di visibilità ducale (Parma uber alles: se la gente non ha una casa, se gli immigrati dormono sotto i ponti, se i problemi sommergono la città, chi se ne frega…).

Anche il fascismo, tutti i fascismi, comunque chiamati e interpretati, hanno storicamente avuto l’appoggio decisivo della “borghesia”. Quindi, non voglio esagerare, ma a Parma stiamo rischiando grosso. Ragion per cui occorreva andare alla ricerca di un voto anti-borghese per eccellenza, connotato sullo choc socio-culturale di cui Parma avrebbe bisogno: ho scelto Andrea Bui, per la sua storia personale (la povertà e la solidarietà devono essere vissute in proprio per poter diventare battaglia politica), per la sua schiettezza programmatica al limite della provocazione (vedi il trasporto pubblico gratuito) e per la sua sensibilità in chiave popolare ai temi dell’ambientalismo. Mi ha regalato qualche timida speranza. Il suo risultato, relativamente modesto ma non disprezzabile, da una parte la dice lunga sull’avvolgente riscossa perbenista in atto nella città e dall’altra pone il dubbio  se non fosse il caso di provare una coalizione con i verdi: insieme, in base ad un compromesso ai livelli più alti fra socialità ed ecologia (due facce della stessa medaglia), avrebbero potuto raggiungere un peso politico e rappresentativo molto interessante (un bel sasso nella piccionaia parmense).

Mi sono posto anche il problema del voto di lista che, come noto, può essere disgiunto da quello per il sindaco. Ho provato a puntare sulle persone, ma le migliori candidature a consigliere comunale erano espresse da medici: evidentemente si tenta di coprire la scadente qualità politica con il fascino dei camici bianchi. Secondo me, i medici è meglio che continuino a svolgere la loro professione col massimo della dedizione e lascino stare la politica che non fa per loro: rischiano di trascurare i pazienti per correre al capezzale di una sfuggente città.

Non ho votato Michele Guerra perché “grinfiato” dal pavoneggiante governatore emiliano Stefano Bonaccini, condizionato dai retropensieri carrieristici dell’ondivago sindaco uscente Federico Pizzarotti, gravato dagli equilibrismi di partito, dai salottieri e borghesi opportunismi di tanti ambienti e di tante persone. Per dieci anni saremo probabilmente nelle sue mani…: il volto (il salotto) buono del regime aristocratico e/o borghese di Parma.

Quanto al PD credo stia buttando via tutte le idee per appiattirsi sulla gestione dell’esistente: non si può essere più draghiani di Draghi e più filo-americani di Biden. Penso di essermi spiegato. A livello locale intravedo addirittura il nulla.

Quindi ho votato in fiducia per la lista “Potere al popolo”, in appoggio ad Andrea Bui, pur intravedendo certe ingombranti incrostazioni del passato. Gli ho portato sfortuna: sono un perdente e non posso votare che per i perdenti.

Il secondo round del ballottaggio ci presenterà quindi due borghesie a confronto, quella perdente (per fortuna) rappresentata dal riciclato Pietro Vignali e quella vincente (per combinazione) dello sciccoso Michele Guerra. Mi asterrò per non essere contaminato, guardando Parma sempre più sazia e disperata.

Come si potrà notare la mia “passionaccia” per la politica non muore mai: mi auguro sia un sintomo di vitalità.