Pessimismo della ragione, ottimismo dell’irresponsabilità

I risultati elettorali delle consultazioni amministrative sembrano fatti apposta per confondere le idee sugli orientamenti politici dei cittadini emergenti dalle urne. La forte connotazione personale delle candidature a sindaco e consigliere, l’inflazione di candidature e liste più o meno civiche, la ormai immancabile presenza di liste civetta in appoggio ai candidati-sindaco, la contestualizzazione localistica per non dire campanilistica della battaglia elettorale, la scarsa partecipazione al voto, l’omertosa tendenza dei candidati a non schierarsi apertamente sul piano politico generale, sono tutti elementi che occultano i veri orientamenti degli elettori coperti da un bailamme di combinazioni rompicapo dove più che mai tutti possono dire di avere vinto o almeno di avere pareggiato in vista della prova d’appello dei ballottaggi, che aggiungeranno ulteriore confusione e disaffezione.

A prima vista sembrerebbe che dalle urne del 12 giugno sia emersa una conferma della tendenza elettorale favorevole al centro-destra: tre importanti comuni hanno brindato alla vittoria al primo turno dei candidati di questa area e anche negli altri comuni le coalizioni di centro-destra hanno prevalso o si sono comunque rivelate competitive laddove le componenti si sono presentate unite. Non sempre però questo è avvenuto e dove il centro-destra si è presentato diviso ha perso: fatto da una parte piuttosto ovvio peraltro in netto contrasto con il celeberrimo motto del “marciare divisi per colpire uniti”, dall’altra sintomo di un malessere strisciante e serpeggiante in un’area politica, che sembra fare fatica a compattarsi a dispetto della storia che ha sempre visto le destre trovare un legame nel potere e le sinistre trovare divisioni nelle ideologie.

La debolezza dei risultati delle liste di partito (soprattutto la Lega), pur controbilanciata dalle sommatorie confortanti dei voti dispersi in mille rivoli ruspanti, conferma che, assimilato ad Atene il centro-sinistra che piange, Sparta non ride più di tanto.

E veniamo al pianto del centro-sinistra riconducibile alla debolezza strategica e tattica di un Partito democratico, che assume sempre più i connotati di un’esperienza politica sostanzialmente finita, allo scioglimento della neve del M5S al sole delle impellenti esigenze di governo centrale e periferico, alla precarietà dei cespugli moderati e pragmatici che non crescono all’ombra dei nodosi alberi post-ideologici.

In questo quadro politico sconfortante si preparano le elezioni del 2023 collocabili in un contesto socio-economico a dir poco sconvolgente. Chi mai riuscirà a proporsi come coalizione credibile di governo? Chi otterrà il consenso necessario a governare? L’incubo delle grandi coalizioni si profila, con o senza Mario Draghi, con o senza salvatori di una vecchia Patria sempre più insalvabile, di una nuova Patria (Europa) sempre meno esistente e di un Mondo indirizzato alla rovina. Ottimismo ci vuole e un bel brindisi con…

Eravamo tre amici che si stavano recando al funerale di un comune amico, senza sapere, se non approssimativamente, come arrivare al luogo delle esequie. Ad un certo punto l’incertezza sul percorso da seguire si fece drammatica: andiamo a destra, disse uno; no, si va a sinistra, disse un altro; forse è meglio tirare diritto aggiunse il terzo, incolpevole autista di una compagnia votata a schiantarsi contro un camion…e a raggiungere il morto, superando lo scoglio della partecipazione al suo funerale.