Siete ridicoli…siete ridicoli…

“Ucraina. Draghi punta sulla diplomazia, ma via libera al terzo decreto per inviare armi”. In questo titolo di un articolo del quotidiano Avvenire è clamorosamente contenuta la contraddizione della politica di fronte alla guerra di invasione che si sta via via trasformando in una guerra di contrapposizione globale.

“Se vuoi la pace, prepara la guerra”: il detto latino “Si vis pacem, para bellum” è ricavato per condensazione dalla frase di Vegezio “Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum”, letteralmente “Dunque chi aspira alla pace, prepari la guerra”. Ci stiamo comportando proprio così.

Il nostro governo trova il modo di ricompattare la propria maggioranza con un disonorevole compromesso. Il premier italiano sembra finalmente spingere l’Europa e persino gli Usa verso un difficile percorso di pace basato sugli sforzi diplomatici. Senonché mette come presupposto per le trattative una ulteriore scorpacciata di armi. Suona ridicola la precisazione del sottosegretario alla difesa Mulè: senza «armi tremende come i carri armati».

“Rovinato tutto”, direbbe un mio grande insegnante di lettere, il quale amava interrogare gli allievi impostando con essi un ragionamento e allorché uno di questi andava fuori strada veniva appunto ripreso con lo sconsolato rimprovero di cui sopra.

È pur vero che in politica due più due non fa quattro, ma non riesco a convincermi che dalle armi possa uscire una seria prospettiva di pace. Anche la bacchetta magica di Draghi non avrà purtroppo questo strapotere.

Le rape sono un ottimo alimento e, lasciando stare cucina e dieta, sono oggetto del modo di dire che recita ‘cavar sangue dalle rape’; il significato di questa espressione è dato dal carattere della pianta in questione, infatti è impossibile far uscire sangue da una rapa e quindi il ‘cavar sangue dalle rape’ significa tentare di fare qualcosa di impossibile, essere convinti di riuscire in una impresa non reale, chiedere a qualcuno una cosa che non possiede o che – per qualche motivo – non può elargirci. Nel nostro caso le rape sono le armi da cui pretendiamo di cavare la pace.

L’unico risultato che stiamo ottenendo è quello di allargare la guerra come se allargandola si stemperassero le sue conseguenze fino magari a farla decantare. Siamo veramente (quasi) tutti pazzi. O diamo per scontato che i conflitti armati siano l’unica via di soluzione ai problemi, convinzione cinica a cui mi rifiuto categoricamente di aderire, oppure siamo in una tremenda contraddizione in termini.

È simpatica la barzelletta di quel tale che si reca in farmacia e chiede provocatoriamente e scherzosamente al farmacista un flacone di “spirito di contraddizione”. Alquanto stupito si sente rispondere positivamente alla richiesta: il farmacista chiama infatti in causa la moglie capace di dispensare a piene mani questo strano intruglio. Bisognerebbe forse cambiare il finale della storiella con il farmacista che risponde all’esigentissimo cliente: “Cal guärda la television quand i pärlon ad päza da fär con gli ärmi, pu spirit ‘d contradisión ad còl…”. A meno che il governo italiano sia in vena di scherzare e intenda mandare in Ucraina armi giocattolo. C’è infatti chi insiste nell’ipotizzare la differenza tra armi difensive e offensive. Adesso il sottosegretario alla difesa introduce la differenza fra armi tremende e armi sopportabili.

I tifosi della curva, quando vogliono benevolmente irridere ai loro antagonisti situati nell’altra curva dello stadio, gridano: “Siete ridicoli!”. Lo faccio anch’io rivolgendomi così ai fini dicitori della politica di guerra camuffata da pace e viceversa.