Il matto della steppa

Un ricovero d’urgenza e un intervento per Vladimir Putin a causa del cancro. Con diversi testimoni che raccontano di un deterioramento della salute del presidente della Russia. Visibile anche durante la parata del 9 maggio, quando secondo le fonti si poteva notare «il trascinare la gamba, il braccio storto, il viso pallido». A parlarne su La Stampa, citato da Open, è Francesco Semprini, che riporta così un nuovo capitolo sulle condizioni di salute di Putin dopo le voci su una presunta malattia del marzo scorso e quelle sul cancro di aprile. L’ultimo a parlare pubblicamente del suo stato di salute precario è stato il capo dell’intelligence ucraina Kyrylo Budanov in un’intervista a Sky News.

Le indiscrezioni si susseguono ormai da settimane.  Secondo Buganov in Russia sarebbe già in corso un golpe per rimuovere Putin. Già agli inizi di marzo vari media internazionali riportavano che Putin era malato, alla luce dei suoi comportamenti sempre più erratici e di scatti d’ira continui, quasi certamente dovuti – secondo le tesi circolate che non hanno mai trovato finora riscontro – ai farmaci che assume per curarsi, probabilmente un trattamento a base di steroidi. Cure aggressive che gli causerebbero quel pallore e quel gonfiore sospetto soprattutto del collo e del viso.

Vladimir Putin, ricorda Open, è «molto malato, ha un tumore al sangue», aveva detto pochi giorni fa un oligarca vicino al Cremlino nel corso di una telefonata registrata segretamente, di cui New Lines Magazine è entrato in possesso e rilanciata da diversi media internazionali. Putin «ha rovinato l’economia russa, quella dell’Ucraina e altri Paesi. Il problema è nella sua testa. Un uomo pazzo può capovolgere il mondo», dice l’oligarca intercettato, di cui non viene mai fornito il nome, parlando – secondo quanto riporta il New York Post – con un «venture capitalist occidentale». 

Poi si ricorda l’inchiesta di The Project sulla salute dello zar in cui si raccontava delle 35 volte in cui Putin sarebbe stato visitato dall’oncologo Evgeny Selivanov e dei 166 giorni che il chirurgo avrebbe passato a curarlo negli ultimi quattro anni. Il giornale russo ricorda anche che nel 2017 Putin è sparito dall’8 al 16 agosto durante la sua permanenza ufficiale a Sochi, sua residenza di villeggiatura, ricordando che in quel periodo sei medici, tra cui Selivanov, erano in compagnia del presidente. E sostiene che Putin è diventato paranoico sulla sua salute, tanto da sottoporsi a un presunto rituale che consisterebbe in un bagno nel sangue di cervo. 

Nell’inchiesta sulle condizioni di salute dello zar si parla anche di un ricovero e di un’operazione chirurgica fissata tra l’una e le due di notte con personale medico già all’opera da quattro giorni, formato da specialisti russi che hanno superato una serie di controlli. Per coprire l’assenza del presidente durante la convalescenza sarebbero anche pronti alcuni sosia e dei video preregistrati. Invece a sostituirlo nelle decisioni sarebbe Nicolai Patrushev, ex capo della polizia federale. 

Da una parte queste indiscrezioni sulla salute di Putin, che risentono senza dubbio di un certo accanimento mediatico e di romanzesca fantasia, rischiano di banalizzare il discorso della Russia, riducendolo a mera follia patologica di un capo. Dall’altra ritengo comunque sia pericoloso non prestare la dovuta attenzione a queste notizie, nascondendosi dietro sussiegosi e presuntuosi atteggiamenti, non tanto per gufare ma per considerare come certi comportamenti possano derivare anche dalla disperazione di un uomo senza principi e senza futuro. Conversando con un’amica nei giorni scorsi osservavo come il mondo fosse purtroppo nelle mani di un gruppo di pazzi (e/o di incapaci, se non è zuppa è pan bagnato) che si supportano e si giustificano a vicenda. Putin infatti non è l’unico anche se è sicuramente il caso più eclatante.

“Chi schiva ‘n matt fa ‘na bón’na giornäda”: così recita un noto detto parmigiano. Mi sembra che, anziché sforzarsi di ignorarlo nella peggiore delle ipotesi e di interpellarlo nel migliore dei casi, si stia facendo di tutto per disturbarlo e istigarlo, mettendolo non tanto con le spalle politiche al muro, ma spingendolo alle folli performance che sono sotto gli occhi di tutti.

“Trèr èl prêt intla mèrda”, (letteralmente “buttare il prete nella merda”) ha il significato di rompere gli indugi, prendere una decisione drastica, come dire “o la va o la spacca”.… Putin sta facendo così, con la piccola diversità che nella merda ci sta buttando il mondo; probabilmente cerca, nella sua mente malata di salvare il salvabile, costi quel che costi: se ne deve tenere conto, anziché assecondarlo indirettamente in questa deriva. I casi sono due: o si ha la forza di eliminarlo fisicamente o di brigare politicamente per destituirlo, correndo il rischio che morto un Putin se ne faccia un altro magari ancor peggiore, diversamente si devono evitare molestie e attacchi che potrebbero incallirlo in questa pazzesca strategia del “muoia Sansone con tutti i filistei”, sperando che la situazione possa decantare, mettendo in campo la pazienza del “coi dementi spesso giova simular”.

Purtroppo invece si gioca al “pazzo scaccia pazzo”: c’è la pazzia da ospedale psichiatrico, c’è quella da osteria, c’è quella da rassegnata accondiscendenza. Erasmo da Rotterdam andrebbe a nozze, avrebbe da fare molti elogi della follia.