Tutta la recente vicenda parlamentare inerente l’elezione del presidente della Repubblica è piena di aspetti piuttosto strani, non sempre automaticamente e completamente riconducibili all’imperizia dei leader di partito, che tuttavia è stata ampiamente dimostrata.
Elisabetta Belloni è una diplomatica e funzionaria italiana, dal 2021 direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, il dipartimento presso la Presidenza del Consiglio dei ministri che ha compiti di coordinamento e vigilanza sulle attività dei servizi segreti italiani. Improvvisamente viene indicata, durante un summit tra Letta, Conte e Salvini, come candidata alla Presidenza, in nome della sua prestigiosa carriera, del fatto di essere una donna all’altezza del compito e di essere un grand commis di notevole livello ben conosciuta dal mondo politico per avere collaborato con ministri e governanti delle più diverse provenienze politiche.
Salvini imprudentemente si lancia a darla come cosa fatta, Conte invece pure, Letta sta sulle sue, ma lascia intendere che su quel nome si possa chiudere finalmente la trattativa. Nel giro di poche ore la candidatura salta. Matteo Renzi reagisce in modo scomposto, ma comprensibile, al paradosso istituzionale di un capo dei servizi segreti che diventa capo dello Stato. Di Maio spacca il M5S e l’asse conte-Grillo, continuando a puntare con le sue truppe alla riconferma di Sergio Mattarella. Sembra che nel Pd siano insorte difficoltà e contrarietà verso questa candidatura. Nel centro-destra Giorgia Meloni furbescamente si intesta questa operazione in nome di un assai poco credibile femminismo e contribuisce ad aumentare le perplessità dell’area centrista.
Dietro questa vicenda poco edificante c’è solo l’imprudenza e l’impulsività di Salvini, che stava cercando il modo di uscire dal tunnel in cui si era avventurato giocando a fare il leader di un fantomatico e sempre più diviso centro-destra e di farsi perdonare l’incauta mossa di candidare a spallate la seconda carica dello Stato, la presidente del Senato Alberti Casellati impallinata da Forza Italia, suo stesso partito?
C’è solo la scricchiolante leadership contiana a livello di M5S a cui non riesce a far fronte nemmeno l’intervento di Beppe Grillo, che saluta anzitempo, in un tweet, Elisabetta Belloni come presidente espressione del nuovo che avanza in gonnella? C’è solo la divisione correntizia all’interno del Pd, che Letta non riesce a controllare e men che meno a gestire oltre la crescente e comprensibile allergia piddina allo strapotere dei tecnici in parata?
I retroscena si stanno sprecando per tentare di spiegare un cortocircuito politico consumatosi nella notte tra il 28 e il 29 gennaio. Sì, perché al mattino successivo l’impalcatura allestita attorno alla candidatura di Elisabetta Belloni crolla miseramente. Posso immaginare il disappunto dell’interessata. Fatto sta che della Belloni non si parla più, se non per strascichi polemici, che impiegheranno parecchio tempo per essere smaltiti.
Come minimo una figuraccia della classe politica (una più una meno…), una mancanza di stile da parte di capi-partito che si muovono con l’eleganza di un elefante nel negozio di cristalleria, una ignoranza e una dabbenaggine istituzionali pazzesche, uno scivolone incredibile nella corsa all’annuncio mediatico fine a se stesso. Spero non ci sia qualcosa di più, molti si stanno esercitando al riguardo: questi retroscena non mi interessano e lasciano il tempo che trovano. Forse il capitombolo è servito a svegliare la politica, che stava prendendo una brutta piega.
Sinceramente non mi sarei sentito rappresentato da una pur brava e bella funzionaria, trasferita armi e bagagli sul più alto Colle. Il mondo dei servizi segreti mi ha sempre inquietato. A proposito di servizi segreti mi viene spontaneo ricordare come Guglielmo Zucconi sostenesse simpaticamente che gli Italiani vorrebbero “i servizi segreti pubblici”. Perfino Angela Merkel è caduta in questa contraddizione: si è accorta che la CIA spia tutto e tutti. Ma mi faccia il piacere… Chi è senza spie, scagli la prima pietra… Aldo Moro, dall’alto del suo scetticismo, non si scandalizzava e commentava: «Non sono forse le spie le peggiori persone che esistano in terra?». Può darsi che Elisabetta Belloni le stia controllando a dovere. Di qui a investire della funzione di capo dello Stato un personaggio proveniente, seppure da breve tempo, da questo settore ci passa molta strada.
Forse mentre i leader partitici discutevano e trovavano una combinazione, i parlamentari pensavano ad altre possibilità, vuoi per fare i bastian contrari, vuoi per garantirsi qualche mese in più di stipendio, vuoi per motivi di insubordinazione ai capi assai poco riconosciuti, vuoi per poter presentare ai loro elettori una scelta perfettamente in linea con l’umore popolare, vuoi per gratitudine verso Mattarella che ha dato prova di rispettare il Parlamento molto di più di quanto non lo facciano i capi-partito, vuoi per un crescente prurito anti-tecnico serpeggiante nei Palazzi parlamentari, vuoi per un po’ di saggezza residua rispolverata per l’importante occasione.
Per quanto concerne la valorizzazione delle donne all’interno delle istituzioni, penso abbia più importanza il ruolo ricoperto da Elisabetta Belloni che non una sbrigativa e velleitaria spinta verso il Colle. Il problema della scarsa presenza femminile resta, ma non è il caso di risolverlo con paradossali scorciatoie istituzionali. E poi diciamolo fino in fondo: se la Belloni andava al Quirinale non era per dare un senso femminile all’operazione, ma per saltar fuori in modo poco dignitoso da un’impasse politica clamorosa.