Quando seguivo le partite di calcio dagli spalti ero solito osservare anche, oserei dire soprattutto, ciò che emergeva dal contorno, vale a dire allenatori, massaggiatori, dialoghi fra i giocatori, gesti arbitrali: tentavo di capire cosa succedesse oltre il puro fatto agonistico, dalle mere giocate passavo al mondo del pallone, accontentando in un certo senso un mio carissimo zio, il quale, snobbando il calcio, affermava che si sarebbe piegato a seguirlo solo nel caso in cui si trattasse di vedere 22 palloni che correvano dietro un uomo.
Ebbene ammetto di avere seguito le elezioni quirinalizie con questo spirito oscillante fra il curioso scetticismo e la critica border line. Ho fatto una scorpacciata di politica a costo di rimanerne stomacato. Ascoltavo, però soprattutto pensavo, e di queste pensate a bassa voce voglio rendere brevemente conto.
Innanzitutto ho scelto di appoggiarmi ai servizi speciali de La 7, facendo qualche sporadica capatina sulla Rai durante le pause pubblicitarie: una differenza abissale di qualità a sfavore della Tv di Stato, un vergognoso gap tra lo stile delle due emittenti. Niente di scandaloso, d’accordo, ma che un pubblico servizio si faccia così gravemente superare da un servizio privato, non è certamente un fatto positivo e la dice lunga su tutto l’assetto del nostro sistema.
Passando dal livello della critica a quello dei personaggi sulla scena, sono saltati molti schemi che storicamente ho messo nel mio bagaglio politico, soprattutto quello di destra e sinistra. Faccio un esempio molto eloquente. Ho sentito le dichiarazioni di Stefano Bonaccini, governatore emiliano di sinistra (?), ma anche quelle di Luca Zaia, presidente della regione Veneto, uomo di destra (?). Ebbene, se devo essere sincero mi piace molto di più Zaia col suo stile pragmatico e schietto rispetto a Stefano Bonaccini ed alla sua tronfia aria da saputello di periferia. Cosa mi sta succedendo? Cosa sta succedendo alla politica? Non so, forse non ci capisco più niente o forse sono saltati certi schemi a cui ero particolarmente affezionato. Fatto sta che se ipoteticamente dovessi scegliere fra i due non esiterei nemmeno un attimo a schierarmi dalla parte di Zaia. I casi sono due: o io, schiavo dell’arteriosclerosi galoppante, sto diventando “di destra” oppure la “sinistra” sta diventando inguardabile e insopportabile. Spero di guarire, anche se ci vorranno medici molto diversi dagli attuali dirigenti piddini.
Andiamo ai grandi elettori e loro leader. Al di là del miserevole livello dei parlamentari, da una parte si intravedono i calcoli renali della politica politicante, il cui esempio eclatante è il vergognoso riciclo di Pierferdinando Casini, dall’altra abbiamo il brancolare nel buio dei grillini, che però hanno almeno il buongusto di fare un nome adeguato alla mission quirinalizia, Andrea Riccardi. Da una parte l’impresentabile, dall’altra il presentabile. L’impresentabile forse raccoglierà i voti a destra e manca e finirà al Colle. Il presentabilee viene liquidato come un uomo di parte, un candidato di bandiera, un ballon d’essai. Sono costretto a rivalutare i pentastellati: la politica non sanno nemmeno dove sta di casa, ma almeno sfoderano un po’ di fantasia. Complimenti.