“La data di avvio sanzioni a esercenti che rifiutano il pagamento elettronico è slittata a gennaio 2023: quindi di un anno rispetto al termine emerso in precedenza: lo stabilisce il decreto Recovery. E per molti esperti si profila il rischio di un rinvio o di una generale inapplicabilità della norma. Per le sanzioni a negozianti, professionisti senza pos si profila il rischio dell’ennesima beffa. Non partono più nel 2022; e dopo, chissà. Di certo la data di avvio è slittata, un po’ in sordina, a gennaio 2023: quindi di un anno rispetto al termine emerso in precedenza. È quanto si legge nella norma che è la conversione in legge del decreto Recovery, nella Gazzetta Ufficiale del 29 dicembre 2021”.
Cos’è il pos? Un POS o terminale di pagamento è un dispositivo elettronico che consente di effettuare pagamenti mediante moneta elettronica, ovvero tramite carte di credito, di debito o prepagate. Ne è stato introdotto l’obbligo per facilitare le transazioni commerciali, ma soprattutto per certificarle ai fini fiscali. Ogni obbligo prevede sanzioni per i trasgressori: quando si parla di lotta all’evasione fiscale tutti sono d’accordo, se dalle parole si passa ai fatti, arrivano tentennamenti vari e in pochi se la sentono di picchiare duro e quindi si finisce con l’applicare le leggi all’italiana.
E il pass? È una certificazione in formato digitale e stampabile, emessa dalla Piattaforma nazionale del Ministero della Salute, che contiene un QR Code per verificarne autenticità e validità: serve per consentire l’accesso a determinati luoghi e situazioni, sbarrando la strada alle persone non vaccinate ai fini covid. Non solo è sanzionato chi viola l’obbligo del pass, più o meno rafforzato, ma d’ora in poi anche e comunque chi non è vaccinato (al limite anche se vive in una sorta di lock down autonomo, vale a dire chiuso in casa come un carcerato). Non so come finirà la questione dei controlli e delle sanzioni in questo campo, probabilmente all’italiana, ma stupisce la rigidità legislativa in materia di vaccinazione rispetto alla morbidezza in materia di lotta all’evasione fiscale. L’evasore vaccinale è assai più tartassato, al limite della criminalizzazione e della discriminazione sociale, rispetto all’evasore fiscale, tollerato come un simpaticone capace di dribblare l’erario e aumentare il pil.
Mi si dirà che chi non si vaccina crea danni alla salute altrui, contribuendo a diffondere il virus e quindi è giusto trattarlo come un disertore. Ma fatemi il piacere! Demagogia per demagogia, rispondo che anche chi non paga le tasse non mette a disposizione dello Stato le risorse necessarie per la sanità pubblica: lo abbiamo detto tutti il giorno in cui sono scoppiate le carenze del sistema sanitario in concomitanza con il dilagare della pandemia. Quante persone sono morte a causa dell’insufficienza strutturale ed organizzativa della sanità in aggiunta al virus che li ha colpiti. Sarebbe interessante ed agghiacciante un simile calcolo. A distanza di due anni siamo ancora lì a conteggiare con angoscia i ricoveri nei reparti ospedalieri e nelle terapie intensive: niente è stato fatto per potenziare le strutture sanitarie, per aumentare il numero degli addetti, per rafforzare il sistema; alla carenza di fondi, ai ritardi storici, si è aggiunta l’inconcludenza dei governanti centrali e periferici, che continuano a battere il tasto vaccinale dimenticando tutto il resto.
Bastone per i no vax, carota per i no pos. Paradossalmente parlando, un commerciante distratto potrà essere sanzionato per non aver preteso l’esibizione del pass da un cliente e non per la mancanza di pos nei confronti di un cliente che glielo chiedesse. Uno strano e assai poco divertente scioglilingua all’italiana.