Sono molto, ma molto, stanco di sorbirmi le quotidiane “menate vacciniste”, che tendono a considerare persone cretine e/o irresponsabili quelle che hanno scelto di non vaccinarsi contro il covid a prescindere dalle loro coscienze e dalle loro motivazioni.
Innanzitutto credo che quello della sbrigativa ed inappellabile squalifica non sia il modo per convincere i recalcitranti, ma semmai quello di incallirli ancor di più nelle loro posizioni: avere instaurato un clima conflittuale in una materia così delicata dimostra una totale mancanza di sensibilità e diplomazia da parte dei pubblici poteri ed un modo fazioso e presuntuoso di fare informazione. Credo che abbia pieno diritto di cittadinanza anche chi in coscienza non se la sente di mettere la propria vita sulla bilancia, più o meno truccata, approntata dalla scienza e da chi governa in nome della scienza.
Si vuole infatti proporre la scelta fra il rischio di ammalarsi gravemente e di morire per covid e il rischio di soffrire le conseguenze negative del vaccino anti-covid. È pur vero che il primo rischio è dimostrato dai fatti e dalle cifre (su cui peraltro ci sarebbe molto da discutere, perché spesso sembrano i numeri del lotto sulla ruota della sfortuna), mentre il secondo è statisticamente esorcizzato e scientificamente ridimensionato. E se avesse ragione, anche in questo caso, il poeta romano Trilussa quando diceva che la Statistica è la scienza secondo la quale se tu mangi due polli al giorno, e io nessuno, tu e io mangiamo in media un pollo al giorno a testa? Se, per pura ipotesi, muore per il vaccino una persona su diecimila, chi mi garantisce di essere fra le novemilanovecentonovantanove che sopravvivono? Non è il caso di scherzare, ma nessuno può escludere gli effetti devastanti di un vaccino raffazzonato e tenuto insieme più da ragioni speculative e da fretta economicistica che da seria e controllata sperimentazione.
Sul piatto della suddetta bilancia, dalla parte dei benefici del vaccino, il giaguaro-Brenno butta la spada del “Guai ai non vaccinati” per riscattare il mondo dal rischio di soccombere alla crisi del sistema economico: non credo alle fervide ma folli fantasie di chi ipotizza l’inganno universale del virus in difesa della barca dei poteri mondiali, ma è innegabile che il sistema metta davanti a tutto l’interesse alla propria mera sopravvivenza. Il problema non sono i morti, di cui non frega niente a nessuno, ma il problema è continuare a produrre facendo credere che, se si smette di produrre e consumare, si muore di fame e allora…meglio morire di vaccino. Questa è la scienza che non osa sputare nel piatto dove mangia.
Azzardo un paragone storico impossibile. Ai tempi della pseudo-rivoluzione brigatista faceva un certo paradossale furore uno slogan di cui non si è mai saputo l’autore: “Né con lo Stato né con le Brigate Rosse”. Oggi si potrebbe dire: “Né con lo Stato del vaccino né con le brigate dell’anti-vaccino”. Non voglio esagerare, ma esisteva anche la teoria degli opposti estremismi, che tendeva a collocare indistintamente il terrorismo nero e rosso sotto la coperta unica in difesa del sistema vigente. Se sono terroristi neri i no-vax, questi si difendono considerando terroristi rossi i sì-vax e dietro questa strumentale contrapposizione il regime fa i propri comodi nonostante il virus (qualcuno arriva a dire farneticamente per merito del virus).
Ho tirato in ballo questi manicheismi datati e superati (?) per significare l’assurda e pericolosa contrapposizione perpetrata in merito alla vaccinazione. Bisogna considerare un elemento fondamentale di cui nessuno parla e che tutti sotto-sotto hanno: la paura. Ha paura chi si vaccina e si affida all’antidoto scientifico, ha paura chi non si vaccina perché non si fida della scienza. Non è vero che da una parte stanno i coraggiosi combattenti in difesa solidale della salute pubblica, mentre dall’altra stanno i ribelli per egoismo e cretinismo. Non è vero che si sta combattendo la guerra della responsabilità, ma semmai la guerra in difesa dell’esistente. Quell’esistente che peraltro non sta garantendo affatto uomini, strutture, organizzazione per quel retroterra pacifico (sanità pubblica etc. etc.) assai più importante delle uniche, ma spuntate e sbandierate armi d’attacco (vaccino).
Vorrei tanto dire dove mi colloco in questo assurdo scenario imbastito. Mi basta dire che non mi sento né uno scienziato in erba né un cretino in confusione, che non mi sento né un eroico combattente né un pavido disertore. La paura anche per me fa novanta. Le scelte sono nella mia coscienza in cui non permetto ad alcuno di sfrugugliare scientificamente, politicamente ed eticamente. Ad essa rispondo ed in nome di essa vivrò o morirò. A tutto il resto dico: basta!