Mi sono sempre considerato e definito un aberlusconiano: il cavaliere è un personaggio completamente estraneo alla mia cultura ed alla mia mentalità, indegno di qualsiasi attenzione e considerazione. Quando una persona non esiste non la si può nemmeno combattere, ecco perché non sono antiberlusconiano. E il pensare che abbia preso per il sedere milioni di italiani mi mette tanta tristezza e tanta compassione per i miei connazionali.
Mi sono sforzato di ignorarlo fin quando non ha cominciato a profilarsi un vero e proprio regime e allora mi sono permesso il lusso di scrivere un libretto per esaminare se berlusconismo facesse rima con fascismo: le conclusioni che ho tratto a suo tempo sono consultabili sul mio sito alla sezione “libri”.
È passato molto tempo e Berlusconi è ancora sulla cresta dell’onda e io sono ancora qui a sfogliare la margherita: aberlusconiano o antiberlusconiano. Ho trovato un compromesso con me stesso: me ne occupo, prendendolo a paradigma del decadimento generale della politica italiana. Se tutti ancora ne parlano, se il centro-destra fa finta di piangere sul leader perduto, se il sistema, tutto sommato, si sente (quasi) orfano di questo squallido personaggio, se i media, anche quelli non di sua diretta o indiretta emanazione, ne continuano a parlare, se lui può permettersi il lusso di ipotizzare per se stesso una candidatura alla presidenza della Repubblica, significa che siamo veramente messi molto male. Una penosa e sconfortante prova del nove del come siamo caduti in basso.
Mio padre non ha fatto in tempo a prendere in considerazione Berlusconi, ha avuto la “fortuna” di spegnersi mentalmente prima che lui salisse “al trono”, quindi mi manca un prezioso riferimento critico al riguardo. Posso solo immaginare quale sarebbe stato il suo sintetico e sarcastico giudizio: “Al me fa pietä”. Non so se la meriti, ma gliela possiamo concedere. In questi ultimi tempi lui sta facendo di tutto per giocarsela, vuole tornare ad essere protagonista fino alle estreme conseguenze. Mi sto chiedendo il perché.
Scarto in partenza la dellutriana metafora del nonno che gira per casa in mutande: non si tratta di attacchi di arteriosclerosi, semmai si potrebbe parlare di megalomania sfociata in vera e propria follia. Non mi sento di liquidare la faccenda in chiave sanitaria ed auguro sinceramente al cavaliere di vivere ancora a lungo con il cervello a posto.
E allora? La curiosità rischia di superare la ritrosia aberlusconiana. Ho provato a ragionare in un divertimento innocuo per bambini non scemi, ma capricciosi. Di qui sono uscite alcune ipotesi che provo a delineare.
- Berlusconi ci crede veramente, le sta provando tutte per chiudere alla grande la sua avventura politica. A livello europeo – sa benissimo infatti che le mosse politiche italiane devono trovare un minimo di compatibilità con la realtà europea – cerca di conquistare la sponda o almeno la neutralità del partito popolare, aggirando l’ostacolo che un tempo aveva preso di petto perdendo dignità prima che credibilità. La “culona” Angela Merkel se ne sta andando e quindi ci può essere posto per un “cazzone” (chiedo scusa della scurrile esemplificazione, ma credo sia piuttosto significativa).
Fuori casa potrebbe bastare uno stiracchiato pareggio con tanto di palla scagliata in tribuna, ma in Parlamento bisognerà trovare i voti, fare gol e farne parecchi. Sulla carta, anche ammettendo che tutti i grandi elettori riconducibili all’area di centro-destra si schierassero a suo favore, i numeri non ci sarebbero. Occorrerebbe un aiutino dai franchi tiratori, che peraltro hanno quasi sempre giocato un ruolo importante o addirittura decisivo nelle elezioni del presidente della Repubblica. Corrono al riguardo voci che hanno del paradossale e dell’incredibile, mi riferisco all’eventuale appoggio da parte dei renziani: sarebbe un granguignolesco colpo di teatro da mettere i brividi solo al pensarci.
C’è sempre il mercato dei voti, peraltro già sperimentato nel passato: questa eventualità è stata presa in (seria) considerazione da una gag crozziana in cui Berlusconi ammette di non avere capienza immobiliare sufficiente per garantirsi l’elezione alla maniera delle olgettine, il cui silenzio sarebbe stato a suo tempo comprato a caro prezzo ed a suon di appartamenti regalati (tornano fuori i guai giudiziari del cavaliere che non sono ancora terminati).
C’è anche in atto un rimescolamento generale della situazione partitica in cui tutto può succedere a livello di voltagabbanismo e di opportunismo spinto al parossismo. Un conto però è parlare di voti un conto è conquistarli veramente: forse Berlusconi non è nemmeno il miglior offerente sul mercato, non ha più infatti grandi cadeau politici da offrire a destra e manca e rischia di inimicarsi i famigliari e di picconare il suo castello finanziario sperperando denaro fresco in un’avventura molto oscura e fradicia.
La gara, ammesso e non concesso che sia agibile in questo momento storico una striminzita elezione presidenziale a ristretta maggioranza, sarebbe comunque molto dura al limite dell’impossibile anche per un prestigiatore come Berlusconi.
- Arriva allora la seconda ipotesi, molto più realistica e meramente bottegaia. Berlusconi vuole sedersi al tavolo e gli basterebbe picchiare il pugno della sua candidatura di bandiera per spaventare tutti e porre alcune condizioni per il suo ritiro dall’agone e per l’appoggio ad altro candidato di suo gradimento. E quali potrebbero essere le contropartite? Ce ne potrebbero essere di inconfessabili e di lecite. Sulle prime non oso andare a parare anche se non è difficile immaginarle. Sulle seconde si potrebbe arrivare alla nomina a senatore a vita: un modo indolore per togliersi definitivamente dalle palle questo scomodo personaggio. Ma il do ut des potrebbe prevedere numerose varianti al tema: da qualche ministero chiave (per gli interessi delle sue aziende) nei futuri governi a qualche nomina di suoi uomini in enti di importanza vitale. Però le complicazioni sarebbero molto consistenti al livello di centro-destra. Salvini e Meloni hanno intenzione di giocare la partita su un altro campo non accontentandosi del campetto di Arcore. E qui cascherebbe il secondo asino.
La mia fantasia finisce, quella di Berlusconi è certamente più vivace. Cosa avrà in mente il cavaliere. Di una cosa si può stare certi: avrà ben presenti solo ed esclusivamente i suoi interessi. È sempre stato così e il trappolone, in cui sono caduti in tanti, consisteva nel pensare che chi è così capace di curare i propri affari sia altrettanto in grado di curare quelli del Paese. Oggi il tranello potrebbe ripetersi con un Parlamento che accettasse, in fin dei conti, Berlusconi-presidente quale ottimo viatico per il ritorno a pieno regime della politica consistente in un sostanziale liberi-tutto affaristico o giù di lì: un ottimo investimento per chi si vuol parare il culo e per chi la vuole mettere nel culo agli italiani. Ritorno precipitosamente ad essere aberlusconiano: è meglio! Anche per evitare di essere scurrile.