La donna non è un’opinione

Sulle pagine del quotidiano La stampa si è scatenato un dibattito, più snobistico e pirandelliano che realistico e costruttivo, in merito al “valore delle donne”. Sintetizzo, riportando di seguito alcune affermazioni provenienti da questo virtuale salotto, che può finire col pestare “manicheisticamente” l’acqua nel mortaio dei rapporti fra uomo e donna.

Lo storico Alessandro Barbero ha detto che le donne ottengono meno successo «perché mancano di quella aggressività, spavalderia e sicurezza di sé che aiutano ad affermarsi». Le repliche, forbite quanto polemiche, non si sono fatte attendere.

Caterina Soffici scrive: «Aggressività, spavalderia e sicurezza sono probabilmente qualità necessarie per vincere una battaglia o una guerra, ma, nel mondo contemporaneo evoluto e tecnologico in cui viviamo, aggressività, spavalderia e sicurezza non sono valori in assoluto, come potrebbero essere invece competenza, intelligenza, bravura, capacità di analisi e via elencando. Perché Barbero non ha citato queste qualità? Giocando in questo campo i dati sulle donne laureate e sui risultati scolastici danno ampiamente ragione alle donne: sono più brave, competenti, studiose e via elencando. Però a un certo punto le donne brave e competenti vengono sorpassate nei posti di potere da uomini aggressivi, spavaldi e sicuri di sé. Qui sta il problema e la logica che porta a questo risultato si chiama patriarcato».

Dacia Maraini commenta: «È strano che proprio ad un esperto storico non venga in mente di cacciare il naso nella sua materia. Stranissimo che al popolare e sapiente Barbero non venga in mente che siamo figli della storia. E che, se esiste una cultura dominante che ha sempre escluso le donne dai luoghi delle decisioni importanti colpevolizzandole e denigrandole (hanno il cervello più piccolo, sono prive di anima, una di loro ha addentato la mela della sapienza per cui ha provocato la cacciata dal paradiso terrestre, non sono razionali, sono prive di coscienza civile…), ha creato nelle stesse donne delle reticenze, delle paure, delle timidezze che impediscono loro di comportarsi con la libertà e la sicurezza di chi è sempre stato dalla parte del potere».

Mi permetto di aggiungere a queste acute riflessioni la mia modesta opinione in merito. Da laico stilnovista ho un concetto altissimo della donna: non dico di angelicarla ma di stimarla al di sopra di ogni e qualsiasi dissertazione biologica, sociologica e culturale. Continuo ad essere speranzoso che il mondo possa cambiare in meglio se interpretato e vissuto al femminile.

Meno male che le donne non sono come gli uomini, cerchino di rimanere meno aggressive, spavalde e sicure, anche se qualche controproducente tentativo è in essere da tempo con il triste risultato di ottenere più parità di difetti che parità di diritti. Sono solito affermare provocatoriamente che di mascolino c’è già fin troppo nel sottoscritto e nei suoi simili. Della donna mi piace tutto: sono più femminista delle femministe. Purtroppo però devo ammettere che, nonostante notevoli passi avanti sulla strada dell’emancipazione femminile, la situazione è rimasta gravemente e violentemente abbarbicata al passato con l’aggiunta di ulteriori tratti di perfida e violenta oppressione. Rimane molto da fare a tutti i livelli e in tutti i campi. Non pretendiamo che le donne siano uguali agli uomini per sottovalutarle e/o deviare il virtuoso percorso dell’emancipazione sulla pericolosa strada dell’uguaglianza teorica e della disuguaglianza pratica.

Evitiamo anche di impostare il discorso con i parametri maschilisti della carriera a tutti i costi, del rampantismo, del successo prima di tutto: la donna dovrebbe proprio aiutarci a sovvertire questa fasulla scala di valori introducendo in essa i propri valori. La donna non deve essere brava secondo quanto richiede la ingiusta società, ma deve essere capace di inserirvi elementi di giustizia, dolcezza, mitezza e solidarietà. Lasciamoglielo fare, anzi aiutiamola a farlo senza perderci in stucchevoli analisi, sostanzialmente e magari involontariamente, finalizzate a lasciare le cose come stanno.