Le farse stanno in poco posto

Massimo Cacciari scrive di “farsa dolorosa del fascismo” in riferimento ai moti di piazza di questi ultimi tempi: “Nessuna reale potenza oggi ha il benché minimo interesse a sostenere prospettive analoghe. La “verità di fatto” è che i movimenti che si richiamano a quella tragedia sono farse, per quanto dolorose, che nulla politicamente potranno mai contare, e il cui unico risultato è e sarà quello di ridurre tutto al bianco-o-nero, di impedire ogni seria discussione sull’incredibile susseguirsi di emergenze in cui viviamo e sulla possibilità di affrontarle con spirito democratico”.

La legge della dinamica politica prevede purtroppo che a ogni farsa ne corrisponda una uguale e contraria e infatti in questi giorni stiamo assistendo ad una pantomima che contrappone al fascismo caricaturale di Forza Nuova l’antifascismo di maniera, che di antifascismo ha ben poco: serve soltanto a coprire le fragilità del sistema, a trovare un nemico che distragga l’attenzione dai problemi reali.

Sono lontani i tempi in cui in ogni documento politico che si rispettasse si faceva riferimento in premessa all’antifascismo. Questa prassi allora aveva un senso, seppure un po’ forzato, oggi non più. Il fascismo è stata una sciagura troppo grande e l’antifascismo un movimento troppo virtuoso per essere degradati a mere vignette della storia.

Come mi ha insegnato mio padre, l’antifascismo deve essere parte integrante e fondamentale della vita di una persona, a livello etico, culturale, storico, esperienziale, umano prima che politico. Resistenza (nel cuore e nel cervello), Costituzione (alla mano), Democrazia (nelle istituzioni, nelle urne e nelle piazze) impongono una scelta di campo imprescindibile e indiscutibile: sull’antifascismo non si può indugiare, facendone un rito intellettuale o di massa, un ricordo da rispolverare quando occorre, una bandiera da sventolare quando la democrazia perde qualche colpo.

Temo che lo schema farsesco possa essere adottato nella lettura degli ultimi tempi della nostra storia, come dalla seguente filastrocca: alla farsa dei partiti si è risposto con la farsa degli anti-partito; alla farsa piazzaiola degli anti-partito si è sostituita la farsa degli anti-covid; alla farsa degli anti-covid ha reagito la farsa degli anti-vax; alla farsa degli anti-vax ha risposto la farsa del green pass; alla farsa del green pass è seguita la farsa dei tamponi; alla farsa dei tamponi è subentrata la farsa della gratuità; alla farsa dei tamponi gratis hanno risposto con la farsa dei tamponi calmierati; l’innocua farsa  dei tamponi non è bastata ed ecco la farsa violenta del revival fascista; alla farsa fascista si è opposta la farsa antifascista; alla farsa dell’antifascismo sta contrapponendosi la farsa degli opposti estremismi; alla farsa degli opposti estremismi si accompagna la farsa del fascismo e si ricomincia da capo.

Se è vero che nella notte del revisionismo tutti i gatti sono bigi, non illudiamoci di rischiarare le tenebre delle violente nostalgie fasciste dei capaci di tutto con i fuochi fatui dell’antifascismo parolaio dei buoni a nulla. Non voglio esagerare: Leonardo Sciascia con una urticante provocazione aveva parlato di mafia dell’antimafia. Speriamo di non essere costretti a parlare di fascismo dell’antifascismo.

“La farsa è un genere di opera teatrale la cui struttura e trama sono basate su situazioni e personaggi stravaganti, anche se in generale viene mantenuto un certo realismo nei loro aspetti irrazionali. I temi e i personaggi possono essere di fantasia, però devono risultare credibili e verosimili. Anche se la farsa è prevalentemente comica, sono state scritte farse in tutti gli stili teatrali”. Facendo riferimento a questa definizione canonica, forse devo ricredermi: i recenti avvenimenti della politica italiana non sono farse, ma autentici casini!