Le tasche piene di…slogan

Fabio Battistini, imprenditore bolognese che corre da sindaco sotto le insegne del centrodestra, inciampa sulla prima gaffe elettorale. Provando a correggere il tiro della comunicazione, inizialmente impostata sullo slogan “Dai mò”, un modo dialettale per dire “coraggio”, ha fatto stampare un nuovo manifesto, con il claim “Bologna, un passo avanti”. Nella presentazione con i rappresentanti dei partiti che lo sostengono ha esibito una nuova grafica per i manifesti, meno “locale” e più “istituzionale. Però non ha considerato il fatto che quello slogan era già stato usato.

Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, quando un anno fa presentò la sua lista per le elezioni regionali, scelse proprio la stessa formula “Emilia-Romagna, un passo avanti”. Il governatore si è limitato a farlo notare su twitter con un breve commento: “Così non vale…” Ma il lapsus sembra davvero freudiano: durante la presentazione del candidato Battistini, infatti, per incoraggiarlo, i principali rappresentanti dei partiti di centrodestra stamattina da piazza del Nettuno hanno detto: “Dall’altra parte non c’è mica Bonaccini, a Bologna possiamo vincere”. Ricordando la vittoria alle urne del presidente della Regione che ha rappresentato una sconfitta bruciante per la destra all’epoca.

La campagna di Battistini sembra davvero partita in salita: prima ha dovuto aspettare lunghe settimane perché il centrodestra trovasse l’accordo sul suo nome, ora ha poco tempo per impostare una campagna efficace con agosto di mezzo. Al gazebo allestito per la presentazione della sua candidatura ha assicurato: “La mia lista è pronta per due terzi”, ma il tempo stringe. L’idea di gareggiare con uno slogan in dialetto a un certo punto gli è sembrata “antistorica” nel 2021, ma adesso deve fronteggiare una somiglianza troppo stretta con lo slogan usato da Bonaccini.

Fabio Battistini si è presentato anche così: “Bologna ha bisogno di aria nuova, in tasca ho le chiavi di casa e non una pistola” (altro lapsus freudiano).

Ho attinto alla cronaca di Eleonora Capelli su La repubblica, che da una parte mi ha sinceramente incuriosito e dall’altra mi ha ulteriormente sconfortato. La politica è infatti sempre più ridotta a slogan più o meno azzeccati. Mi si dirà che le frasi concettose e sintetiche, orecchiabili e suggestive, destinate a rimanere impresse nella mente e a persuadere l’ascoltatore, sono da sempre usate nella propaganda politica. Il problema non sta nello slogan, ma nella constatazione che dietro ad esso non c’è nulla, lo slogan è fine a se stesso e lo dimostra il fatto che possa essere tranquillamente e spregiudicatamente utilizzato da candidati di opposta provenienza politica.

Certo Battistini poteva stare un po’ più attento, è partito con una gaffe abbastanza clamorosa, ma, come si sa, la propaganda, anche quella elettorale, ha lo scopo di far parlare di sé. Diceva Oscar Wilde: “Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli”.

Ancora più curioso il lapsus freudiano delle chiavi in tasca, chiaramente allusivo alla disgraziata pistola in tasca dell’assessore leghista di Voghera. Meglio così, ma non vorrei che Battistini intendesse minimizzare l’accaduto facendolo passare per una semplice opzione organizzativa: chi tiene in tasca le chiavi e chi…una pistola. Non sono cose equivalenti e/o intercambiabili. E nemmeno la politica lo dovrebbe essere, invece purtroppo la sta diventando e, se devo essere sincero, di questa politica vuota e insulsa ne ho piene le tasche. Rimpiango la Democrazia Cristiana, il Partito comunista, persino il tanto bistrattato partito socialista: un sistema superato (?), ma molto più serio e democratico. C’è la tendenza ad affermare che tutto era sbagliato, a squalificare sbrigativamente un periodo storico, la cosiddetta prima repubblica. Non sono assolutamente d’accordo e per rendere l’idea aggiungo convintamente che andava meglio quando andava peggio.