L’infinita cretinata del ‘favorevole o contrario’

E pensare che la nostra epoca dovrebbe essere post-ideologica…Tutto viene puntualmente interpretato e tradotto in termini ideologici. Recentemente è caduto nella trappola anche il premier Mario Draghi, personaggio pragmatico per antonomasia. Indirettamente tirato per i capelli dalle esternazioni salviniane in materia di vaccinazione anti-covid, in una conferenza stampa promossa per illustrare le nuove misure riguardanti la conditio sine qua non del green pass per accedere a certi ambienti ed a certe manifestazioni, si è fatto prendere la mano ed ha lanciato uno slogan tanto lapidario quanto esagerato e drammatizzante: “L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire!”.

La risposta è arrivata puntualmente da Torino dove migliaia di manifestanti hanno scritto sui cartelloni una frase di stampo patriottico e libertario: “Meglio morire da liberi che vivere da schiavi!!!”. Se andiamo avanti di questo passo lo scontro nelle piazze non sarà per ottenere o garantirsi un posto di lavoro, ma per vaccinarsi o meno contro il coronavirus e le sue varianti. Da una parte lo sfogo di Draghi (forse più le limitazioni ai movimenti senza passaporto vaccinale) sembra che abbia ottenuto l’effetto di incrementare immediatamente le richieste di sottoporsi a vaccinazione da parte dei recalcitranti, dall’altra ha probabilmente incallito la posizione degli scettici e dei contrari ai quali non è parso vero di dare una dimensione etico-politica ai loro comportamenti.

In effetti le due succitate frasi ad effetto sembrano dichiarazioni di guerra: la guerra dei vaccini che finirà, come tutte le guerre, per eludere i problemi reali portando i discorsi su contrapposizioni stucchevoli e manichee.   Mi spieghi Draghi perché si rischia di morire nei ristoranti e non sui treni, perché al rischio di morire si è spesso derogato e tutt’ora si deroga in nome della ragion di sistema economico. In parole povere, si fa come si può e allora lasciamo perdere i proclami roboanti. Mi spieghino i no-vax cosa farebbero loro per arginare la pandemia: non si può negare l’evidenza del male per criticare le cure contro il male. Non è serio “buttare il prete nella merda” per decidere di non fare niente. Non è accettabile tagliarsi i coglioni per dimostrare che coglioni sono gli altri.

«Scusi, Lei è favorevole o contrario?» così chiese un intervistatore al mio professore di italiano, in occasione dell’introduzione del divorzio nella legislazione italiana, con l’assurda coda del referendum voluto a tutti i costi dalla gerarchia cattolica al cui volere la Democrazia Cristiana si piegò per ovvi motivi elettoralistici. «Tu sei un cretino!» rispose laicamente stizzito il professore. Credo non ci voglia molto a capire come l’intervistato rifiutasse il modo manicheo con cui veniva affrontato il problema. Di tempo ne è passato parecchio, ma è fortissima la tentazione di ridurre tutto ad un perpetuo referendum pro o contro qualcosa, ma soprattutto pro o contro qualcuno: un continuo strisciante plebiscito strumentalmente azionato, usato per ridurre a zero il dibattito sui problemi e fuorviare i cittadini con la ratifica delle finte ed illusorie soluzioni. Se non si discute, se si viene costantemente posti di fronte ad una facilona scelta di campo, lo sbocco è condizionato dai media e vince chi ha la voce più forte, vale a dire il peggiore.

Tutte le enormi problematiche della nostra società vengono ridotte al ritornello: “Scusi, Lei è favorevole o contrario?”. Immigrazione: favorevole o contrario a chiudere le frontiere. Ordine pubblico: favorevole o contrario all’uso delle armi per difendersi. Conflitti di lavoro: favorevole o contrario alla libertà di licenziare. Scuola: favorevole o contrario alla didattica in presenza. Università: favorevole o contrario al numero chiuso. Prostituzione: favorevole o contrario alle case chiuse. Delinquenza: favorevole o contrario alla pena di morte. Violenza sessuale: favorevole o contrario alla castrazione chimica. Giustizia: favorevole o contrario alla separazione delle carriere. Tossicodipendenza: favorevole o contrario alla liberalizzazione delle droghe. Controllo delle nascite: favorevole o contrario alla pillola del giorno dopo. Omosessualità: favorevole o contrario al decreto Zan.

Potremmo continuare all’infinito. L’ultimo esempio in ordine di tempo rischia di essere appunto la questione della vaccinazione con il relativo aperto o surrettizio obbligo. Noto, da parecchio tempo, come non si riesca più a discutere nel merito dei problemi: tutto viene ridotto a mera diatriba faziosa e velleitaria entro cui si rovinano persino rapporti familiari, parentali, amicali, si distrugge il dialogo rincorrendo fantomatiche certezze.

Purtroppo infatti non esistono certezze riguardo al discorso della vaccinazione anti-covid: non si sa se e quanto il vaccino immunizzi, se e quanto abbia contro-indicazioni a breve, medio e lungo termine, non si sa per quanto tempo esplichi il suo effetto, non si sa se sia stato adeguatamente sperimentato, non si sa se su di esso siano state imbastite colossali e delinquenziali speculazioni economiche, non si sa niente di preciso. Diventa allora molto difficile costruirci sopra delle teorie aggressive o difensive, costrittive o libertarie: sono sicuro che, se venisse organizzato un aperto e serio dibattito tra i fautori del vaccino a tutti i costi e i difensori della libertà di vaccinazione, ci troveremmo di fronte ad un vero e proprio ginepraio pirandelliano.

In effetti all’angoscia dell’ammalarsi stiamo aggiungendo quella del vaccinarsi: roba da matti. Fin dall’inizio mi sono chiesto: possibile che i cosiddetti no-vax siano tutti ignoranti, stupidi e prevenuti? possibile che i governanti siano tutti sadicamente incapaci e inadeguati al punto da trattare un discorso così complesso con la delicatezza di un elefante in un negozio di cristalleria? possibile che i virologi siano ballerini in cerca di ribalta e non riescano a mettersi d’accordo su una ragionevole linea scientifica? possibile che invece di semplificare le questioni si tenda a complicarle ulteriormente? possibile che da un anno e mezzo i media torturino l’opinione pubblica con i loro penosi e asfissianti riti pseudo-informativi?

Non ho trovato risposte plausibili e convincenti. E allora per cortesia, nessuno mi parli troppo nella mano, mi si lasci in pace. Non accetto imposizioni a livello di Chiesa, immaginiamoci se sono disposto a dire signorsì ad Alessandro Cecchi Paone [ho preso a caso (?) un influencer vaccinale], ad arruolarmi nella guerra dei vaccini. Nessuno purtroppo ha la verità in tasca. «Su, venite e discutiamo» dice il Signore nella Bibbia. Diamoci tutti una calmata e anziché combattere la guerra dei ‘vaccini sì-vaccini no’, vediamo di combattere quella dell’essere uomini o caporali.